INIZIO

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Capitolo 1

Non sentivo niente, vedevo la bocca della professoressa muoversi, come se fosse un pesce in un acquario. Oltretutto le stavo solo dando qualche occhiata ogni tanto, il mio sguardo invece era puntato sul primo banco a destra. Lì, infatti, sedeva Joshua Peterson, il nuovo compagno. anche se era arrivato ormai da quattro mesi per me restava ancora "il nuovo compagno". Come al solito stava scrivendo qualcosa su un quadernetto che teneva sempre dietro. Ero molto incuriosito dal suo contenuto. Lui non dava confidenza a nessuno e quando la professoressa gli faceva qualche domanda lui rispondeva a bassa voce ed in fretta, con la sua voce rauca. Sembrava infatti una specie di gufo notturno, che il giorno se ne stava nascosto e al sicuro, mentre la notte nessuno sapeva cosa facesse. I miei compagni non sono molto bravi ad accogliere i nuovi arrivati, quindi li accolgo quasi sempre io. Però lui no. Joshua era diverso. Una diversità inquietante. Nell'intervallo restava da solo, in disparte.
non riuscivo neanche a fargli qualche domanda, appena lo guardavo dritto negli occhi, quegli occhi verde smeraldo ma allo stesso tempo impenetrabili e taglienti, mi si paralizzava la lingua. I miei compagni erano tutti antipatici verso i nuovi. Joshua però sembrava assorbire come una spugna tutte le angherie dei miei compagni. Io e Nick, il mio migliore amico, eravamo incuriositi da Joshua. Era così misterioso, così silenzioso che non a pochi avrà trasmesso curiosità. Ma ai miei compagni no. Loro vivevano nel loro piccolo mondo. Non si accorgevano di nulla. Si limitavano solo a prenderlo in giro senza voler sapere cosa si trovasse al di là dei suoi occhi verdi e taglienti come lame. Quel giorno era l'ultimo dell'anno scolastico, che io e Nick aspettavamo con impazienza, così avremmo potuto passare l'estate insieme. Io e Nick abitavamo in una piccola cittadina campagnola nel nord dell'Ohio. Io mi chiamo Ryan Bailey.
“Allora Bailey, mi vuoi annunciare tu le proprietà di questo teorema?”, mi svegliai come da un sogno ad occhi aperti e notai che a parlare era stata la prof
“eh?” feci io, ancora imbambolato. Tutta la classe scoppiò a ridere, e nemmeno la prof riuscì a trattenere un risolino.
“so che è l’ultimo giorno” disse lei “ma non abbiamo ancora finito, quindi torna tra noi”
In quell’istante suonò la campanella di ricreazione e mentre tutti gli studenti si riversavano fuori lei continuava a dire “mi raccomando, fate i compiti per le vacanze!”

Ero fuori nel giardino della scuola, come sempre. Sbocconcellavo un panino. Vidi Nick correre verso di me “ciao, scusa il ritardo. Ho avuto biologia, sai quanto è rompipalle il prof…”
“fa niente” dissi io
“senti, allora stasera andiamo alla festa di Jack Lamb?”
“non credo… boh, non me la sento…”
“ma dai, non sparare stupidaggini! È la festa più cool dell’anno, e guarda caso ci ha invitati!”
“d’accordo…”, il mio sguardo si perse in lontananza, verso i gradini dell’entrata. Lì era seduto Joshua, ancora a scribacchiare sul suo quadernetto, rimasi incantato a guardarlo.
“ehi Ryan, ci sei?”, il mio sguardo era incollato lì “terra chiama sfigato cosmico… Houston, abbiamo un problema!”, scossi la testa per svegliarmi, accorgendomi che Nick mi chiamava.
“sei sicuro di stare bene?” mi disse “da quando è arrivato quel tipo non fai altro che fissarlo!”
Ad un certo punto arrivarono dei tipi che cominciarono a prenderlo in giro, quindi andammo a fermarli.
“ehi!” dissi io “che succede qui?!”
“levati di mezzo Bailey! Non ti riguarda!” fece quello “devo solo sfotterlo un po’, tutto qui!”
“detto da uno che usa ancora le scarpe a strappo non mi sembra tanto credibile” ribatté Joshua. Si guardò le scarpe, che non avevano i lacci, ma il velcro, e dopo fece uno scatto furioso verso di lui. Mi buttai a trattenerlo “Peterson! Ti faccio sputare fuori le budella!” disse, dimenandosi dalla mia presa, in mio aiuto vennero anche i suoi amici, fino a che questo si calmò.
Joshua non sembrava spaventato, era lì, con sguardo asettico “la pagherete!” disse, senza una smorfia di una qualsiasi emozione “la pagherete tutti!”, detto ciò entrò nell’edificio, proprio mentre la campanella suonava, per indicare la fine dell’intervallo. Io e il gruppetto di bulli rimanemmo fermi a guardarlo entrare e, anche quando ebbe varcato la soglia, rimanemmo imbambolati con la bocca aperta, fino a che quelli se ne andarono.
“Ryan, io vado, che sennò alla prof di storia le prende una crisi nervosa! Ci vediamo all’uscita!” non mi diede neanche il tempo di salutare che si fiondò anche lui dentro. Io rimasi lì fermo, fino a quando il giardino fu isolato, poi entrai anch’io.

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