Teach Me How To Fight, I'll Teach You How To Love

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La stanza in cui si trova, adibita a sala ricevimento, è ampia e luminosa. È strapiena di gente proveniente da ogni parte del mondo – ha sentito una donna parlare tedesco prima.
In un angolo c’è una piccola orchestra che suona una qualche melodia estranea alle sue orecchie, mentre, accostato ad una parete, c’è un lungo tavolo pieno di cibo.
Ma la cosa che più ama in quel momento, è il fatto che ogni angolo vuoto di quel posto è ricoperto di fiori di ciliegio, che le conferisce un’aria paradisiaca e un profumo magnifico.
Il suo amore per quel fiore – per le piante in generale – è immenso.
Sussulta quando qualcosa gli sfiora la guancia. Abbassa lo sguardo per vedere uno di quei fiori accostati al suo viso.
“La tua pelle è davvero morbida come i petali di questo fiore.”
Harry si trattiene dall’alzare gli occhi al cielo, mentre un sorriso falso gli si dipinge sulle labbra.
“Xander.”
“Harry” risponde quello sorridendo “mi chiedevo se volessi concedermi un ballo” dice abbassandosi leggermente in una specie di inchino.
Il riccio resta in silenzio, guardandosi un momento intorno.
La gente balla e chiacchiera come se non ci fosse un domani.
Incontra lo sguardo della sua migliore amica, Taylor, rintanata in un angolo della stanza. La vede sollevare le sopracciglia più volte e spostare gli occhi da lui al generale Xander.
Harry non può fare a meno di piegare le labbra in una smorfia.
Ma l’uomo sta ancora aspettando, quindi, con un leggero cenno del capo, porge la mano -piuttosto curata -al generale, facendosi trascinare al centro della pista.
Xander lo attira a sé, poggiando una mano alla base della sua schiena. Troppo in basso per i gusti di Harry.
La musica risuona alta nella sala, quando il generale comincia a farli volteggiare.
Il riccio cerca di concentrarsi su tutto ciò che lo circonda, piuttosto che su quella mano che continua a scendere lentamente, sempre più in basso fino al suo sedere.
Vorrebbe staccargliela a morsi, quella mano.
Ma “Ho sentito che gli Unni si avvicinano sempre più” dice, cercando di distrarsi.
Xander annuisce stringendolo un po’ di più. “Già, ma non devi preoccuparti, mio fiore. L’imperatore ha dato l’ordine di costituire un esercito. Il figlio maschio di ogni famiglia dovrà arruolarsi. Nessuno potrà batterci.”
“E-esercito?” chiede, mordendosi un labbro.
Il generale segue il movimento ed Harry non può fare a meno di sorridere.
Dio, odia quell’uomo.
Xander annuisce semplicemente prima di costringerlo a guardarlo negli occhi. Sono scuri e anonimi.
“Allora, quando ti deciderai ad accettare la mia proposta di matrimonio?”
Harry scoppia a ridere. “Quando ti deciderai ad arrenderti? Non è quello che voglio, e lo sai…”
L’altro sbuffa, facendo scendere di poco la mano sulla sua schiena fino a sfiorare il suo sedere.
Harry si lascia scappare un sorriso e lo lascia fare.
Da lui non otterrà comunque niente di più.
“Già” sbuffa “tu e le tue cavolate sull’amore. Sai che fin quando rimarrai qui, non lo incontrerai mai, vero? Insomma, sono tutti degli stupidi villani senza cervello. E poi, dovrei sentirmi offeso. Cosa ti impedisce di innamorarti di me?”
Harry si morde il labbro cercando di frenare le parole che tentano di uscire senza il suo permesso e “Troppo diversi” si limita a dire scrollando le spalle e lanciando un’occhiata a Taylor in segno d’aiuto.
Quella scoppia a ridere, e dopo aver scosso la testa si dirige a passo di marcia verso di loro.
Picchietta una mano perfettamente curata sulla spalla di Xander attirando la sua attenzione. “Posso rubarle il cavaliere?” chiede, mostrando uno dei suoi sorrisi più belli.
Quello rimane a fissarla per qualche secondo prima di arrendersi ed annuire.
Si volta verso Harry e senza distogliere lo sguardo dal suo, gli lascia un lungo bacio sulla mano.
Poi “Alla prossima” mormora, prima di dileguarsi tra la folla.
Harry non perde tempo e avvolge la bionda in un abbraccio e ridacchiando contro il suo collo la ringrazia.
Taylor rabbrividisce prima di farlo staccare da lei di prepotenza ed afferrargli una mano.
Gli scocca un’occhiata eloquente e “Sta zitto e balla” ordina.
Harry si limita ad obbedirle.
 
**
 
 
“Che stai combinando?”
Harry salta per aria, portandosi una mano al petto e cercando con l’altra, di nascondere una sacca dietro il proprio corpo.
“Niall.”
“Harry.”
“Che ci fai qui?” chiede il riccio stampandosi un sorriso tutto fossette che spera distrarrà l’amico.
“Non cambiare discorso. Che stai combinando?” Come non detto.
Niall incrocia le braccia al petto facendo un passo avanti ed entrando una volta per tutte nella stanza.
Fa posare il suo sguardo sulla sua scrivania piena di fogli scritti e strofe e strofe di poesia.
Poi il suo sguardo si posa sulla sacca, facendosi immediatamente serio.
“Non mi fermerai, Niall.”
Sa già che il biondo ha capito le sue intenzioni. D’altronde sono già otto anni che si conoscono e conosce già il carattere di Harry, come funziona il suo cervello, come deve prenderlo o meno in determinate situazioni.
Ma soprattutto sa quanto gli stia stretto il suo ruolo nella casta sociale.
Harry è quello che può essere considerato un accompagnatore.
Fin da piccolo, non gli è mai stato permesso di avvicinarsi alle armi, come invece succede ad ogni adolescente che all’età di dieci anni comincia l’addestramento.
Col passare degli anni, la bellezza di Harry era diventata più evidente, e spesso uomini e donne si presentavano alla sua porta per chiedere la sua mano o semplicemente per una notte di sesso.
Harry non può negare di non aver approfittato un po’ della situazione, ma ora, all’età di ventun anni, l’unica cosa che vuole fare è rendersi utile. Se per il proprio paese, ancora meglio.
Non ha mai toccato una spada, questo è vero.
Ma è a questo che serve un addestramento no? È sempre stato capace di imparare in fretta.
Qual è la differenza?
“Harry, sei per caso impazzito?! Ti farai ammazzare!” urla Niall, completamente rosso in volto.
Il riccio alza gli occhi al cielo.
“Non mi succederà niente Niall. Te lo prometto. Ho bisogno di farlo. Non ce la faccio più. Sai quante cose non mi sono permesse di fare solo perché ho un bell’aspetto?! Non me ne faccio nulla della bellezza, se alla fine dentro non mi sento realizzato per nulla.”
“E vuoi cominciare andando a combattere una guerra che potrebbe portarti alla morte?!” esclama sbuffando una risata vuota.
“Non essere così drammatico Niall! E almeno, se così sarà, avrò fatto qualcosa per la mia patria!”
“Quelli sono dei barbari! Non hanno pietà per nessuno. Ucciderebbero anche un bambino pur di accaparrarsi un pezzo di terra.”
Harry sospira strizzando gli occhi.
“Ho già preso la mia decisione, Niall. Ora come ora, tutto ciò che devi fare è fingere di non sapere dove sono.” Dice voltandosi verso di lui, allacciandosi la sacca ad un fianco e alzando i capelli con una fascia.
Niall lo guarda con gli occhi azzurri spalancati e pieni di terrore di perdere il suo migliore amico.
“Vuoi dire che non saluterai nemmeno tuo padre?!” chiede.
Harry scuote la testa. “Non avrei più il coraggio di andarmene e lasciarlo solo.” Dice.
Poi finalmente fa un passo avanti stringendolo forte tra le sue braccia e affondando il viso nel suo collo.
“Stai facendo una pazzia...”
“Lo so…”
Il biondo sospira beandosi di quello che lo sa, sarà l’ultimo abbraccio per un po’ di tempo.
“Prova anche solo a tornare con qualcosa di rotto, e giuro che sarò io ad ucciderti” dice serio stringendolo il più possibile.
Harry lo stringe a sua volta. “Vacci piano, Horan. Potrei pensare che stai per piangere.” Tenta di scherzare staccandosi.
Sorride storto, facendo spuntare una delle sue fossette, poi intrufola una mano tra i capelli dell’altro scompigliandoli.
“Ci vediamo presto, Niall” annuisce Harry prima di lasciare la stanza.
“Abbi cura di te.” È quello che sente, prima di allontanarsi definitivamente, il corpo invaso dall’adrenalina.
 
Sono radunati tutti nel centro della città.
Ci sono almeno un’ottantina di ragazzi più o meno della sua età, le loro madri attaccate al loro braccio, un fazzoletto tra le mani ad asciugare qualche lacrima.
Rivolge un piccolo sorriso ad una donna che posa lo sguardo su di lui prima di girarsi di scatto quando si sente afferrare per un braccio.
“Vai immediatamente via di qui.”
“Ciao anche a te Liam! Come stai, bene? Oh anche io.”
Liam sbuffa. “Non mi sembra il momento adatto per i convenevoli. Che diavolo ci fai qui?” chiede guardandosi intorno.
Due uomini si stanno dirigendo verso di loro a passo di marcia. Non riesce a vederli ancora bene ma è certo che si tratti di due generali.
“Esattamente quello che stai facendo tu amico.” Risponde. “E per favore prima che tu apra bocca dicendomi che sto facendo una pazzia, eccetera, ti faccio risparmiare fiato e ti dico che non me ne importa nulla di quello che credi.”
Il castano solleva le sopracciglia, leggermente colpito dal comportamento dell’amico, solitamente gentile e pacato.
“Okaay, fa come vuoi” fa in tempo a dire prima che vengano interrotti da una voce che attira immediatamente l’attenzione di Harry.
Il riccio non ha difficoltà ad individuarne la fonte, grazie alla sua altezza.
I suoi occhi si posano su un ragazzo sicuramente molto più basso di lui, ma dall’aria determinata e lo sguardo fiero.
I suoi capelli sono castani e gli ricadono disordinati sulla fronte. I suoi occhi sono i più azzurri che Harry abbia mai visto – nemmeno quelli di Niall sono così belli- e il suo volto è coperto da un leggero strato di barba che lo fa apparire tremendamente sexy. Indossa l’armatura, nonostante il caldo insistente, e muove le labbra per articolare parole che Harry non riesce quasi a seguire tanto è incantato.
“Sono il generale Louis Tomlinson e questo” dice indicando alla sua destra un ragazzo bellissimo dalla pelle ambrata e gli occhi color del caramello, che annuisce in saluto, “è Zayn Malik. Ci siete stati affidati per prepararvi alla battaglia che si svolgerà a breve, lo sappiamo tutti. Il nostro imperatore ripone molta fiducia nel suo esercito ed in voi, per questo vi chiedo di impegnarvi e di dare il massimo. Scenderete in campo non solo per voi, ma soprattutto per la vostra famiglia e per garantire un futuro sereno al popolo.
Siete stati coraggiosi a presentarvi qui, ma se credete che non possiate farcela è meglio che prendete le vostre cose e andiate via. Nessuno vi giudicherà.” Decreta prima di fare silenzio.
I suoi occhi scandagliano la grande folla, ed Harry trattiene il respiro quando ha l’impressione che i loro sguardi si incontrino per un istante.
Nessuno comunque decide di abbandonare il gruppo.
Louis annuisce, quasi orgoglioso e fiero. “Perfetto. E adesso andiamo. Dobbiamo arrivare al campo prima del tramonto” ordina prima di voltare loro le spalle ed allontanarsi, gli occhi di Harry a seguire ogni suo movimento.
Sarà più interessante del previsto.
 
 
Le gambe di Harry urlano dalla stanchezza quando finalmente giungono al campo.
Le tende sono già state montate per fortuna, quindi dopo essere stati lasciati liberi, Harry afferra il braccio di Liam dirigendosi verso la tenda più vicina ed entrandoci dentro.
Ci sono quattro brandine dall’aria scomoda poste una di fronte all’altra, un tavolino vecchio e sgangherato al centro, e su di esso una vecchia lampada ad olio ancora spenta.
Si dirige immediatamente verso il primo letto sospirando di piacere alla sensazione di morbidezza contro i suoi muscoli tesi e stanchi.
Chiude gli occhi poggiando la testa sul cuscino.
Avverte Liam sistemarsi sul letto di fianco al suo.
Apre gli occhi quando lo sente sospirare a lungo.
“Che succede?” chiede quindi, la voce roca per essere rimasto in silenzio a lungo.
Il castano scrolla le spalle e “niente” borbotta.
Harry solleva le sopracciglia, perplesso. “Credi che io sia stupido?” chiede.
Liam fissa i suoi occhi su di lui e “in realtà si, visto dove ti trovi” ammette alla fine.
Il riccio lo fissa per quelli che sembrano attimi infiniti, terribilmente irritato e stanco.
Il suo cervello lavora al doppio della velocità, suggerendogli parole che però si rifiuta di pronunciare, certo che potrebbero ferirlo.
Poi sospira.
“Sai Liam, credo che questa sera non cenerò. Buonanotte.” Decide di dire alla fine, voltandogli le spalle e chiudendo in quel modo il discorso.
Chiude gli occhi e cerca di rilassarsi.
Si addormenta solo dopo che Liam ha lasciato la tenda.
 
 
**
 
Harry si sveglia di soprassalto. Qualcuno lo sta scuotendo bruscamente per il braccio.
Spalanca gli occhi e rivolge un’occhiataccia a Liam, in piedi davanti a lui, già vestito, che lo guarda con aria truce.
“Che succede?” chiede, dando un’occhiata all’esterno della tenda, lasciata aperta dal castano.
Deve essere solo l’alba.
“Sei in ritardo. Sono tutti già al campo, datti una mossa!” esclama il castano uscendo di corsa dalla tenda.
Harry scatta immediatamente in piedi e “Come sono già al campo?!” sbotta, nella solitudine della sua tenda.
Afferra i pantaloni velocemente per poi infilarsi la leggera maglia bianca e le scarpe.
Esce dalla tenda di corsa, una mano tra i capelli nel tentativo di renderli presentabili.
Rabbrividisce, l’aria intorno a lui ancora fredda.
Il cielo è macchiato di rosa ed arancione, mentre il sole sale lentamente svegliando la natura circostante con i suoi raggi caldi.
Quando arriva al campo ha un leggero fiatone.
I suoi compagni sono messi in fila, uno accanto all’altro.
Cercando di non dare troppo nell’occhio, si accoda all’ultimo della fila, un ragazzo dai corti capelli neri e uno sguardo malizioso.
Harry gli rivolge un sorriso luminoso ma quello solleva un sopracciglio sorridendo storto.
“In ritardo il primo giorno? Non sarai un buon acquisto per il nostro esercito” dice.
Il sorriso sparisce dal volto di Harry che si tende, assumendo un’espressione dura.
“E tu chi saresti?” chiede, con una smorfia, le dita che gli pizzicano.
“Nick Grimshaw” risponde, raddrizzando le spalle.
“Bene, Nick. Che ne dici se ti fai avanti e mi aiuti nella dimostrazione corpo a corpo?” una voce interrompe Harry, già sul punto di rispondere al moro.
Entrambi si voltano verso la voce.
Un leggero rossore si forma sulle guance del ragazzo al suo fianco, mentre il riccio spalanca impercettibilmente gli occhi alla vista del loro capitano.
Louis Tomlinson è in piedi davanti a loro, e li guarda con un’espressione seria in volto, gli occhi di un azzurro da fare invidia anche alle acque più chiare al mondo, una leggera barba a circondargli il volto.
Indossa dei pantaloni di tela neri, stretti in vita da una larga fascia nera.
Il suo petto è completamente scoperto mentre si solleva a ritmo dei suoi respiri.
La pelle lucida per il sudore.
Harry trattiene a stento un gemito.
Deve essere in piedi già da un pezzo.
Ed Harry deve essere sicuramente in paradiso.
Allora?
Nick annuisce impercettibilmente, facendo qualche passo avanti e raggiungendo Louis, che adesso sta guardando Harry dritto negli occhi.
“Non voglio più che ci sia alcun ritardo. Per oggi te la caverai cucinando il pasto per tutti i tuoi compagni.” Ordina.
Harry ha almeno la decenza di arrossire sotto quello sguardo, prima di annuire flebilmente.
“Bene, adesso cominciamo. Ho bisogno di sapere come ve la cavate con il combattimento corpo a corpo. Sarà una lunga giornata.” Dice, prima di voltargli le spalle e dirigersi verso il centro del campo, seguito da Nick, ora livido in volto.
Harry si lascia scappare un mezzo sorriso.
 
 
“Il prossimo!” urla Louis, in piedi in mezzo al campo, il corpo completamente sudato e il respiro pesante.
Si passa una mano sulla fronte, scacciando via il sudore che rischia di bagnargli anche gli occhi e passa la lingua sulle labbra nel tentativo di darsi un po’ di sollievo.
Sono passate diverse ore da quando ha cominciato a testare i suoi uomini uno per uno, cercando di capire quale fosse la loro forza e come sapessero cavarsela nella battaglia corpo a corpo, quali fossero i loro punti deboli.
Louis combatte ormai da quando ha diciotto anni, quando suo padre, dopo una vita passato ad allenarlo, aveva deciso che sapesse manovrare abbastanza bene la spada da mandarlo in guerra.
Lui, d’altronde, non aveva aspettato altro, troppo entusiasta di dimostrare a suo padre che sarebbe stato in grado di tornare a casa vivo ed integro.
Nessuno però –nemmeno Mark- l’aveva preparato alla sensazione di togliere la vita ad una persona.
Durante gli anni di allenamento, suo padre -nonché generale- gli aveva detto che le qualità principali per essere un guerriero perfetto stavano soprattutto nell’essere sveglio, agile, veloce, preciso e distaccato.
Si era allenato parecchio, grazie anche all’aiuto di uno dei suoi zii e in compagnia del suo amico Zayn.
Anche in quel momento però, avrebbe potuto affermare con sicurezza che non si sarebbe mai e poi mai abituato a vedere la luce sparire dagli gli occhi di un uomo a causa della sua spada, della sua mano.
Forse era per questo, ma soprattutto per qualcosa di personale che alla fine di ogni battaglia Louis, rivolgeva loro un pensiero nelle sue preghiere.
Perché, come spesso gli diceva sua madre dopo le prime battaglie a cui aveva assistito – quando lo trovava in lacrime rannicchiato sul letto – poggiando una mano sul suo petto: “La vita è breve. Perdona in fretta, bacia lentamente, ama davvero, ridi sempre di gusto e non pentirti mai di qualsiasi cosa ti abbia fatto sorridere, oppure piangere.”
Come Jay si premurava sempre di ripetergli, non era colpa sua se quegli uomini si erano buttati direttamente tra le fauci della morte solo per cause egoistiche.
Quindi, si, le sue mani si erano sporcate di sangue, ma all’età di ventisei anni aveva imparato a pensarci né troppo, né troppo poco.
Solleva lo sguardo quando due piedi entrano nella sua visuale.
Il ragazzo dai lunghi capelli di quella mattina, è lì davanti a lui, gli occhi chiari e verdi fissi sul suo viso, quasi in ammirazione che lo fa agitare leggermente.
Louis porta una mano tra i capelli scuotendoli leggermente e distogliendo lo sguardo da quello dell’altro.
Prende un profondo respiro e “Attaccami” dice.
Quello solleva un sopracciglio. “Come?”
“Hai sentito? Attaccami! Non c’è tempo per l’esitazione. Forza!”
Harry aggrotta le sopracciglia, stringendo leggermente gli occhi.
Prende un respiro profondo allargando leggermente le narici, poi, determinato si spinge contro il corpo sudato e più piccolo del suo, un sorrisetto sulle labbra.
Non ha nemmeno il tempo di afferrare le sue braccia tra le mani, che si ritrova disteso a terra, una fitta alla schiena, e una gamba dolorante.
Gli scappa un gemito di dolore mentre avverte il terreno raschiare contro la propria schiena.
“In piedi.”
Harry strizza gli occhi per riuscire a guardare Louis in faccia, che adesso lo sta guardando con un cipiglio infastidito.
Punta un gomito sul terreno e facendo leva si alza da terra.
“Qual è il tuo nome, soldato?”
“Harry” risponde prontamente, scacciando via dal volto alcuni ciuffi di capelli.
La pelle gli prude a causa del sole che batte furioso sulla sua pelle da ore, ormai.
È sicuro che sia arrossata.
“Bene, Harry, ti ho chiesto di attaccarmi, non di spingermi come una ragazzina.” Dice piccato.
E prima che il riccio abbia il tempo di emettere un solo respiro, Louis si lancia su di lui.
 
 

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⏰ Last updated: Apr 14, 2018 ⏰

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