Stringo i denti e serro gli occhi di colpo, cercando stentatamente di toglierlo dalla mia testa. È un'impresa ardua, questa.

«Scusa, lo sai che mi piace farti arrabbiare.» rido, arricciando leggermente il naso. Lui mi guarda, alzando un sopracciglio, poi scuote la testa, rassegnato.

«Non hai fatto colazione, vero?» chiede, facendomi un cenno col capo di entrare.

«No, anche oggi sono uscita prima.» cerco di sembrare il più naturale possibile, ma so che non posso sfuggire allo sguardo indagatore di Reed.

«Mi stai nascondendo qualcosa.» non è una domanda, bensì una constatazione. Perché deve capire sempre tutto?

«Niente di nuovo.» faccio spallucce e mi prendo la briga di dare un'occhiata nel menù, nonostante io prenda sempre la stessa cosa ogni giorno.

«Moon.» il suo tono ammonitore non mi piace, e nemmeno il suo sguardo osservatore. Alzo gli occhi al cielo, decidendo di avvalermi dalla facoltà di non rispondere. Non ottenendo alcuna risposta da parte mia, Reed mi tira un calcio da sotto il tavolo, facendomi sobbalzare.

«Dopo che mangiamo, prometto di dirtelo.» rispondo, cercando di rincuorarlo. Reed non demorde, mantiene lo sguardo fisso su di me, finché non emetto uno sbuffo.

«Te lo prometto, okay?» proseguo in tono fermo. Reed resta in silenzio, si passa una mano tra i capelli, spostandosi i ricci all'indietro e ordina da mangiare.



Ed è così che, circa quindici minuti dopo, Reed tira un calcio nella ruota della mia moto, cercando di calmarsi.

«Mi stai prendendo dannatamente per il culo, vero?» grida, stringendo i pugni talmente forte che le nocche sono diventate bianche.

«Reed, non è niente, dai.» questa è una cazzata, e lo sa anche lui. Eppure, nonostante questa situazione, certe cose mi vengono naturali da dire.

«Non dirmi cazzate, Moon! Io ammazzerò quel figlio di puttana!» si prende la testa tra le mani, cercando di domare la sua ira.

«Devo trovare un modo per andarmene da quella casa, ma sai anche tu che è quasi impossibile.» dico, lo sguardo perso nel vuoto. Reed fa un passo verso di me e allunga le braccia per attirarmi verso di sé. Appoggio la testa sul suo petto e lui posa il mento sulla mia testa.

«Non dire così... Te ne andrai. E io verrò con te.» Sorrido e mi stacco da lui per guardarlo.

«Davvero verresti con me?»

Lui sembra sorpreso da questo mio dubbio.

«Moon, sei come una sorella per me. Ci conosciamo, letteralmente, da quasi una vita. Sei la persona più importante per me.» mi dà un bacio sulla tempia e sorrido, imbarazzata.

«Se decidessi di andare via e se, ipoteticamente, ci riuscissi, come farei con il college, Reed? Non voglio abbandonare lo studio.» abbasso lo sguardo, sfregando le mani sulle mie guance. Non pensavo che sarei arrivata a dirlo un giorno, ma odio Joseph Lewis con tutto il cuore.

«Clara ti avrà lasciato dei soldi per te, no? Cerca di metterne altri da parte, appena ne avremo entrambi abbastanza, ce ne andremo da questo posto di merda. Troverai un lavoro, magari potrai frequentare dei corsi online, oppure-» gli metto due dita sulle labbra per farlo smettere di parlare.

«Stai davvero pensando a tutto, eh? Ma non sarà così facile. Una volta che mi iscriverò ad un altro college, sarà davvero semplicissimo trovarmi.» odio ammetterlo, ma è davvero così. Joseph è un avvocato abbastanza noto e, come se non bastasse, ha abbastanza agganci anche con giudici e le forze dell'ordine. Bella merda, no?

Con te non avrò paura // DISPONIBILE SU AMAZONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora