Destiny already written

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Polonia, 1940

"Questa era l'ultima, puoi portarli in camera tua" aveva detto la madre di Andrej poggiando una pila di vestiti sul tavolo della sala. Il ragazzo si era avvicinato ad essi quasi con vergogna, da quel momento la stella gialla comparsa su quelle camicie e maglioni avrebbe significato solamente una cosa, essere marchiati. D'altro canto però il ragazzo aveva ragionato sul fatto che da quel momento in poi, anche se sotto coprifuoco, sarebbe potuto finalmente uscire di casa. Da quando era stato espulso dalla scuola superiore di Varsavia non era uscito nemmeno una volta.
Aveva guardato l'ora -19:20- aveva ancora del tempo prima che il coprifuoco delle 20:00 iniziasse, così aveva deciso di uscire per vedere come la sua città fosse cambiata in così poco tempo.
"Fai attenzione Andrej, devi avere mille occhi e non fidarti di nessuno. Lo sai che per qualche Złoty le persone farebbero qualsiasi cosa e consegnare un ebreo alle autorità rientra in una di queste" la madre era così preoccupata che potesse succedere qualcosa al suo unico figlio, così giovane ma che aveva già visto così tanta disperazione "Non preoccuparti mamma, starò attento" aveva risposto il ragazzo baciandole la fronte e uscendo di casa. Con quella stella addosso si sentiva scoperto e pronto ad ogni giudizio così aveva deciso di nasconderla in qualunque modo, ancora sul pianerottolo di casa si era tolto il maglione dove quel simbolo infernale era stato cucito da sua madre per poi abbandonarlo in un angolo buio dell'androne del palazzo. Si sentiva uno straniero nella sua città, quella stessa città che lo aveva accudito e fatto crescere per diciannove anni. Dopo tanto camminare era arrivato al bar dove solitamente si recava dopo la scuola con i suoi amici che ora sicuramente non avrebbero avuto nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia. "Vietato l'ingresso agli ebrei". Nessun problema, lui non lo era più. Senza pensarci troppo aveva aperto la porta del locale ed era entrato studiando la situazione. Non gli era sembrato di vedere nessuno che avrebbe anche solo in minima parte potuto rovinare il suo piano di evasione. Stava per dirigersi ad un tavolo libero quando una voce improvvisa lo aveva fatto fermare, come rapito "Andrej! Non mi aspettavo di vederti qui!". Il cuore del ragazzo aveva fatto come un salto mortale nel vuoto. Dorota. Non vedeva la ragazza dalla sua espulsione dal liceo e in quel momento Andrej era convinto di star avendo la visione di un angelo. "Oh cara Dorota non sai come mi fa piacere vederti. Diciamo che mi sto godendo gli ultimi minuti prima del coprifuoco" aveva risposto ridacchiando e abbracciandola stringendola a se. Era il primo gesto di tenerezza che riceveva da molto tempo ormai. "È pericoloso per te stare qui. Non hai letto il cartello?"aveva poi chiesto la ragazza guardandolo negli occhi"Ho i miei assi nella manica, non preoccuparti" aveva concluso facendole un occhiolino. "Sono felice di averti incontrato, così almeno per un po'posso stare lontana da Marek e i suoi amici" Dorota non sopportava più di passare le serate a guardare il suo fidanzato ubriacarsi, parlare di politica e di quanto Hitler stesse facendo un gran lavoro nella loro Polonia. "Vorrei tanto fosse anche solo in minima parte dolce e attento come te..." Andrej avrebbe tanto voluto baciarla in quel momento ma fortunatamente la parte più razionale del suo essere glielo impedì evitando che si scatenasse una situazione anche peggiore di quella che stava per verificarsi. "Non sapevo facessero entrare anche i ratti in questo locale!"il peggior incubo di Andrej