Prologo

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Suona il campanello, sono sola a casa e non sono nemmeno le nove. Mi alzo svogliatamente sperando di non sembrare uno zombie, vado alla porta.
"Chi è?" chiedo con voce assonnata.
"Sono Mattias, apri piccola" rimanda lui.
"Cosa ci fai qui, così presto? È successo qualcosa di grave?" chiedo preoccupata.
"Sei sempre la solita ipocondriaca; se il tuo ragazzo viene da te la mattina presto, non significa per forza che è morto qualcuno..."
"Allora perché mi hai svegliato?! "
"Sei sempre curiosa e maleducata... Vestiti, ho una sorpresa per te."
Sorrido spontaneamente e Mattias mi fa l'occhiolino "Ti amo piccola."

Mi faccio una doccia mentre Mattias prepara la colazione per noi due.
Trafelata, mi siedo e inizio a mangiare voracemente.
"Perché ti ingozzi così?"
"Lo sai..."
"No..."
"Sono curiosa del regalo, lo sai benissimo!"
Mattias ride; io impaziente gli chiedo "Allora, dov'è?"
"Se ti vesti, lo troverai..." dice ammiccando all'accappatoio azzurro che mi avvolge.
"Ma forse è meglio che non lo trovi!" esclama mettendo una mano all'interno dell'accappatoio e toccandomi dolcemente il seno sinistro.
"Come no!" urlo liberandomi dalla sua stretta e correndo verso la camera per prepararmi.
Lui ci rinuncia e mi aspetta appoggiato alla porta.
Lo raggiungo e chiudiamo a chiave il portone, convinta che la sorpresa sia un giro o un pranzo insieme, entrambi regali molto graditi.
Poi mi volto e la vedo: una splendida "Ducati" bianca e rossa.
"Me l'ha prestata Jeff; la mia "Harley" è dal meccanico" dice, mentre sono sbalordita.
"Pensavo ti facesse piacere farci un giro" annuncia ammiccando; montiamo in sella e partiamo.

Il sole brilla alto nel cielo di mezzogiorno, Mattias e io sfrecciano lungo l'altopiano che circonda la costa. Nonostante siamo a un'altitudine elevata, l'odore del sale mi pervade le narici.
Siamo circondati da roccia, il panorama che si apre di fronte a noi è mozzafiato: innumerevoli rocce a picco sul mare, questa è la ragione per cui amo questa città.
Si avvicina una curva, la sorpassiamo e con lei arriva una ventata di calore. La moto scivola che è una meraviglia, tra poco andremo al mare, perché è da più di un'ora che viaggiamo.
All'improvviso si apre una curva davanti a noi e Mattias la manca.
La "Ducati" slitta a tutta velocità e produce uno stridore, Mattias ed io precipitiamo con essa a terra.
Mi fermo pochi metri dopo essere caduta.
Sono scioccata, mi fa male la gamba ma me ne frego, mi alzo in piedi zoppicando e urlo chiedendo aiuto e chiamando il nome del mio ragazzo.
Percorsi ben dieci metri lo vedo disteso a terra inerme.
Non doveva finire così.

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