PRIMO CAPITOLO

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Si affacciò alla finestra contemplando la sua Roma, splendida come non mai impregnata di nuovi profumi e nuove storie da raccontare. Accese la sigaretta che penzolava tra le sue labbra carnose e sbuffò designando nell'aria piccoli cerchi. Rimembrò il dì in cui ebbe la piacevolezza di conoscere quel giovane dalla chioma riccia,e due occhi nocciola intensi. Ebbe un fremito nel ricordare quel sorriso che aleggiava sul suo volto etereo, che celava dolori e infinite cicatrici che avrebbe voluto curare quotidianamente con le sue carezze. Assorto nei suoi pensieri non si rese conto della piccola figura dietro di sé, che teneva un peluche in una mano e l'altra che strofinava l'occhio. Quando si voltò e riconobbe sua figlia Anita, sentì una morsa allo stomaco e represse un lacrima desiderosa di scendere sul suo volto ricoperto di lentiggini. Spense la sigaretta e si avvicinò a sua figlia, prendendola tra le braccia e accarezzandole i capelli affettuosamente. La strinse a sé, come avesse timore che potesse sfuggirgli dalle braccia improvvisamente e le lasciò un bacio sulla nuca.

"Principessì nun riesci a dormi' ?"

La piccola scosse il capo, e alzò lo sguardo verso il moro che le accarezzava una guancia. Quanto era bella quella bimba di soli quattro anni, che le aveva reso la vita migliore, senza dimenticare l'altro suo figlio, Libero che era nascosto sotto le coperte,a sognare la felicità.

"Papi, ho paura che tu e mamma vi lasciate."

Quelle parole lo riportarono alla realtà, avrebbe voluto dirgli che non doveva temer e perché loro si sarebbero amati sempre e mai avrebbero ferito i suoi sentimenti e invece quel legame che aveva generato due splendidi bambini, si era frantumato a causa sua. Se soltanto non si fosse innamorato del riccio, adesso avrebbe la coscienza pulita e avrebbe potuto tranquillamente dire a sua figlia che non doveva temere nulla, perché ciò non sarebbe accaduto. Sospirò e si incamminò verso la sua stanza e la stese sul suo letto, dopo averle rimboccato le coperte.

"Non te preoccupà, adesso te canto na canzone e dormi. Va bene?"

Anita annuì e si rannicchiò in posizione fetale sotto le coperte, mentre in quella stanza buia risuonava la voce graffiante di Fabrizio, che canticchiava una delle sue canzoni, amata da sua figlia ossia Portami via. Quando fu certo che la piccola si fosse addormentata, si alzò dal letto e uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Silenziosamente tornò in camera da letto dove la sua compagna Giada si rigirava tra le lenzuola, con le lacrime che le rigavano il volto e il respiro pesante. Si sdraiò al suo fianco, spostando per un istante lo sguardo verso di lei e poi si rigirò dall'altra parte, chiudendo gli occhi ma senza riuscire ad addormentarsi. Avrebbe voluto essere altrove in quel momento, tra le braccia del riccio che strimpellava le note di una sua canzone, e strinse un lembo delle lenzuola al pensiero del giovane seduto nel suo letto, che si chiedeva se mai lui lo stesse pensando, se avesse fatto quella scelta che avrebbe potuto stravolgere in un attimo le loro vite. Tastò il comodino e riuscì a prendere il cellulare, e lo rigirò tra le mani non sapendo cosa fare, se fosse opportuno scrivergli nel cuore della notte o lasciar perdere, e affrontare il tutto il giorno seguente alle prime luci dell'alba. Ma il suo cuore pulsava fortemente nel petto, e poco dopo si ritrovò a scrivere un messaggio al riccio, speranzoso di ricevere il prima possibile una risposta che non tardò ad arrivare. Scrisse e riscrisse un millesimo di volte il messaggio, prima di mandarglielo, cercando di trovare le parole giuste, di esporre al meglio i suoi sentimenti. <Ciao Ermal, scusami se ti scrivo a quest'ora della notte, ma non riesco a dormì. Mi manchi, io senza de te non respiro. Co' Giada ormai è finita, sa tutto di noi e te devo di che non l'ha presa bene. Ma nun c'è posso fa niente, se me so nnamorato de te, ho bisogno di averti vicino per sta bene. Ti amo ricciolì<

Il riccio era sdraiato sul suo letto, ed ebbe un sussulto quando sentì vibrare il cellulare. Sospirò e allungò il braccio verso il comodino, e il suo cuore sembrò fermarsi quando lesse il suo nome. In quel lasso di tempo i suoi pensieri erano indirizzati a lui, a ciò che sarebbe potuto succedere ma non si sarebbe aspettato di ricevere un suo messaggio, di notte. Scivolò via dal letto, e si accese una sigaretta. Aprì il messaggio e lo lesse tutto ad un fiato e sembrò che le parole scritte si disperdessero nell'aria, suonando una musica soave, come se fossero delle note musicali. Sentì il battito del suo cuore che batteva dentro di sé e portò una mano sul petto, timoroso che potesse esplodere da un momento all'altro. Un sorriso da ebete aleggiò sul suo volto e poco dopo le dita batterono sul cellulare <ti amo Bizio.<

ERCOLEWhere stories live. Discover now