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AMELIA

Amelia passeggiava annoiata per il lungo corridoio che conduceva al suo appartamento.

Tutti i giorni camminava un'ora per andare a scuola, e impiegava un'altra ora per tornare.

I piedi le facevano male, non poteva permettersi nè un drone taxi, nè le scarpe che avevano praticamente tutti, quelle con la suola di gel, che ti permettevano di camminare ore senza stancarti.

Le scarpe rovinate che indossava ai piedi e i suoi vestiti liquidi, quelli che si creano facendo aderire lo speciale lattice al corpo, erano il motivo principale del motivo per il quale era vittima di bullismo.

Ma la verità era, senza troppi giri di parole, che Amelia e la sua famiglia sfasciata avevano a malapena i bitcoin necessari per comprarsi del cibo.

"Sono tornata!" Annunciò, mentre la porta automatica si chiudeva dietro alle sue spalle.

Subito dopo le braccia della madre la stringevano.

La madre era una donna minuta e consumata dal troppo lavoro, svolgeva infatti tre diversi lavori per poter garantire un futuro ad Amelia e alla sua gemella.

La ragazza andò a salutare Sophia, anche se lei non poteva risponderle.

Ogni volta che Amelia vedeva sua sorella, identica a lei, distesa a terra su un vecchio materasso a molla, provava un incredibile senso di colpa, che nulla sarebbe riuscito a colmare.

Era lì anche lei, quando la sua gemella chiuse definitivamente gli occhi verdi, identici ai suoi.

Amelia trattenne le lacrime, non aveva mai portato le lenti, a causa della sua condizione economica, ed iniziò a pettinare i capelli castani di Sophia, sparsi sul cuscino.

"Ti sono cresciuti i capelli." Osservò mentre, avvicinando la testa, mischiava i capelli delle due, perfettamente identici, e della stessa lunghezza.

"Quando taglierò i capelli, darò una spuntatina anche ai tuoi, ti stanno venendo le doppie punte." Disse, anche se sapeva benissimo che non avrebbe mai ricevuto risposta.

Controllò che le flebo che mantenevano viva la sorella fossero funzionanti e appoggiò la testa sul petto di Sophia, chiudendo gli occhi.

I ricordi iniziarono a scorrere nella sua mente come se fossero la pellicola di un film.

Poteva succedere a lei, e lo sapeva benissimo.

Lei e Sophia si gustavano il loro solito gelato, era un piccolo sfizio che si levavano una volta al mese. Improvvisamente un drone taxi perse il controllo e precipitò sopra le due.

Amelia si risvegliò due giorni dopo in ospedale, con la faccia bendata, mentre Sophia non si era mai risvegliata.

Ricorda ancora la prima volta che si vide allo specchio dopo l'incidente, le eliche del drone le avevano sfigurato il viso, aveva infatti una ferita profonda, che ora era una cicatrice bianca sulla sua pelle olivastra.

Dallo zigomo destro partiva un solco sulla sua pelle, che attraversava il naso fino ad arrivare all'orecchio sinistro, al quale era stato portato via un pezzo.

Fortunatamente i capelli ricci e vaporosi venivano incontro ad Amelia, e le coprivano quasi tutta la faccia, per nascondere lo sfregio.

Ricorda ancora quegli istanti, come se il mondo si fosse fermato per un attimo, lei e Sophia che si scambiavano un ultimo sguardo, come se sapessero che non avrebbero mai fatto in tempo a scansarsi. Tentarono comunque di buttarsi di lato, per non essere spappolate dalla pancia del drone. Erano invece state affettate dalle eliche, con le quali non avevano fatto i conti.

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