aveva appena fatto capolino nella stanza "Questo non è un posto per te schifoso d'un ebreo!" Dorota si era immediatamente avvicinata al ragazzo"Marek smettila, lascialo stare" lo aveva pregato"Tu stai zitta, non dovresti nemmeno parlare con un verme del genere!" gli occhi di Dorota era improvvisamente diventati lucidi, quasi fossero stati di cristallo"Come ti permetti di trattarla in questo modo? Non ti vergogni nemmeno un po'?"Andrej non poteva sopportarlo. Intanto in un angolo del locale intenta a leggere un libro una ragazza cercava di capire quale fosse il momento più adatto per agire. Marek si era avvicinato con aria estremamente minacciosa al viso del ragazzo prendendolo per il colletto della camicia mentre i suoi amici iniziavano a stuzzicarlo"Qui l'unico che dovrebbe vergognarsi sei tu essere insulso! Prova ad avvicinarti ancora una volta alla mia ragazza e stai sicuro che ti uccido". Era il momento di fare qualcosa. "Marek non ti sembra di star esagerando adesso?" la ragazza nell'ombra si era avvicinata alla calca che si era andata a creare"Mi sembra che nessuno ti abbia interpellata Dana o sbaglio?"la ragazza aveva chiuso il libro poggiandolo su un tavolino"Bhe da come stai urlando potrebbe benissimo essere una questione di tutto il bar"aveva sentenziato con tono di sfida. Marek in risposta aveva alzato un sopracciglio ridendo"Giusto...mi ero dimenticato te la facessi con gli ebrei!"il ragazzo era scoppiato in una fragorosa risata. Dana, che non amava essere schernita, in risposta aveva estratto da sotto la giacca un coltellino puntandolo al ventre del ragazzo"Ti fa ancora tanto ridere la cosa?"una voce aveva rotto il silenzio che si era andato a creare"Smettila di scherzare, tanto sappiamo che non hai nulla lì"Dana si era rivolta verso il ragazzo"Se non stai zitto sarai tu a non avere più qualcosa e, tranquillo, non mi riferisco alla dignità. Quella l'hai già persa tempo fa, come il tuo amico d'altronde". In risposta Marek aveva sferrato un violentissimo pugno sullo zigomo di Andrej facendolo barcollare all'indietro."Vedo che qui non ci intendiamo"di nuovo si era rivolta verso il ragazzo avvicinando la lama al suo corpo"Adesso lascialo andare e nessuno si sarà mai visto va bene?". Se pur con esitazione Andrej era stato liberato dai suoi aguzzini, aveva lanciato uno sguardo veloce a Dorota intravedendo in lei una profonda tristezza per ciò che era accaduto. Accompagnato da Dana era infine uscito dal locale e si era seduto sul marciapiede tentando di far diminuire, per quanto possibile, i dolori che stava provando in quel momento. "Perché lo hai fatto?"aveva poi chiesto alla ragazza massaggiandosi lo zigomo lesionato"Di solito si dice grazie ma capisco che tu sia abbastanza stordito in questo momento"aveva detto Dana in risposta accendendosi una sigaretta"E poi ti conosco da quando avevamo quattro anni Andrej, secondo te bastano delle stupidissime leggi razziali per evitare di farmi fare ciò che è giusto?"aveva poi concluso. Andrej aveva poi alzato lo sguardo con aria interrogativa e dopo qualche attimo di silenzio aveva parlato"Dana"la ragazza si era rivolta verso di lui"a cosa si stava riferendo Marek? Sai...quando ha detto che te la fai con gli ebrei". La ragazza aveva sospirato spegnendo la sigaretta e sedendosi sul marciapiede vicino ad Andrej"Tu conosci Max Vandenburg?"il ragazzo ci aveva riflettuto per qualche secondo ma subito dopo sul suo viso era apparsa un'espressione divertita "Certo! Quel ragazzo che da piccolo faceva i combattimenti nelle piazze"si era lasciato sfuggire una leggera risata"Arrivava sempre in ritardo in Sinagoga il sabato". Sul viso sempre serio di Dana si era fatto