Capitolo 1 - Incontro al buio

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"Rifuggi dal nero corvino" (detto popolare)


I Maestri delle Gilde non potevano sposarsi. Nel momento in cui un membro di tali corporazioni diveniva dignitario, infatti, doveva rinunciare agli affanni del mondo per dare tutto il proprio sapere e la propria forza al centro di potere di quelle terre, il Palazzo Biancofiore.

Il fatto di non potersi sposare, però, aveva da sempre portato molti Maestri, Gran Maestri e perfino alcuni Capi Gilda a lasciare il ruolo di dignitari, mettendosi 'in sonno', per tornare agli agi o alle beghe della normale vita del Tacco; in alcuni casi li aveva condotti perfino a figliare segretamente e generar bastardi in ogni angolo del Granducato.

La Maestra Amanda De' Zaffiri rifletteva su questi indegni casi di dignitari, mentre tamburellava le sue dita su di un vecchio tavolo della Taverna del Faro, sul porto di Barium.

"Le porto qualcosa?" disse una grassa inserviente, o forse la padrona stessa di quella becera locanda. "No grazie - rispose lei - attendo un amico e probabilmente ordineremo insieme".

"Sì - pensò - per me un vino scadente da non bere, per lui del veleno della migliore qualità!". Poi rise, pensando al povero veleno destinato ad un così poco illustre rappresentante del giglio di Biancofiore, guardando curiosa la propria mano che continuava a tamburellare sul legno.

Succedeva spesso che un Maestro dei Furtivi, o più correttamente della Gilda degli Esploratori, chiedesse servigi sotto forma di intrugli ad un Maestro della sua Gilda. Ma di quel giovane lestofante del Maestro Tilion, che attendeva in quella taverna, non si fidava affatto. Aveva udito che quell'imbroglione aveva fatto carriera poiché addestrato direttamente dall'attuale Capo Gilda degli Esploratori, Vannar, e che fosse più avvezzo agli intrighi che al ruolo di studio ed insegnamento dei veri Maestri.

Questo incontro si aggiungeva ad una serie di questioni non più noiose ma pericolose, che in quei giorni le stavano occupando tempo, risorse e tranquillità.

Pensando a ciò, la sua fronte si corrucciò, appesantendo quel suo volto dolce e pulito che nascondeva ancora degnamente le molte primavere passate nel Granducato.

"Che quel meschino voglia ricattarmi? E come avrebbe fatto a carpire il mio segreto? Maledetti loschi furtivi. Che Torvo in persona li prenda tutti!", pensava, e la sua mano delicata, adorna di preziosi anelli, smise di tamburellare per chiudersi in un pugno.

"Che bella dama, posso farvi compagnia?". Una voce, forte e pungente al contempo, la fece quasi saltare sulla panca. Era così persa nei suoi pensieri da non essersi accorta che di fronte a lei si era appena accomodato un rozzo guerriero, probabilmente mercenario da scialuppa, coi capelli lunghi e sporchi, la barba curata male, naso aquilino e occhi chiari ma scavati. Quanto il sole con la luna, la carnagione colorita di lui strideva con la bianca pelle da studiosa di lei. Amanda intuì che aveva un ennesimo disturbatore da allontanare.

"Voi non sapete con chi avete a che fare, guerriero", disse.

"Ah non lo so? - disse lui strafottente - Forse avete ragione, puledrina, o forse lo so talmente bene che mi sono seduto qui di proposito... Maestra".

Amanda abbassò gli occhi parecchio preoccupata. "Che mi abbia seguita? - pensava frettolosamente - O che mi abbia forse riconosciuta? Impossibile, io non esco spesso dalla nostra torre", e alzò lo sguardo, stringendo gli occhi e squadrando l'energumeno di fronte a lei. "Armatura di cuoio mista a stracci. Due spade di lato. E se avesse un pugnale con cui mi minaccia da sotto il tavolo?".

"Smettetela di spogliarmi con gli occhi - disse lui con un sorriso ammaliatore - non vorrei innamorarmi di una bianca topolina, sebbene in possesso di una prestigiosa pergamena!".

I Maestri di Gilda (Fantasy, Ita)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora