Ed infine i peggiori, i suicidi. Ci sono suicidi che passano i giorni in cerca di attenzione. Sono i finti depressi, sono quelli che non vengono cagati da nessuno e quindi invece di attenzioni positive, si buttano sulle negative.

Nonostante tutto ho già etichettato la ragazza, provo una leggera curiosità nel sapere come mai hanno deciso di rinchiuderla, anche se nel mio caso sono stato io la causa del mio stesso male, ma questo poco importa. Dentro di me stavo aspettando la sua storia, sperando che non non deludesse le mie aspettative e le mie ottime osservazioni. Passa un minuto e la sua bocca è chiusa in una morsa, non parlerà me lo sento. Nessuno parla alla prima seduta.

"Sono Isabella, sono qui da due giorni. Sono appena uscita dall'ospedale dopo tre mesi di coma.- Sono ancora più sorpreso, aveva voglia di parlare di se il primo giorno. Infondo me lo aspetto da un suicida. Dopo questa frase d' esordio, mi viene da pensare chissà quale liquido avrà ingerito per ridursi a tre mesi di coma, ma dopo un minuto di esitazione continua il suo racconto ed io commosso dalla mia grande capacità di capire gli altri da un solo sguardo, la ascolto per gongolare tra me e me. Infondo non c' era mai nessuno di nuovo, capitava di rado e si sentivano sempre le stesse storie, avevo bisogno di qualcosa di nuovo. Chissà quali droghe nuove aveva ingerito.- Io, mio padre e mia madre siamo stati travolti da un camion di ritorno dalla casa di mia nonna. In realtà è quello che mi hanno raccontato, perché non ricordo nulla. -I suoi occhi verdi comunicano rimpianto in ogni parola che pronuncia, sembrano come smeraldi illuminati da un intenso fascio luminoso e i suoi capelli nero corvino, le scendono morbidamente lungo le spalle, fino a toccare le mani senza alcuna difficoltà, ci gioca con le dita e fa tante pause, avrei scommesso circa cinquanta euro che avrebbe pianto dopo cinque minuti di racconto.- I miei genitori non ci sono più, non ho assistito al loro funerale, beh perché ero in coma. Al mio risveglio i miei parenti hanno compilato le carte per questa clinica sperduta nel niente per il mio bene. Per il mio bene avrebbero potuto portarmi sulla tomba dei miei in modo che potessi piangerli, ma in realtà non hanno ascoltato la mia opinione, dunque devo trattenere e conservare le mie lacrime fino a quando non sarà decretato che sto meglio."

Avrei giurato di sentire la sua voce di Vì nella parola "meglio", ma cerco di non pensarci, forse il motivo di tale sentore è che ora avrebbero più o meno la stessa età e lo stare chiuso in quelle quattro mura, con donne adulte, mi ha fatto dimenticare che le ragazze possono avere un timbro molto più delicato. Ma mentre sono perso nel mio soliloquio mentale, Agata stava raccontando di quanto fosse brava a non affogare più i suoi problemi nell'alcol, mentre Ben negava le sue parole giurando fedelmente di averla vista in bagno con una fiaschetta e l' alito che le puzzava di alcol e sigarette. Guardo Isabella mentre in sottofondo avevo solo un disco rotto che si ripeteva ogni giorno da ben 235 giorni. I suoi occhi sono posati sui due piagnoni e le sue labbra rosse come ciliege che fanno riscontro con la pelle pallida,si dilatano in un sorriso quasi divertito. L'unica parte di lei che avrebbe dovuto ridere sul serio, le sue pietre preziose di un verde scintillante restavano lucidi e fisse nel vuoto.

Vengo beccato a guardarla, sostiene il mio sguardo e smette di sorridere. Si porta le braccia dietro la schiena, si sta vergognando della sua situazione e del suo copro, eppure non accenna a rivolgere gli occhi in un altra direzione.

Come se fosse un flash, dietro di lei vedo un busto con una maglia rosa bagnata e ricoperta di sangue, Veronica. Riporto la mia attenzione alla finestra e strizzo le palpebre, credevo di aver smesso con le allucinazioni, che mi fossero rimasti solo i sensi di colpa ma a quanto pare non è così.

"Zero, stai bene? Hai una pessima cera, vuoi che chiami la dottoressa?"-Dice con tono melodrammatico la psicologa posando una mano sulla mia spalla. Dopo un mio cenno di testa, si gira verso gli altri pazienti e comunica-"Miei cari, concludiamo per oggi la seduta, ci ritroveremo domani alla stessa ora qui. Per quanto riguarda te, vieni ti accompagno nella tua stanza e poi andrò a consultarmi con chi di dovere. Ti sono nuovamente iniziate le allucinazioni? Zero, parlami."

Voglio risponderle, ma non adesso. Voglio sapere quello che ha intenzione di fare la nuova arrivata. Poi perché Vì è apparsa solo dopo dieci minuti in cui eravamo nella stessa stanza?Isabella, si alza e senza mutare espressione si siede sulla poltrona davanti alla finestra, la mia poltrona. La poltrona sulla quale passavo gran parte delle giornate,fingendo che lei ci sia ancora, ma che gioca fuori all' aperto. Si rannicchia e si porta un plaid sulle gambe. Mi sento sollevare da entrambe le ascelle e proprio mentre vengo trascinato via, lei decide di guardarmi. Non le faccio pena, mi intriga, mi fa sentire nuovamente umano e quando si chiude la porta alle mie spalle, rivolgo alla strizzacervelli la parola. "Sandra, sto bene. Ero solo, quella ragazza..." Lo sapevo,agli occhi di lei stavo solo vedendo in quella ragazzina la mia Veronica, ma non era così, non avevano nulla in comune. La mia Vì era solare, aveva i capelli del colore del miele e gli occhi di un incantevole color mare. Invece, nella nuova arrivata che aveva da subito sostenuto il mio sguardo e occupato il mio posto,ci avevo visto altri guai.

"Zero, lo so cosa ci vedi in lei, ma lei non è Veronica e se ti da fastidio la sua presenza, posso inserirla in un altro gruppo. Lo avevo detto alla caposala che era una brutta idea, ma ha voluto ascoltare i miei reclami convinta del fatto che vi avrebbe fatto bene passare del tempo con ragazzi della vostra età."- Poi si rivolge agli infermieri con voce garbata e suadente, tanto da generarmi un rigetto di disgusto- "Mettetelo giù, ora sta molto meglio."

Nonostante tutto la dottoressa avesse detto che stavo molto meglio, Ping e Pong (questi erano i nomi che avevo deciso di affibbiargli qualche anno prima solo perché non mi stavano simpatici) decisero di scortarmi in stanza contro la mia volontà.

Arrivato in stanza, sotto lo sguardo vigile dei due celebrolesi, mi siedo sul letto ed appoggio la schiena al muro. Giuro a me stesso che non mi avvicinerò alla ragazza, che non la guarderò e nemmeno ascolterò ciò che ha da dire. Guardo fisso la foto mia e di Vì e dopo solo mezza giornata d' inferno, desidero solo dormire ed incontrarla nuovamente nei miei sogni.

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⏰ Last updated: Jan 22, 2018 ⏰

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