Capitolo 1: L'inizio di tutto

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"un cappuccino per favore Luca, te ne prego, o muoio qui, giuro!"

"bhe se devi morire qui dimmelo prima che almeno ti prendo prima che la gente ti noti e ti nascondo, ci tengo alla mia reputazione sai?" - il mio migliore amico è davvero un amore, come sempre.

"fammi questo dannato cappuccino, per favore"

"sì capo" okay, forse ora me lo fa.

Lo adoro, è il mio migliore amico dalle elementari. Quando ci siamo conosciuti non pensavo che quel bambino occhialuto e cicciottello sarebbe diventato il mio migliore amico, eppure 13 anni dopo eccoci qui, lui barista ed io eterna rompitrice di coglioni.

"tesoro vieni qui, ti devo parlare" – mio padre, che in realtà non so da dove sia uscito.

Luca mi guarda, sa meglio di me che cosa significa quando mio padre mi chiama tesoro: sta per combinare un danno.

Prendo il cappuccino che mi porge Luca e mi sorride, uno dei suoi sorrisi, quelli che adoro, in cui spunta la fossetta sulla guancia destra e le piccole rughette che gli si formano intorno agli occhi. È sempre stato cicciottello da piccolo, porta gli occhiali da quando l'ho visto per la prima volta e senza quasi non mi ricordo neanche come sia. Si è tagliato i suoi bellissimi capelli neri a spazzola e giuro che quando li ho visti cadere al suolo ci sono rimasta parecchio male, non gli ho parlato per i 10 minuti successivi. Sì solo 10 perché poi mi ha comprato il gelato e bhe, non sono riuscita a rimanere arrabbiata molto a lungo. Non riuscirei a rimanere arrabbiata con lui a lungo.

Mi riprendo dai miei pensieri e smetto di fissare i suoi occhi azzurri, mi devo riprendere o inizierò a sbavare, mi bastano le ragazzette sceme da cui lo devo tenere lontano, non è necessario diventare come una di loro.

Gli sorrido e gli mimo un bacio volante che lui fa finta di respingere con una smorfia.

Rido e mi dirigo verso il tavolo di mio padre.

Lui è il manager di un duo, che credo si chiami Jack&Jack, se ben ricordo, solitamente quando lui inizia a parlare mi disconnetto, quindi non saprei con esattezza. Anche se pensandoci bene, anche mio padre è davvero un bell'uomo, sulla cinquantina, capelli brizzolati, occhi verdi. I miei fratelli maggiori, Christian e Matthew, assomigliano molto a lui, ben piazzati e aimè amanti della palestra. Dico aimè perché essendo dei bei ragazzi spesso mi ritrovo o circondata da ragazzi tutti muscoli e niente cervello amici loro o da ragazze cui l'unico interesse è la popolarità, i capelli e le unghie, che io faccio bellamente scappare ogni volta.

Io invece assomiglio molto a mamma, capelli biondo cenere e occhi azzurro-grigi, alta e non esattamente amante della palestra, ma decisamente amante del cibo.

Ritorno in me, ancora. Mi perdo davvero troppo nei miei pensieri.

E tutta quella gente da dove esce? Prendo un sorso del mio cappuccino e una volta davanti a loro sorrido

"buongiorno a tutti!"

"eccoti finalmente! Dove eri sparita?"

"scusate, Luca si divertiva e prendermi per il culo; come se già non sapesse che in quello sono brava solo io!"

"come sempre "ride lui "bene, ora che sei qui, penso che possiamo iniziare" lo guardo confusa, iniziare cosa?

"dato che quest'estate sarai in vacanza, prima dell'inizio del college ed io sarò sempre a lavoro in ufficio per i ragazzi" inizia guardando prima me e poi loro "ho pensato che potresti aiutarci anche tu"

"davvero? Ma che figata, e cosa posso fare? Hai finalmente accettato il fatto che i social network conquisteranno il mondo?" mi sento esaltata, finalmente ha capito!

"no tesoro, non esattamente" ahia, brutta notizia in arrivo, ha fatto una smorfia "andrai in tour con i ragazzi e sarai l'aiutante della loro stylist"

Okay, questa è davvero una doccia fredda.

"stai scherzando?" ti prego, dimmi di si, mettiti a ridere

"no tesoro, non sto scherzando, sei bravissima nel creare vestiti, è un'ottima idea per metterti alla prova"

Nessuno oltre mamma ha mai visto i miei lavori, papà e i miei fratelli li hanno visti a mala pena di sbieco dalla porta. Da quando lei non c'è più ho smesso di creare, era una cosa nostra e senza di lei nulla ha più senso.

"no papà, non lo farò, mi dispiace ma no" sto iniziando ad agitarmi, Luca mi guarda dal bancone, ha notato che qualcosa non va.

"e invece lo farai, che ti piaccia oppure no, niente storie, fine della questione!"

Prima che possa anche solo pensare di rispondere le mie gambe si muovono da sole, scatto in piedi dalla sedia e corro verso la porta d'uscita e poi verso il parcheggio.

Mi chiudo in macchina, riprendo a respirare con fatica, mi sento come se avessi appena corso la maratona di New York. Sento battere al finestrino e quasi salto in aria; Luca.

"aprimi e spostati dall'altro lato dolcezza, ti porto a casa"

Il mio eterno salvatore è arrivato.

Come disegno la mia vitaWhere stories live. Discover now