5. troppo in fretta

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Il suono della campanella riscosse Sam dai suoi pensieri.<<Okay ragazzi, potete andare, Prima di tornare a casa però...>> non ascoltò neanche l'ultima frase del professore e uscì dalla classe avviandosi verso l'uscita. Era tutto tranquillo finché un peso morto non si lanciò su di lui rischiando di farlo cadere per terra. <<Dove credi di andare? Dopo tutto questo tempo non puoi andartene così, oggi vieni a casa mia, e non accetto un "no"!>>
Peter  gli stava stringendo il collo da dietro egli era saltato sulla schiena.
<<Oh, Peter... scusa non sapevo sarei dovuto venire a casa tua>>disse Sam con voce soffocata cercando di farlo scendere.
<<Be', ora lo sai... forza andiamo, i miei genitori saranno felici di vederti... ti anno visto solo una volta dopo tutto. >> Peter gli prese una mano e iniziò a saltare cercando di tirarselo dietro, ridendo.
<<E va bene!>>disse Sam. <<la tua mentalità è rimasta quella di un moccioso di sei anni>>
<<Non è vero!>> e si incamminarono sul marciapiede fuori dalla scuola, guardando le macchine che sfrecciavano sollevando le foglie cadute per terra e parlando di quello che era successo dopo che si erano lasciati.
<<Quindi hai due lavori? Figo! Ma non ti affatichi troppo? Devi anche studiare>> disse Peter voltandosi verso il più grande.
<<No... non sono lavori troppo impegnativi, quindi me la cavo>>.

Arrivarono davanti a casa di Peter, che suonò il campanello.
<<Non hai delle chiavi?>>chiese Sam non molto sorpreso del fatto che, sbadato come era, le avesse...
<<Le ho perse>>
appunto.

Una donna dai capelli castani con le ciocche davanti legate dietro sulla nuca e gli occhi color nocciola aprì la porta. <<Oh, sei tornato tesoro... >>si girò verso Sam. <<lui è un tuo amico?>> chiese, esaminando il ragazzo.
<<Non lo riconosci, mamma? Ah, be', in effetti quando vi siete visti lui stava sclerando... con me.>>
<<Non dirmi che... sei davvero il bambino che voleva tenersi Peter tutto per se?... COME SEI CRESCIUTO! sei diventato proprio un bel ragazzo!>> disse la donna abbracciando Sam che rimase immobile, preso alla sprovvista. Di sicuro era una donna vivace.
<<Su, mamma, non ucciderlo, mi serve vivo dopo dieci fottuti anni che non lo vedo!>>
<<Non dire parolacce... >>disse Sam con un ghigno divertito.
<<Ma se tu, quando sei caduto prima, c'è mancato poco che bestemmiassi in turco!>>
<<Ma io sono grande... e tu sei piccolo>> disse, iniziando poi a parlare con la matrigna di Peter, mentre lui rimase in silenzio sgranando gli occhi per poi sorridere e mettere un braccio intorno alle spalle di Sam entrando in casa.
<<Prepara il pranzo, donna!>>
<<Non sei in un castello principino, sono io che detto legge.>> disse la donna.
Dopo aver chiuso la porta Peter prese lo zaino di Sam e disse. <<Mamma chiamaci quando è pronto, noi andiamo di sopra>>
<<Sissignore!>>
Salirono le scale e si ritrovarono in un corridoio dove c'erano due porte sulla parete sinistra e due su quella destra, poi una porta in fondo al corridoio. Peter aprì la seconda porta sulla parete sinistra e si ritrovarono in una stanza non molto grande. Di fianco alla porta c'era un comodino e un letto, a sinistra invece c'era un grosso armadio e in fondo alla stanza c'era una finestra e sotto di essa una scrivania abbastanza vicina ai piedi del letto.
La camera non era molto in ordine... c'erano un po di vestiti e libri sparsi qua e là ma il letto era fatto e le cose sulle mensole erano tutte in a posto. Lo sguardo di Sam si posò su una fotografia incorniciata sul comodino di fianco al letto, la prese e subito sorrise.
<<Dove l'hai presa questa?>>
Peter si voltò dopo aver posato gli zaini e vide cosa aveva in mano l'altro ragazzo. Sorrise e affiancò Sam.
<<Me l'ha data Penny... prima di andarmene>>
<<Quando cavolo l'ha scattata?>>rise Sam.
<<Non ne ho idea!>>
La foto ritraeva loro due, accovacciati sotto le coperte, avranno avuto tre e cinque anni... avevano tutti e due gli occhi aperti e sorridevano, erano abbracciati e Sam faceva le "corna" a Peter. Il più grande rimise a posto la foto e si sedette sul letto a fianco a Peter.
<<Sembra passata una vita>>disse Sam guardando in basso.
<<È passata una vita>> rispose Peter. <<Non mi lascerai più... vero?>>
Sam avvicinò la mano a quella di Peter e la strinse portandosela sulla coscia.
<<Certo che non ti lascerò più... non permetterò a nessuno di separarci di nuovo... te lo prometto>> si girò a guardare il più piccolo che sorrideva e lo guardava con gli occhi pieni di luce.
<<... Sei come un fratello per me.>>
Il sorriso di Peter si spense e abbassò lo sguardo sulle loro mani, le dita intrecciate. <<Un fratello?>>
<<Si...>> gli alzò il viso prendendolo per il mento. <<Perché?>>
Peter sorrise, mantenendo lo sguardo triste, e disse semplicemente: <<Niente... sono felice che tu sia qui>> allungò le braccia attaccandole al collo di Sam, poggiando un ginocchio sulla sua coscia.
<<... davvero felice>>
<<Chi cazzo è adesso>> disse Sam mentre si staccava dall'abbraccio e prendeva il telefono dalla tasca dei jeans. non guardò nemmeno chi fosse. <<Pronto?>>
<<Allora!Com'è andato il primo giorno?>> era John, ovviamente.
<<Scusa un secondo, Peter...>>
Peter lo guardò alzarsi dal letto e non disse niente.
<<Johnny, ti richiamo.>>
<<Almeno dimmi com'è andata... no?>>disse l'altro allegramente.
<<No...ti ho detto che ti richiamo.>>
<<Ma da quando sei così antipatico? Avanti dim->>
<<Cristo, ti ho detto che ti richiamo!>>   e chiuse la chiamata rimettendosi il telefono intasca, sbuffando. <<Scusa... non lo fa con cattiveria... ma rompe le palle dalla mattina alla sera>>
Peter rise e disse. <<Potevi anche rispondergli>>
<<No... non mi andava... >>

<<Ragazzi, è pronto!>> si sentì la voce, in lontananza, della mamma di Peter chiamarli, i due lanciarono un "SI!" all'unisono e uscirono dalla stanza, percorsero il corridoio poi scesero le scale e andarono in cucina, sedendosi. Sam era di fronte a Peter e la mamma di quest'ultimo era capotavola. Iniziarono a mangiare in religioso silenzio, Sam si sentiva abbastanza a disagio e in imbarazzo. Si, da piccoli erano migliori amici e stavano sempre insieme, ma ora stava succedendo tutto così velocemente: in un giorno lo aveva rincontrato, si erano abbracciati, si erano parlati, si erano "baciati", e ora come se niente fosse stava pranzando a casa sua. Più ci pensava, più casino aveva in testa... "troppo in fretta" continuava a pensare.
<<Allora...>> Sahara, la mamma di Peter, spezzò il silenzio<<...cosa mi racconti, Sam? Peter in questi anni non ha fatto altro che parlare di te... >>
<<MAMMA!!>>le urlò il ragazzo arrossendo in modo preoccupante  e sporgendosi sul tavolo sbattendoci le mani sopra. <<N-non le credere... sta farneticando... lei non->>
<<Mi fa piacere>> disse Sam alzando lo sguardo dal piatto e osservando Peter che schiuse le labbra e arrossì ancora di più sotto lo sguardo di Sam, assumendo un colorito molto simile a quello di un bel pomodoro maturo. Si sedette e continuarono a guardarsi... poi Sam iniziò a raccontare la sua vita a Sahara.
Si fece quasi sera. <<Mi ha fatto piacere rivederti Sam... sei diventato proprio un uomo maturo!>> disse la donna,  abbracciando il ragazzo, che poi lasciò da solo con Peter davanti alla porta.
<<Ciao... ci vediamo domani>>lo salutò Peter.
<<A domani... piccolo Peter>>rise Sam.
<<Hey! Piccolo a chi!>>

"Troppo in fretta" continuava a ripeterselo.
S'incamminò verso casa, il cielo era coperto di nuvoloni  grigi  che minacciavano di far piovere da un momento all'altro. Affrettò il passo per non prendersi la pioggia, ma ormai era tardi, stava già piovendo e presto lo scalpiccio delle suole nelle pozzanghere e il rumore della pioggia che batteva sull'asfalto  riempirono la strada  priva di persone o di macchine. Ma non gli importava della pioggia, era troppo confuso per poter accorgersi di essere completamente bagnato.

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