🌸1. Prime Impressioni (Editato Starlight)🌸

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«Non dire sciocchezze». Sbuffai visibilmente e infilai in bocca due o tre biscotti, stizzita. Tutta fatica sprecata. «Stasera starai a casa a risistemare camera tua, e poi ho una montagna di panni da stirare! Devi finirla, signorina, di cambiarti in continuazione!»

Sul serio?

Si era appena lamentata perché mi cambiavo se i vestiti puzza- vano? Era una protesta assurda, fatta ad arte per distrarmi, ma io non ci cascai.

«Ci vanno tutti a quella festa», provai a insistere. «I panni te li stiro io nel pomeriggio e per quanto riguarda il mettere in ordine la camera, lo faccio adesso. Per favore?» Le regalai il sorriso più bello che potessi permettermi alle sette del mattino; probabilmente non era abbastanza abbagliante perché i suoi occhi color fieno si socchiusero e strinse le labbra carnose in una fessura appena accennata.

«Non parlare a bocca piena!», mi ammonì spostandosi indietro i corti capelli di ciliegio e caricandosi sulla spalla la borsa col computer e le sue infinite scartoffie. «E quando dico no, è no. Adesso vado perché faccio tardi in ufficio. Buona giornata, tesoro!», così mi liquidò, baciandomi sulla fronte e uscendo di pedina, come se si sentisse in qualche modo braccata da me, perseguitata dalla mia insistenza.

Rimasi da sola con i miei pensieri che viravano dal come farmi rispettare al come fare ciò che volevo senza coinvolgerla. Buttai giù l'ultimo sorso di tè e decisi di darmi un'ultima occhiata nel lungo specchio rifinito d'argento che occupava lo spazio vicino alla finestra della camera di mia madre.

Di fronte a me una ragazza magra. Troppo magra. Cambiai idea sulla camicia: eccessivamente aderente, metteva troppo in risalto il punto vita sottile di cui Madre Natura mi aveva dotato.

«Perché diamine mi ha detto di no?», chiesi al mio riflesso, mimando una boccaccia. «Tanto sa che io stasera andrò a quella dannatissima festa. In fondo non sono una che passa nottate intere fuori casa, potrebbe anche essere più permissiva. E se un giorno le presento un ragazzo? Che fa? Mi nasconde nel seminterrato?» Rabbrividii perché in effetti una piccola parte di me pensava che Beth ne sarebbe stata in grado, eccome se ne sarebbe stata in grado.

Non ero il tipo che girava per locali o che partecipava alle feste grandiose organizzate dagli studenti dell'università. Odiavo la vita mondana e, pensandoci bene, ero una persona piuttosto noiosa. La mia esistenza, però, mi piaceva così com'era e se non fosse accaduto qualcosa di sufficientemente straordinario da sconvolgerla, forse avrei continuato a prenderla un po' come veniva.

La ragazza allo specchio mi osservava perplessa. Mi lisciai la camicia in uno spasmo nervoso per l'emozione dell'ultimo anno di Liceo e tornai a fissarmi dritto in quelle iridi color dell'ametista che mi contraddistinguevano. Dettaglio viola in mezzo alla faccia a parte, non avevo niente di diverso dalle mie compagne. Se fisicamente io ed Elisabeth eravamo come la notte e il giorno, caratterialmente ci somigliavamo molto: spesso scontrose, specialmente quando qualcuno si avvicinava anche solo per parlare, il che era da sempre una cosa fuori dalla routine, sia perché entrambe non frequentavamo molti posti dove potessimo fare nuovi incontri, sia perché non sembravamo mai essere ben disposte nel conoscere qualcuno. A dire il vero non ero un'emarginata, socialmente parlando, ma preferivo di gran lunga stare con le persone che sceglievo, il resto del mondo poteva anche volatilizzarsi in una nuvola di fumo.

Quegli occhi continuavano a giudicarmi e a ricordarmi che anche quell'anno avrei dovuto conquistare la borsa di studio per il College.

Mi ravvivai appena i capelli, ripensando a quanto da bambina adorassi la loro lunghezza, mi sentivo avvolta, protetta da quei ciuffi scuri. Poi, in uno spasmo nervoso li avevo tagliati, e Beth era stata costretta a portarmi da Lyn, suo figlio era un parrucchiere freelance, e accordarsi per un'acconciatura più femminile di quanto avessi desiderato. Mi ritrovai con un taglio asimmetrico, a maschiaccio dietro la nuca e scalati a sfiorare le spalle davanti, così da incorniciarmi il viso. All'inizio non ne ero affatto entusiasta, ma da allora avevo mantenuto la stessa pettinatura. Sorrisi al mio riflesso diafano.

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