SHIN

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Pyke, le Isole di Ferro, i Greyjoy... nomi temuti ed odiati da generazioni nel Continente Occidentale. Le scorribande, le razzie, le continue ribellioni e, infine, l'indipendenza.

Mentre la nave fendeva le acque grigie e fredde della Baia, gli ritornarono in mente le storie che gli raccontava la sua nutrice Ygdra quando era bambino, alla tremula luce delle candele, in notti senza luna. Quelle storie parlavano di uccisioni, stupri, del marchio di sangue, fuoco e ferro che i pirati lasciavano sulle coste, delle urla di terrore e disperazione che accompagnavano le loro imprese. Il motto dei Greyjoy, il culto del loro dio Abissale e il simbolo del loro vessillo, la piovra dorata in campo nero, avevano popolato i suoi incubi di fanciullo. Dall'alto delle mura del suo castello, volgeva spesso lo sguardo verso il mare, temendo e, allo stesso tempo, quasi sperando di vedere le ombre farsi legno e vela, le paure farsi carne e sangue. Ne aveva terrore, eppure, in un certo modo strano ed inquietante, ne era attratto.

"È trascorso tanto tempo... cinque lustri, almeno. E ora la vita conduce i miei passi verso queste isole da incubo."

La dolce brezza faceva ondeggiare quel che restava del manto da guardia reale, sdrucito, consunto. Della purezza originaria rimaneva ben poco come dell'uomo che lo portava: un'armatura incrostata di salsedine, stivali logori, il viso emaciato, la barba lunga ed ispida, più che l'appartenente ad una nobile casata, più che un alfiere dei Lannister, più che Shin della casa Estren, sembrava un naufrago, un vagabondo, un altro dei ratti che infestavano Fondo delle Pulci. Il quartiere più malfamato di Approdo del Re... popolato da tagliagole, ubriaconi, assassini, vecchi, puttane che soltanto un reietto avrebbe potuto trovare appetibili. "Le Isole di Ferro non possono essere peggio di così".

<<Siamo arrivati, mio signore>>. Come un'eco lontana e distorta, la voca roca e beffarda del capitano di quel legno marcescente che lo aveva traghettato dalla Capitale a Pyke, lo riportò alla realtà.

Senza voltarsi, lasciò cadere sul ponte le ultime monete che gli restavano. "Che se le tenessero, a me ormai non servono più. Probabilmente finirò accoltellato appena sceso a terra, spoglieranno il mio cadavere, che sarà gettato in un fosso, o, se sono devoti, in mare".

Vivere, morire, che differenza c'era ormai? Il suo nome, il suo onore, qualsiasi speranza, barlume di umanità erano lontani molte leghe, uno sconfinato oceano lo separava dall'uomo che era stato.

Soltanto una cosa gli impediva di gettarsi da una rupe, o tagliarsi le vene, anche se sempre più spesso il dolce e freddo abbraccio dell'acciaio sulla pelle occupava i miei pensieri. Tra le ceneri della sua anima bruciava ancora un tizzone: il desiderio di vendetta, contro chi lo aveva reso questa pallida ombra, questo fantasma senza vita che vagava per il mondo. Un desiderio che consumava ogni stilla del suo essere, ultima luce negli occhi spenti che guardavano un mondo diverso, ostile, un mondo che era sorto dopo la Lunga Notte.

Forse sarebbe stato meglio se quell'alba non fosse mai venuta...

Pyke, una fine o un nuovo inizio. "Un posto vale l'altro per chi non possiede più nulla..."

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⏰ Last updated: Jan 12, 2018 ⏰

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