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Ci sono innamoramenti mentali che trapassano tutte le barriere terrene, resistono al tempo e alle logiche di tutto il resto. Perché il sesso possiamo scegliere di farlo con chiunque. Avere un posto in prima fila nella sfera del pensiero, scambiarsi l'anima è invece un evento interiore rarissimo e prezioso. Questi incontri hanno ogni volta il dono dell'inizio, a ripetizione. Sono sicuri, leggeri e si rendono indimenticabili. Con loro puoi restituire a ogni attimo il legittimo senso d'eternità. Con loro tu puoi essere la prima e l'ultima pagina della storia del mondo.

(Massimo Bisotti)











L'amour est un compromis




Le parole di colore azzurro erano scritte in corsivo elegante sul piccolo bigliettino rettangolare stropicciato, con cui giocherellavo distratta, tra le dita affusolate e pallide.
La frase doveva suonare romantica o qualcosa di simile, d'altro canto il cioccolatino in cui era avvolto non era davvero niente male, con un cuore alla nocciola, che sfogava la fissazione arcana di masticare tutto il tempo, come un cammello furioso. Non avevo niente contro l'amore o il romanticismo o annessi e connessi, come si poteva provare alcuna forma d'odio verso un sentimento che non avevo mai avuto la fortuna di provare davvero? Era ridicolo, no? Fondamentalmente non lo comprendevo e se non ne ero stata infettata, non sarebbe potuto essere altrimenti.
Come facevano due persone ad essere sicure di amarsi? Come evitare la fregatura? La presa in giro? Un cuore spezzato? Il dolore?


Alzai lo sguardo sul panorama suggestivo, il sole si spegneva sulla Senna, esplodendo in ultimi fulgori carminio, eliotropo e rosa pallido, su una volta dipinta ad olio, che si rifletteva nelle cristalline e quiete acque del fiume, in un confine che non esisteva, dove terra e cielo divenivano un tutt'uno.
Il sole moriva, per permettere alla sua amata luna di sorgere.
Ecco sì, magari un amore di una tale portata, avrebbe potuto confutare ogni dubbio, solo una passione così radicata ti portava a fare delle scelte che danneggiavano se stessi, pur di proteggere l'altro.


I monumenti di Parigi si illuminarono come tante piccole stelle che puntellavano il paesaggio e il profilo della città si rifletté sulla Senna creando l'atmosfera ideale per un tête-à-tête romantico e stuzzicante. Un battello passò di lì proprio in quel momento. La capitale della Francia era imbattibile se si trattava di San Valentino. Tra le attrazioni romantiche, il grande muro dei "Ti amo", situato nel bel mezzo di Montmartre. , su cui vi era scritto "ti amo" in tutte le lingue del mondo. Una vera chicca per le coppie approdate a festeggiare la famosissima ricorrenza nel weekend.



Fortuna per me, che non stavo trascorrendo una breve vacanza in coppia, o meglio, in dolce compagnia maschile, poiché in coppia lo ero, ma mia sorella Vanessa non era considerabile tra le migliori compagnie e tantomeno dolce.


Anche se non avevo un fidanzato o niente che potesse assomigliarli, ciò non significava che non avrei potuto festeggiare a modo mio, magari dimostrando amore per me stessa e coccolandomi un po' con la mia personale lista delle "10 Tappe di un Single". Inventata di sana pianta poche ore fa.


La prima tappa era abbandonata sulla panchina accanto a me, in un meraviglioso e profumatissimo mazzo di dodici rose rosse, dai petali di velluto e cosparse di brillantini, che nessuno mi aveva regalato mai. Non necessariamente dovevo attendere che un uomo me li donasse, facevo benissimo anche per conto mio.


La seconda tappa era ingollarsi di musica sdolcinata fino ad averne la nausea, persa nel mio mondo fantastico a contemplare quanto fosse magica la città dell'amore per eccellenza. L'avevo odiata a dodici anni, a causa dell'insegnante di francese delle scuole medie, ora mi rendevo conto di aver detestato più la persona che la città.


La terza tappa l'avrei raggiunta a cena, concedendomi le più ghiottose prelibatezze francesi e dimenticando, per una sera, la ferrea dieta.


Sulla panchina fredda mi stiracchiai e sbadigliai rumorosamente, frizionando le tempie, per soffocare il mal di testa post stanchezza da viaggio. Le otto ore di treno erano difficile da smaltire.
Strinsi il cappotto, mi alzai pigra e mi addossai alla ringhiera, respirando a pieni polmoni l'atmosfera febbricitante di un paese straniero.
Ventiquattro "San Valentino" vissuti senza il rammarico di comprare un regalo all'ultimo momento, emozionarsi in attesa della cena, arrossire per il complimento al vestito scelto per la serata, un bacio frettoloso su labbra truccate e... amarsi, amarsi a più non posso, amarsi fino all'ultimo respiro, amarsi e non poterne fare a meno.


Mia madre diceva che l'amore arrivava per chi era pronto.
Parlava facile lei che, dopo il divorzio con mio padre, aveva cambiato sei uomini in due anni, mentre la mia vita sentimentale era pari ad una particella di sodio nell'acqua Lete. Il primo e l'ultimo esponente del genere maschile che aveva mostrato interesse per me era stato Matteo, il vicino di banco in terza elementare, da allora gli uomini preferivano guardare, ma non toccare.
In un qualche modo misterioso li tenevo a distanza ed incutevo timore. Vanessa insisteva che era il mio aspetto freddo e distaccato che scoraggiava i probabili pretendenti, di cui non conoscevo l'esistenza. Sempre se esistevano.
Se solo mi fossi sciolta un po' di più, magari, avrei accorciato le probabilità di trasformarmi in breve da una giovane ragazza alla ricerca dell'amore a gattofila zitella in via del declino corporeo.


Una tenue brezza invernale si innalzò dalle acque specchianti e trasportò un profumo di fiori selvatici che crescevano nella roccia sotto i miei piedi. Chiusi gli occhi e per un momento il mondo frenetico, con i suoni, i rumori e le voci, smise temporaneamente di esistere.


<< Affascinante, non è vero? >>, sussurrò in inglese, una sensuale voce maschile di velluto, profonda, dalle note dolci, che avviluppava il cuore e quasi musicale.


Voltai la testa alla mia sinistra, stupita che uno sconosciuto stesse rivolgendo la parola proprio a me. Non vi era nessuno nei dintorni, solo la coppietta che si scambiavano tenere effusioni a quattro panchine di distanza e le persone sul ponte, troppo distanti per costituire una forma di abbaglio sul destinatario della domanda.


La visione d'insieme dell'uomo convinse a dargli una nuova, accorta ed attratta occhiata femminile. "Affascinante" era l'aggettivo equanime, oltre che per descrivere la bellezza evidente di Parigi di sera, anche per descrivere lui che, di affascinante aveva molte cose degne di nota.
Lì per lì non notai la familiarità nelle fattezze dolci e virili del viso, mi soffermai più che altro sulla bocca dischiusa dalla forma peccaminosa, gli donava un'aria seducente. Avrebbe potuto chiedermi di buttarmi dal Senna e l'avrei fatto seduta stante, specialmente se usava la voce come mezzo di persuasione.


Il profilo non era perfetto, però gli si avvicinava di molto, la ricrescita lieve di barba gli donava un'aria seducente e deleteria. I capelli di un biondo rossiccio erano acconciati in un taglio moderno, pochi tocchi di gel cercavano di dare ordine nella forma disordinata dei boccoli appena accennati. Veniva voglia di accarezzarglieli, per constatare se fossero morbidi come apparivano.
A bilanciare, anzi, esaltare al limite, aveva un senso per la moda davvero esauriente, o almeno, combaciava con i miei gusti, non molto ricercati a dire il vero, l'importante era abbondare con il nero. Lo spolverino corvino, completava un abbigliamento seducente e prettamente sensuale, composto da un maglione di lana sottile che andava a sottolineare un fisico snello ed asciutto, i blue jeans rimarcavano cosce slanciate e scattanti, scarpe raffinate scure e pulite, e il tutto di un nero pulito, a tratti terso.
Ai miei occhi una creatura misteriosa, con uno spiccato savoir-faire che mi allettava innegabilmente. Non dimostrava più di trent'anni anni o giù di lì. Non sembrava il tipico cittadino francese.


Una volta tanto, l'anno trascorso all'estero dopo il penoso divorzio dei miei, era servito a qualcosa, oltre a prendere le distanze da una decisione che mi aveva spezzata a metà; adesso tornava utile: potevo sfoggiare un discreto inglese.
Due stranieri, in terra straniera.


Incrociai le braccia sulla ringhiera fredda, era più stimolante osservarlo che scrutare la pateticità della mia vita sentimentale, concretamente mancante.
<< Stucchevole, oserei dire. >>, corressi pignola, ben felice di non essermi arrugginita con la lingua.


