«Intendo il bacio.»

«Non è vero.» allora perché ha appena appoggiato la fronte contro quella del ragazzo? Certo, è divertente, visto che è più alta di lui con i tacchi che ha addosso. Un'altra dimostrazione che lui è più piccolo di lei.

E Niall per una volta non ragiona e decide di agire d'istinto. «Penso che rischierò.»

Le afferra il viso con entrambe le mani e chiude la poca distanza rimasta. Le labbra di Jonelle sono morbide. Niall non ha mai tastato delle labbra di quel tipo.

Quello è uno di quei baci che vorresti ogni giorno, per tutta la tua vita. La lingua di Jonelle sa di menta e di... semplicemente lei. Niall potrebbe scherzare dicendo che ha un sapore forte, forse un po' acido proprio come il suo carattere. Un po' acido come la cheesecake del bar dell'università, unico dolce che in quel posto Niall ha sempre adorato.

La donna poggia le sue mani sui polsi del ragazzo, ma di certo non per respingerlo. L'unica cosa che riesce a pensare è che ormai si stanno baciando, tanto vale goderselo un attimo.

E Niall rimane decisamente spiazzato quando lei prende il controllo del bacio. Oh, caspita. Per lui che ha sempre gestito tutto, per lui che è sempre stato al comando anche quando si trattava di usare il cervello, provare quella sensazione di quasi sottomissione gli sta facendo venire le gambe molli, un problemino nei pantaloni e un battito accelerato. 

Le mani di Jonelle finiscono tra i suoi capelli e i denti della donna gli afferrano il labbro inferiore, probabilmente lasciandogli il segno.

Niall si sente vuoto non appena Jonelle lo tira di nuovo via. Per respirare. E per pronunciare quelle parole: «Adesso vattene. Non voglio vederti fino a dopodomani. E non ho intenzione di pagarti. Nuova clausola del tuo bonus forzato.»

«Non mi licenzi?» il ragazzo si ritrova a sussurrare.

«No. Ma vattene.»

«Jonelle, noi...»

«No, Niall. Non c'è nessun noi. E non ci sarà mai. Toglitelo dalla testa.»

E quelle frasi quasi lo distruggono. È come una secchiata gelida sul viso. Il battito gli pulsa nelle orecchie. Niall non capisce. O forse sì... sta per venirgli un attacco di panico. Non riesce più a guardare la donna che ha davanti, quegli occhi gelidi.

Improvvisamente pensa e sa di aver fatto una cazzata. Una consapevolezza di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Il sapore sulle labbra è diventato ormai amaro. Perché sì, lo ha provato, ma probabilmente non accadrà più.

E Jonelle è una stronza. Niall non capisce perché lo abbia accontentato in quel modo. Se non vuole avere niente a che fare con lui... insomma, ogni piccolo gesto avvenuto tra loro in quelle ultime settimane, il bacio appena scambiato, tutto... tutto si annulla in quel preciso istante.

Ma Niall sa che potrebbe anche andargli peggio. Avrebbe potuto licenziarlo. O sarebbe stato meglio?

Il ragazzo universitario afferra la sua tracolla e fugge via da quello studio, senza neanche guardarsi indietro. Ed è così concentrato a scappare che non si rende neanche conto che la segretaria di Jonelle che lui non ha nemmeno salutato lo fissa con gli occhi e la bocca spalancata, perché probabilmente ha sentito tutto.

*

Niall è incazzato. Quel giorno sta attraversando diverse fasi. Passando per l'angoscia adesso è arrivato alla rabbia.

Verso Jonelle, verso se stesso, verso tutti.

Attraversa l'ingresso dell'alloggio universitario senza guardarsi intorno, ignora chi lo sta chiamando, o meglio prendendo in giro, in sottofondo. Vuole solo arrivare nella sua stanza, gettare tutto per terra e seppellire la testa sotto ad un cuscino.

Babysitter ●Niall Horan●Where stories live. Discover now