Capitolo 1 - Le stelle di Chicago

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«Va bene, allora niente calze, per oggi», cedette.

Uh! Che azzardo, Sis', sei sicura di sentirti bene? Non vuoi misurarti la febbre? La voce di Lavender, sua sorella maggiore, la irrise, piena del sarcasmo che veniva fuori quando non aveva consigli saggi da elargire.

Gettò i collant nel cestino e s'infilò le uniche scarpe eleganti che possedeva.

Eleganti?! Oh, santo cielo! Rinchiudetela per vilipendio al dio della moda, vi prego!

«Ecco, Lilac, mancavi giusto tu!».Sbuffò, mentre raddrizzava il colletto della camicia candida che indossava sotto un golfino color salmone.

Non ascoltarli, Polpettina, la incitò suo fratello Ocean, il più serio di tutta la famiglia.Sono sicuro che oggi li farai cadere tutti ai tuoi piedi.

«Sempre che non cada prima io», rispose a bassa voce, ripensando a quando era inciampata nel dare la mano al recruiter a lei affidato, in una delle prime agenzie che aveva visitato a Chicago. Gli era caduta addosso, gli si era aggrappata alla cravatta e aveva rischiato di strozzarlo.

Sistemò i capelli nella crocchia stretta sulla nuca e diede un ultimo sguardo all'insieme.

Con una smorfia schifata concordò alla fine con tutto il resto del mondo: non sapeva vestirsi.

Sperò che non sarebbe stato un deterrente per la sua ricerca, perché era stufa di fare la cameriera per arrangiarsi. Voleva che la rinuncia alle sue ambizioni portasse i risultati che si aspettava, altrimenti aveva davvero buttato via l'occasione di sentirsi realizzata, senza neppure poter restituire ai suoi genitori l'aiuto e il sostegno che davano ogni giorno ai propri figli.

Per lei avrebbero chiesto un'ipoteca sulla casa, se solo avessero saputo che sognava di studiare in un college prestigioso. E si sarebbero spaccati la schiena quattro volte tanto, per soddisfare gli altri figli.

Ma tutti loro erano coscienti delle proprie origini e della fatica di portare avanti una fattoria in un mondo gestito da movimenti finanziari molto più complessi del conteggio delle uova prodotte dalle loro galline. E proprio per quel motivo, come i suoi fratelli, aveva scelto una strada più economica per rendersi utile alla famiglia.

Il fatto che gli altri avessero trovato in lavori artigianali le loro passioni e stessero riuscendo a trarne soddisfazione la rendeva felice per loro e frustrata per se stessa allo stesso tempo.

Lilac aveva la sua macchina da cucire, ottenuta grazie a un duro lavoro di fatto per tutta Wildrose, la sua scuola da modiste e il sogno di diventare sarta. Lavender aveva le sue api e la produzione del miele. River amava i motori tanto quanto gli uomini e Ocean sfornava dolcetti e torte per la pasticceria del paese vicino, sempre col sorriso sul volto.

E lei, invece...

Lei sarebbe uscita come tutti i giorni, avrebbe preso la metropolitana e si sarebbe spinta una fermata più lontana, battendo a tappeto tutte le agenzie del lavoro che aveva meticolosamente segnato sul taccuino, nella speranza di trovare un tristissimo impiego come contabile.

Prese la borsa e ci infilò dentro il libro che stava leggendo, raddrizzò la schiena, si esortò a pensare positivo e uscì dalla sua camera con un sorriso stampato in viso. Aprì la porta di casa e sentì Ethan commentare: «Certo che quando sorride è proprio bella».

Arrossì, mentre Marissa borbottava infastidita che lei era la prima a sostenere quanto Cinnamon Miller fosse un fiore non sbocciato, e uscì dalla porta chiedendosi quando la sua coinquilina avrebbe ammesso di avere una grave cotta per il ragazzo con il quale fingeva di avere una relazione leggera e non impegnativa.

Partita Doppia - Versione Demo Where stories live. Discover now