Capitolo 1

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Scesi più in profondità, per sentire la sabbia tra le mie mani.
Non so perché, ma toccare quei minuscoli granelli aveva un effetto estremamente rilassante e mi faceva dimenticare qualsiasi cosa.
In quel mondo sottomarino, ogni elemento era rilassante.
Io adoravo ciò che donava calma e pace all'animo.

Per questo avevo creato il mare.

Presa la sabbia candida tra le mie mani, strofinai dolcemente i pollici contro il piccolo mucchio che si era creato sul mio palmo.
Era una sensazione meravigliosa.
Però, pensai, ero sott'acqua da ormai troppo tempo, e gli umani avrebbero potuto pensare che fossi affogata, o, peggio, qualcuno avrebbe addirittura potuto domandarsi come facessi a rimanere così tanto tempo senza respirare.

Tornai verso la superficie, ammirando la brillantezza della luce del sole increspata dalle onde del mare.
Quando risalii, mi sembrò di essere appena uscita da un torpore, che mi aveva regalato energia.

Ovviamente, l'acqua mi trasmetteva potere.
Non per niente, l'acqua ero io.
Mi ero sempre domandata se immergermi nel mare era come farlo in me stessa, il che sarebbe stato abbastanza strano.
Era una domanda fin troppo filosofica per ottenere risposta.

"Quarantacinque minuti! È un nuovo record, Aqua!"

Cosa?

Dopo essermi strizzata gli occhi, mi guardai attorno, per cercare di capire da dove provenisse quella voce mascolina.
La baia era ormai vuota.
Normalmente, quella zona di Mykonos era sempre brulicante di turisti, i quali erano immersi nell'acqua (okay, pensarla nel modo in cui potrei farlo io è abbastanza strano) dalla mattina fino ad oltre il tramonto.
Erano a malapena le sette di sera, il sole stava ormai compiendo la fine del suo corso ed il cielo era di una bellissima sfumatura rosso-arancione, ma nessuno stava facendo il bagno.

Oltre a me, c'era solamente un ragazzo, seduto sugli scogli.
Esattamente una di quelle persone di cui si conoscono vari aspetti, ma si spera di non incontrare mai faccia a faccia.
Era stato un vero colpo di sfortuna.
Il ragazzo mi fissava e teneva il mento tra pollice ed indice, mentre sorrideva.
Ebbi paura appena osservai il suo sguardo.
I suoi occhi non avevano la classica sfumatura di marrone, verde o azzurro.
Erano più vicini al primo colore, ma erano talmente vivi da trasmettermi nervosismo.
Era come se quegli occhi fossero iperattivi, e mi lasciarono così stupefatta che non vi staccai i miei per un po' di tempo.

Successivamente, mi resi conto che dovevo ribattere e che non potevo restare a fissare gli occhi del ragazzo così a lungo.

"Non ti sembra alquanto stupido constatare che io abbia appena battuto un record?"

"Hai ragione, Aqua. Me ne ero quasi dimenticato, potresti battere qualunque record"

Mi soffermai a guardare il mio interlocutore per qualche secondo, cercando di memorizzare e familiarizzare con il suo restante aspetto fisico.

Il ragazzo aveva lunghi capelli neri, come il carbone, una chioma ondulata, quasi impazzita, talmente folta da risultare incontrollabile.
Il suo viso era squadrato, quasi affilato, talmente ben delineato che sembrava avesse delle linee di contorno disegnate.
Aveva un sorriso splendido ma, da quel che conoscevo su quel ragazzo, lo mostrava molto poco.
Non che non gli piacesse sorridere, anzi, ma costui detestava il suo sorriso.
Era molto abbronzato, ed indossava uno di quegli orrendi costumi comprati nei mercatini per turisti.
Un paio di bermuda azzurri con delle rane, davvero un capo di Dolce&Gabbana.

"Stavo pensando...l'acqua è bellissima oggi. È fresca e pulita. Perché non ti tuffi e parli con me da lì?"

