Mi trovai dinnanzi ad una reception, dove una segretaria bionda mi disse quale fosse il numero dell'ufficio dei colloqui ed io seguii le istruzioni.

Mi accolse un signore pelato sulla cinquantina.

Era altissimo, muscoloso e vestito rigorosamente di nero. Ricordo che pensai che sembrava più un bodyguard, che un dirigente di una grossa azienda. Si presentò solo per nome "Paul", probabilmente per mettermi a mio agio.

Mi fece compilare una scheda, dove scrissi la mia formazione sia accademica che professionale, ed aggiunsi i miei tratti distintivi.

Poi proseguimmo con l'intervista. Parlai delle mie esperienze personali, e mi fece fare una sorta di test per mettere in luce le mie abilità sul problem solving.

Lui appuntò tutto.

Non appena il colloquio si concluse mi aspettavo un "le faremo sapere".

Ed invece il signor Paul, mi disse semplicemente che mi aspettava la settimana seguente per il mio primo giorno di lavoro.

Ero scioccata.

"Signorina c'è qualche problema?" mi chiese.

"Mi scusi signor Blake, non capisco. Lei mi sta assumendo?"

"Io non sono il signor Blake. Sono il signor Nelson, segretario del signor Ian Blake. E no signorina Jhonson, assumerla spetta al signor Blake, il quale svolgerà il recruting day e le darà poi il contratto."

"Quindi lei non mi sta assumendo."

"No"

"Ma pensa che io verrò assunta"

"Lei verrà sicuramente assunta. Ha un curriculum eccezionale, ed inoltre ha passato egregiamente il colloquio. Puo' iniziare a cercarsi una casa signorina Jhonson". Decisi di non insistere.

Beh, cos'altro avrei potuto ribadire?

Mi stava praticamente dicendo che il lavoro era mio.

Iniziai subito a girovagare per Seattle alla ricerca di una casa da affittare.

Cercavo un posto economico, e vicino all'ufficio.

Camminai un tempo indefinito.

Mi trovai sulla 1th Avenue quando svoltai l'angolo sulla 100 south main street, e vidi sulla sinistra la scritta "locasi".

Era una sorta di condominio, la texture esterna si mostrava in mattoni, mentre all'interno vi era una scala un po' malandata con i muri rovinati, che portava al piano di sopra, dove vi erano una decina di porte dentro le quali vi erano degli appartamenti.

La proprietaria era una donna anziana di nome Cintia, mi mostrò l'unico appartamenti rimasto: a primo acchito era una grande sala con a destra la cucina ed il banco colazione, di fronte vi era una sorta di soggiorno con un tavolino, un divano ed un televisore. E poi vi era una stanza da letto con bagno in camera.

Di certo, non era il massimo e non era neanche un luogo che mi trasmetteva sicurezza, ma sicuramente era vicino ed economico e quindi non persi tempo ad affittarlo.

Tornai ad Atlanta, salutai i miei amici, ed anche la mia amata villetta dove avevo vissuto degli anni felici con la mia famiglia, ma anche degli anni bui e pieni di dolore.

Andai anche al cimitero di Oakland, per salutare i miei genitori e nonna Mary.

Ricordo che quel giorno trovai la loro lapide distrutta, e questo mi turbò molto. "Sarà stato qualche vandalo" pensai.

Anche se ultimamente, avevo sempre una strana sensazione addosso.

Come se qualcuno mi osservasse, o seguisse. "Ma visto che tu sei paranoica puoi benissimo far finta di nulla." Mi ripetei.

Le sfumature dell'amoreWhere stories live. Discover now