spazio un sorriso accennato"Siamo fidanzati Andrej, da ormai tre anni"il ragazzo aveva spalancato gli occhi quasi come avesse visto un fantasma"Non ci posso credere! Tu e Vandenburg state insieme! Questa si che è una notizia!". La ragazza aveva alzato gli occhi al cielo con un'espressione scocciata "Smettila di fare la femmina ti prego, sei imbarazzante e in più stai urlando e sinceramente non credo che a qualcuno interessi questa storia". Andrej dopo aver ragionato un po'si era reso conto di avere una domanda ancora più importante da porre alla ragazza"Come sta? Anche per lui non deve essere un bel periodo..." pur non potendosi considerare propriamente amici Andrej provava una profonda compassione per quel ragazzo che come lui stava attraversando l'inferno per la sola colpa di esser nato"Non è più lo stesso, è tutto quello che posso dirti. Ha paura di tutto...di uscire di casa, di aprire le finestre. Non riesce nemmeno più a guardarsi allo specchio cazzo e tutto questo perché?! Perché un pazzo ha deciso che lui è inferiore agli altri, che non merita di essere trattato come un essere umano!"in risposta Andrej aveva abbracciato Dana cercando, pur risultando ironico in quella situazione, di farle coraggio"Dai Kraemer smettila, sono io qui che dovrei aiutare te"l'aveva interrotto alzandosi"Avanti ti accompagnano a casa prima che tu muoia dissanguato per quel pugno". Andrej si era alzato prendendo sotto braccio l'amica ritrovata, si era poi avvicinato al suo orecchio per sussurrare un ironico"Comunque voglio l'invito al matrimonio"per poi ricevere in risposta una leggera spinta"Sei proprio una donna Andrej".
Il coprifuoco era ormai iniziato da una mezz'ora abbondante e la madre di Andrej aveva perso ogni speranza di rivedere suo figlio. Le sue raccomandazioni non erano state sufficienti, aveva pensato. Proprio nel momento in cui il grande orologio di casa aveva segnato le 20:30 si erano sentiti dei forti colpi alla porta, se pur con incertezza la donna si era avvicinata per capire chi fosse. Non appena aveva aperto la porta si era trovata di fronte l'ultima scena che avrebbe mai voluto vedere nella vita "Dio santissimo Andrej che ti è successo?!" il ragazzo continuava a tenere gli occhi bassi, era conscio dell'enorme dispiacere che aveva dato alla madre. La donna, dopo aver scrutato per bene il figlio, gli aveva chiesto con aria sconsolata "Dov'è il tuo maglione?"Andrej continuava a tenere gli occhi bassi dai quali erano iniziate a scendere delle lacrime amare"Perdonami mamma..."In quel momento Dana aveva preso parola"Magda, non è stata colpa sua. Se quell'idiota del figlio di Jurek non l'avesse trattenuto sarebbe tornato in tempo per il coprifuoco"la donna aveva accarezzato i capelli castani della ragazza "Grazie di tutto Dana, spero che tu sappia però il rischio a cui vai incontro..."una voce aveva rotto il gelo che si era andato a creare"Lo sai che è fidanzata con il figlio maggiore dei Vandenburg?"le due donne lo avevano fulminato con lo sguardo"Tu fila in casa e chiudi la bocca"gli aveva ordinato la madre. Dopo qualche piccolo aggiornamento riguardo a ciò che era accaduto Dana aveva concluso il suo racconto"...per questo vado in giro armata, lo so non è qualcosa di cui essere fieri ma con tutto quello che sta succedendo è l'unica cosa che posso fare"aveva infine salutato Andrej e la donna per poi lasciarsi l'appartamento alle spalle. Adesso erano entrambi in balia di qualcosa. Lei della notte, lui del destino.

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Grazie a Caterina e Alessia, punti fondamentali per la realizzazione di questo testo

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