La conoscenza perduta - Parte seconda.

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Mentre camminavano nelle profondità della terra Geralt continuava a rimuginare sul sogno che aveva avuto due notti prima, un sogno confuso, avvolto in un'oscurità soffocante e lei, una donna dai capelli corvini, un profumo a lui familiare...
Quella donna rideva, rideva e fuggiva verso il freddo di un'iscrespatura chiamandolo a sé, tentandolo, irraggiungibile al suo passo.

Proprio questo sogno aveva ispirato la sua attuale scelta, lo aveva colpito in pieno risvegliando una speranza che adesso sembrava fin troppo irreale.

"Strigo, adesso da che parte andiamo?", Ollyn lo riportò al presente. Avevano camminato venti minuti nella stessa direzione e adesso quattro strade identiche tagliavano il loro percorso in un groviglio di possibilità.

"Smettila di darmi ordini", disse Geralt in un tono che avrebbe ammutolito anche la bestia più spaventosa, poi cominciò a guardarsi intorno concentrando al massimo i suoi sensi ed ecco che delle minuscole ed esili impronte apparvero nei suoi occhi, sarebbero state impercettibili per chiunque ma non per lui.

"Di qua", disse.

Intanto Loren, l'altro uomo, aveva cominciato a prendere appunti sul percorso che avevano fatto fino a quel momento.

"Ai suoi ordini Sir capelli bianchi", disse Ollyn.

Proseguirono un altro po', la strada si restringeva ad ogni passo e l'aria diventava sempre meno, poi si ritrovarono in un vasto spiazzo vuoto, grandi radici serpeggiavano lungo le pareti spigolose aprendo minuscoli varchi che il sole penetrata dall'esterno.
Lì dove una leggera brezza tirava da chissà dove c'era qualcosa, un'ombra che silente riposava.

"Fermi", disse lo strigo estremamente serio, "Non muovete un muscolo"
"Cosa c'è?", chiesero.
"C'è qualcosa davanti a noi, qualcosa di vivo ma... Sembra... Sembra..."
Geralt non fece in tempo a terminare la frase che una bestia enorme si sollevò di scatto lanciandosi verso la loro direzione.

"Che cos'è?", urlò Ollyn.
"Oh merda!", disse Loren.
Lo strigo tentò di fare qualcosa con le mani ma un gigantesco artiglio lo spinse contro il muro, goccioline di sangue gli segnarono la spalla.
"Non è possibile!", urlò, "Almeno non in una grotta come questa!"
"Attento strigo!", urlò Loren visibilmente spaventato, la bestia aveva spiccato un salto fino al soffitto, era molto agile per la sua stazza.
"Arriva!", urlò Ollyn.
Aveva due immense ali che a ogni battito smuovevano sabbia e detriti in un turbine impetuoso.
Geralt riacquistò il controllo di sé, mise a fuoco la situazione, si guardò intorno ed estrasse una delle due lame che portava sulla schiena, fulmini brillanti balenarono nell'oscurità.

I due uomini non riuscivano a seguire l'azione tanto erano rapidi quei due.
Prima un fendente andò a vuoto, poi riuscì a sfiorargli l'ala destra. Uno straziante urlo di dolore esplose nello spiazzo, Geralt era di nuovo a terra, questa volta aveva capito il suo modo di agire e si era preparato ad ogni evenienza.
Quando la bestia fu nuovamente in alto una grande fiammata si sprigionò dalle mani dello strigo e la luce che ne derivò mise in chiaro quanto aveva davanti. Rivoli di bronzo sciolsero la pietra ed ogni loro dubbio.

"È un grifone!", disse Ollyn sconcertato.

Questo sì calò rabbioso dal soffitto con tutta la forza che aveva tendendo i mastodonci artigli verso Geralt. Era inauditamente grande e inspiegabile ma nel caos generale lo strigo riuscì a trovare il giusto distacco e a raccogliere la lama finita sul terreno. Con uno scatto disumano schivò l'attacco. Questa volta la bestia non gridò, rimase immobile con la lama nel cranio, si accasciò sul pavimento e incontrò la sua fine.

La Conoscenza PerdutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora