30. La verità

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"A proposito." Parlò Matt, avvicinandosi nuovamente a me, stando - però - ben attento a non dire qualcosa di sbagliato, non avrebbe voluto sicuramente ricevere un altro ben servito. "Dove diamine è finita la ragazza?" Domandò guardandosi attorno.

Elia alzò lo sguardo ed io stesso feci altrettanto, facendo vagare il mio sguardo su ognuno dei presenti, senza però trovare il familiare caschetto di capelli castani. Scivolai i miei occhi sulla pista, ma Eisel non era una ragazza che si sarebbe avventurata in mezzo a quei corpi sudati e tremendamente ubriachi. Lei era particolare..particolarmente noiosa e santarellina per i miei gusti. Aggrottati la fronte, iniziando ad irritarmi nel non riuscire a trovarla. Dove diamine sarà andata, quella ragazzina? Guardai in direzione del posto in cui l'avevo precedentemente lasciata, ma vidi soltanto due ragazze parlare fra di loro. "Devi trovarla immediatamente." Mormorò Elia, con un'espressione preoccupata sul volto.

"E perché mai?" Mi strinsi nelle spalle. "Sarà sicuramente con le sue amichette, non c'è niente di cui preoccuparsi."

Elia mi guardò storto. "Dovresti, non vorrei che Cameron la trovasse e le raccontasse la verità. Quel bastardo sa tutto e ha sempre provato a raccontarle come stanno le cose." Mi informò, ricordandomi del perché avessi sempre alzato le mani contro di lui ultimamente, intimandolo a chiudere la bocca. Quell'idiota si era innamorato di quella ragazzina e aveva sempre voluto correre da lei, per dirle tutto. Fortunatamente, non c'era mai riuscito. Non lo abbiamo mai permesso. "Se la trova, puoi dire addio al tuo titolo al Blues e a tutto il resto."

Ridacchiai, andandomi a riempire un altro bicchiere con qualche alcolico. "Ti fai troppe paranoie, fratello." Mormorai, prendendo il bicchiere fra le mani. "La lezione che ho dato sta sera a quel bastardo, lo farà tacere una volta per tutte. Non è così stupido da cercarla." Mi portai il bicchiere alle labbra, facendo scorrere nella mia gola quel liquido amaro.

"Ne sei proprio sicuro?" Domandò Matt, guardandomi di sottecchi. "Perché non molto tempo fa, anche tu hai provato le stesse medesime sensazioni e sai esattamente di cosa è capace di fare un ragazzo innamorato."

Strinsi immediatamente i pugni, serrando la mascella con talmente tanta forza, da sentire male ai denti. Dovevo trovarla, fu la prima cosa che mi passò per la testa, alzando lo sguardo per guardarmi attorno. Dove diamine era finita la mocciosa?

Eisel

"Cameron?"

"Ciao Eisel." Mormorò, prima di mordersi il labbro e trasformare l'espressione del volto in una smorfia. Probabilmente a causa del dolore, provocati dai brutti lividi presenti sulla sua guancia sbucciata, causate dalle mani violenti di Isaac.

Avevo talmente tante confusioni per la testa, che la prima cosa a cui pensai - in quel preciso istante - non furono i suoi lividi e ne tanto meno mi soffermai a chiedermi se stesse bene, bensì mi domandavo il perché diamine fosse qui? Lui come tutti gli altri, era una delle ultime persone che avrei voluto vedere, soprattutto quella sera e in quel momento. Riportare a galla i ricordi delle dure parole amare, che mi aveva sputato addosso qualche settimana prima, era ancora fresca sulla mia mente. Era solo un altro piccolo mattoncino, che andava a posizionarsi insieme ad altre delusioni, che nelle ultime ore stavo accumulando. Non volevo vederlo e ne tanto meno averlo vicino, così mi alzai immediatamente dallo sgabello - dandogli le spalle - per spostarmi, ma la stretta ferrea della sua mano contro il mio polso, me lo impedì.

"Cameron.." Mormorai, cercando di fargli capire che aveva deciso il momento meno adatto per parlarmi.

"No, Eisel. Ho bisogno di parlarti." Parlò inchiodandomi con i suoi occhi castani, simili ai miei. Non soltanto per il colore, bensì per la stessa sensazione di tristezza e disperazione, che trovai nelle sue iridi.

Il ragazzo della 113 | Noah CentineoOnde histórias criam vida. Descubra agora