Aria di cambiamento

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•10 settembre 2016•

Quasi non mi sembra vero che ľestate già sia finita. Non me ne sono goduta neanche un secondo, da quel 26 giugno.

Non c'è stato un giorno in cui non sia andata in cimitero a trovare la sua tomba. Mai un giorno, tranne oggi.

Ho bisogno di prendermi un po' di tempo per me, sopratutto considerato che tra due giorni la scuola ricomincia.

Frequenterò il quarto anno della Park East High School, un quartiere più avanti al mio.

Non conosco nessuno in quella scuola, dato che sarà nuova: ho deciso di trasferirmi per la paura che tutti mi assillassero e continuassero a ricordarmi di Alexander.

"Ehi Ali! C'è Margot, scendi!"

All' udire quel nome scatto in piedi. Margot è (o meglio, era) la mia migliore amica.

Quest'estate è partita in Grecia per una vacanza studio, e non si è fatta più sentire. Non un messaggio, nè una chiamata.

Non sono sicura di voler scendere le scale e raggiungere Margot, non so se voglio rincontrarla, ma voglio sapere cos'ha da dire.

Così decido di percorrere lentamente il pezzo di casa che mi separa da lei.

Passo per un corridoio  con il parquet scuro, come del resto in tutta la casa. Il muro è tappezzato di foto di famiglia e quadri di mia nonna: lei è stata una gran pittrice, o almeno fin quando una malattia non ľha costretta a letto.

In fondo al corridoio ci sono due rampe di scale, sempre parquet scuro, ma le scale sono illuminate da una grande finestra, contariamente al corridoio che è abbastanza buio.

Ecco Margot. È seduta sul divano bianco in pelle situato a destra delľ enorme sala che ti si para davanti quando si entra in casa: cucina e salotto non sono separati.

"Alison."

 La sua voce mi sembra così familiare, e non riesco a far altro che dimenticare la Grecia e la rabbia e correre ad abbracciarla.

"Mar. Mi sei mancata."

I convenevoli vanno avanti finchè, una volta risolta la faccenda della Grecia (non aveva grandi scuse, ma ho deciso di perdonarla), non abbiamo deciso di fare un giretto in centro.

"Magari troviamo qualcosa di carino da mettere il primo giorno di scuola!" Propone lei entusiasta.

"A proposito di questo" avevo omesso una cosa abbastanza importante. "Senti, capirai le mie ragioni. Non vado più alla Millennium. Ho deciso che è meglio così. Sai, per Alex."

Dalla faccia che fa capisco che non comprende affatto le mie ragioni.

"Alex? Vuoi scherzare spero. Ali, sul serio. Sono passati 3 mesi. Tre. Tu ancora senti la sua voce prima di andare a dormire? Lo sogni ogni notte? Apri gli occhi Ali. Il mare è pieno di pesci. La gente muore tutti i giorni, ma non per questo bisogna smettere di vivere."

Sono rimasta colpita. Mi aspettavo che si arrabbiasse, ma mi stava rimproverando quasi.

"Ehi non te lo sto dicendo solo per la scuola, ma davvero dovresti capirlo. Non sei più uscita di casa con gli amici, hai perso tutti i contatti. Spendi il tuo tempo davanti alla sua tomba e probabilmente non sei ancora riuscita a perdonare te stessa. Dico bene?"

Okay, questo proprio non me lo aspettavo. Per niente. Ho gli occhi lucidi e lei ne approfitta per riattaccare.

"Si deduco di aver ragione. Dimmi almeno una cosa. In questa 'nuova scuola' hai intenzione di cercarti un ragazzo? Di farti degli amici?"

Non so come risponderle. Non voglio arrabbiarmi perchè lei non sta dicendo queste cose con cattiveria così me ne esco con:

"Hai ragione, il mare è pieno di pesci. Ma i pesci non sono tutti uguali, ognuno ha il suo 'pesce speciale' che toglie il senso al mare quando viene pescato. Questo era per me Alex. So che probabilmente non riuscirò a legare con nuova gente. Sai, credo di aver capito qual è la mia paura. Ho paura di affezionarmi di nuovo. Non voglio soffrire più."

***
{Spazio autrice}
Ho finito i caratteri a disposizione, quindi forse caricherò oggi stesso un altro capitolo non tanto lungo. Baci♡

TomorrowWhere stories live. Discover now