Il ragazzo trasalì, allontanandosi ancora di più dalla superficie del mare.
Prese un bel respiro, per poi recuperare immediatamente il tono sarcastico della sua voce.

"Sarebbe bello, peccato che io non possa bagnarmi. Vedi, ho appena finito di lavorare."

"Vedo. Sinceramente, penso che il tuo lavoro sia eccellente. Ne ho prova ogni sera."

In un impeto di narcisismo, l'adolescente si spostò i capelli dal volto con una mano, assumendo un'espressione di compiacimento.

"So che nessuno sa resistere alle mie opere. Sono un artista innato."

"Anche un egocentrico, direi."

Il ragazzo fece spallucce, come per dire beh? Cosa vorresti dire? L'egocentrismo è uno dei miei tratti fondamentali.

Alzai gli occhi al cielo, decidendo di tornare in fondo al mare.
Prima o poi, quell'essere se ne sarebbe andato, e con lui anche la mia paura.
Prima che potessi farlo, però, sentii la voce dell'adolescente dirmi:

"Aspetta."

Mi fermai, anche se di malavoglia, girandomi nuovamente verso di lui.
Sbaglio, o iniziava a fare più caldo?

"Aqua, tu detesti me ed io detesto te, anche se è la prima volta che ci vediamo.
Ma la curiosità mi divora dall'eternità intera, sai? Come è possibile che anche noi siamo vittime di questa emozione?"

Mi gelai.
Aveva descritto in poche parole tutto quello che sentivo dalla mia intera esistenza, e per questo capivo il motivo per il quale era venuto a cercarmi.

Probabilmente, se non lo avesse fatto, lo avrei fatto io prima o dopo.

"È così, purtroppo. Persino uno come me o come te può subire l'effetto della curiosità. Ma questo sentimento è proprio come un'arma: può distruggerci uno ad uno."

Osservai le sue mani, che iniziavano a fumare.
Esatto, le mani del ragazzo esalavano delle nuvolette bianche di vapore, il che significava solamente una cosa: il suo tempo qui stava scadendo.

Mi avvicinai con cautela, guardandolo di nuovo negli occhi.
Le sue iridi rosso-castane erano come dei destrieri imbizzarriti.
Non si fermavano, e probabilmente non avrebbero mai perso quell'ardore.

Ardore.
Proprio tutto ciò che a me era avverso.

"Forse è meglio che tu vada. La regola sta facendo effetto e sarai tu a morire."

Mi guardò, sorridendo di nuovo per poi coprirsi subito.
Perché nascondi le tue parti migliori? Hai un sorriso angelico.

"Sarei morto lo stesso, ucciso dalla smania di scoprirti. Ci si vede, Aqua."

"Spero per te di no, Ignis. Vattene, ed il più presto possibile."

Avete indovinato, anche se era abbastanza ovvio e prevedibile.
Ignis, il Fuoco, era venuto a farmi visita.

Per fortuna, il ragazzo mi diede ascolto.
Aveva notato anche lui le sue esalazioni di fumo, ormai abbastanza evidenti ed il fatto che la sua carnagione, prima ambrata e splendente, stava impallidendo e perdendo brillantezza.

Schioccò le dita, rivolgendomi un ultimo sorriso sbilenco in saluto, per poi ricordarsi immediatamente di quanto, secondo lui, fosse penoso.

Sparì in un incendio, che si spense subito senza lasciare danni.
Perché lo ha fatto?

Ignis, il dio del fuoco dagli occhi in tempesta e dal sorriso angelico, aveva infranto il divieto.
E non sapevo cosa sarebbe potuto succedere dopo.

Piuttosto, decisi di tornare sott'acqua, in modo da metabolizzare la situazione e quello che sarebbe stato meglio fare per risolverla.
Con il Congresso Annuale alle porte, non c'era tempo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 22, 2017 ⏰

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