A Parigi, di questo periodo, ogni angolo gridava a gran voce: "sono la città dell'amore". E per quelle come me, che faticavano a lasciarsi andare ed innamorarsi, era una situazione bizzarra, un pesce fuori dall'acqua, totalmente fuori posto.
Di carattere razionale, zero istinto e passioni, molto matematica, non avevo mai creduto alla magia, almeno fino a quel momento.


L'estraneo sbuffò una nuvola visibile di fiato, drizzò fluido le iridi fino a me e mi travolse con il deleterio incantesimo che governava gli occhi di cielo. Le luci di Parigi si riverberarono in essi, mostrando l'intensità di uno sguardo tossico, lancinante, misterioso e più pericoloso di quanto potessi ponderare.
Avrebbe dovuto possedere un porto d'armi per portare in giro degli occhi simili, perché non ero provvista di un giubbotto antiproiettile, che mi tutelavano da sguardi rischiosi: da incantatore.
<< Mollata a San Valentino? >>, suppose ironico, non ne era sicuro, ma come spiegare l'acidità nella mia frase? Si accorse del mazzo di rose sulla panchina e parve sul punto di volersi rimangiare la frase.
Davo questa impressione?


Scrollai le spalle e, per una volta, mi sforzai a non essere fredda come il Polo Nord e a chiudermi in me stessa. Magari era la volta buona e ancora non me ne rendevo conto.
<< Sono solo razionale. >>, spiegai semplicemente. Gli avrei volentieri evitato la visione personale di come reputavo alcolista Cupido che scagliava frecce ad occhi chiusi.


Volse il busto verso di me, puntellò il braccio sulla ringhiera e strinse le mani tra di loro... mani grandi, affusolate e virili.
<< Ha un suono disilluso. >>, notò dispiaciuto e mi si strinse il cuore, poiché mi accorgevo quanto, una persona che non mi conosceva, avesse colto più degli amici o della famiglia.


<< Razionale. >>, gli ricordai petulante e dovetti distogliere lo sguardo dal suo, abile seduttore che sorrideva malizioso, nemmeno stesse cercando di conquistarmi a gesti. Reputavo pericoloso chiunque di cui non potessi dedurre le azioni e le condotte.


Si passò l'indice sulle labbra, poi se le inumidì ed indicò il mazzo di fiori.
<< Il tuo ragazzo non fa un buon lavoro: le premesse c'erano, ma si è perso sul finale. Ti porta a Parigi, ti fa un bel regalo, ma ti lascia sola in una città sconosciuta. >>, assodò, tuttavia suonò più come un tentativo sottinteso per capire se fossi in compagnia o meno. Speravo che, per una volta che decidevo di accettare di conversare con qualcuno, quel qualcuno non fosse uno psicopatico, pazzo, omicida, in stile Jack lo Squartatore. Fortunatamente non eravamo a Londra, altrimenti mi sarei già preoccupata. << Io non avrei agito così. >>.


Trattenni a stenti il bisogno di ridere, un po' per la manovra consumata di rimorchiare, forse impeccabile e geniale, magari sperimentata più volte e andata a segno, ma goffo per il personale punto di vista. C'era da dire che smontavo a prescindere ogni abbordaggio da parte del genere maschile. Volevo essere magnanima, il tipo si stava impegnando.
<< E sentiamo, tu cosa avresti proposto, invece? >>, domandai, maledicendo il tono spigliato e da oca giuliva.


<< Se tu fossi stata mia? >>. Sottolineò la parola mia, con un tono più profondo, serio, oscuro e gli occhi si accesero di un fuoco che avrebbe potuto ardermi viva all'istante. Suonò maledettamente invitante quella prospettiva irrealizzabile. Per un secondo fantasticai su un futuro del genere e la risposta che ricevetti fu un tuffo dolorosissimo al cuore, smisuratamente allegro per una fantasia così realistica ed allettante. Ne aveva bisogno come l'aria, aveva bisogno che divenissero concretezza, aveva bisogno di un nuovo tipo di battito, mai saggiato.


<< Sì. >>, mormorai e la voce perse di qualche tono. Mi presi un secondo o forse due, nel ripetere l'identica frase. << Se io fossi tua. Stupiscimi! >>. Dubitavo la spuntasse, fino ad oggi nessuno era riuscito in una simile impresa.


A pugno chiuso schioccò le dita tra di loro, respirò veloce e ci pensò su. Poco.
<< Per prima cosa non saresti qui, da sola. >>, iniziò sapiente.


<< Abbastanza ovvio. >>, lo interruppi, d'un tratto non volevo che continuasse, che mi stupisse, che centrasse il punto. Fui più che certa che ne fosse capace, che stavolta avevo trovato pane per i miei denti, che mi avrebbe dato filo da torcere.


Proseguì, come se non avessi aperto bocca, come se avesse intuito la mia paura.
<< Non mi sarei limitato alle rose e a Parigi. Se fossi stata mia ti avrei regalato un giro in gondola a Venezia, una romantica passeggiata sul lungosenna, una visita alla casa di Romeo e Giulietta a Verona, affitterei una cabina privata sul London Eye. La colazione a Parigi, il pranzo in Italia, la cena in Portogallo. Ti avrei regalato l'Europa intera, me stesso, il mio cuore, il giorno, la notte, il sole, la luna e le stelle. >>, disse e riuscii a vedere ogni singola cosa descritta da lui, alla bellezza indiscussa di svegliarsi insieme, più "dove", ero attratta dal "con chi", fare colazione insieme, ridere, scherzare, parlarsi di tutto, assaporare la sua bocca, perdermi negli occhi, sentirlo su di me, dentro di me, avvertite l'amore radicarsi nell'anima e farmi esplodere il cuore per ogni sorriso. << Se fossi stata mia, non ci sarebbe stato momento in cui avresti avuto quell'espressione così triste, su un viso così straordinario. Farti sorridere sarebbe il regalo più bello che tu potresti farmi.>>.


Boccheggiai, incredula che al mondo esistesse davvero un uomo che diceva romanticherie simili, non sdolcinate, ma giuste, ad una ragazza incontrata una sera a Parigi e che non avrebbe rivisto, molto probabilmente, mai più.
<< Ci vorrebbero troppi soldi per una pazzia simile. >>, commentai, senza riuscire a nascondere il rossore acceso sulle guance e il sorriso emozionato. << Apprezzo molto più le parole, che il gesto in sé. >>.


Abbassò il capo, per vedermi meglio, mentre mi nascondevo ai suoi occhi affascinanti.
<< Avevo ragione io. >>.


Commisi l'imperdonabile errore di incontrare le iridi lucenti e ne restai irrimediabilmente abbacinata.
<< Su cosa? >>.


<< Sei bellissima quando sorridi, ed è un peccato che tu tenga una simile meraviglia solo per te. >>.


Faticai non poco a mantenere lo sguardo infettivo, violento, colmo di segreti, alcuni spaventosi, altri che avrei voluto scoprire, miliardi di futuri molteplici si stagliavano in essi e desiderai afferrarne almeno uno, tra le numerose possibilità. Non volevo che fosse solo un'ombra di passaggio nella sera di San Valentino, volevo qualcosa di più, una possibilità, un'occasione. Volevo l'amore.


Morsi il labbro inferiore, indecisa se carpirla o meno l'opportunità.
<< A che ora devi andare via? >>. Erano appena le otto, probabilmente Vanessa si sarebbe ben presto attaccata al cellulare, non appena, dopo la pennichella, non mi avrebbe trovata nella camera d'albergo.


Grattò la punta del naso, di nuovo il sorriso di sbieco.
<< Quando me lo dici tu. >>.


<< Beh. >>, allargai le mani con fare ovvio, <<... siamo a Parigi, no? Regalami una passeggiata sul lungosenna. >>.


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A Saint-Germain-des-Prés, quartiere parigino situato nel sesto arrondissement, tra il Boulevard Saint-Germain e la Senna, si trovava uno dei café che aveva fatto la storia di Parigi. Al 6 Place Saint-Germain des Prés, il caffè letterario Les deux Magots, era decisamente un must della rive gauche.
O almeno era ciò che, il mio accompagnatore, aveva raccontato. Molto esperto della Francia, di luoghi caratteristici da visitare, ristoranti, posti da non perdere assolutamente, però non era francese, altrimenti non si spiegava l'utilizzo dell'inglese o, più che altro, del tipico accento britannico. Era un vulcano, conosceva molte cose, un concentrato di forze ed energie, era un piacere ascoltarlo, specialmente per me che non amavo ascoltare neppure il cinguettio degli uccellini al mattino.

Colazione di Mezzanotte // Tom HiddlestonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora