La festa di San Valentino

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Umberto e Marina si diedero appuntamento al bar in centro, di fronte alla piazza. Appena si intravidero, Umberto corse da lei e, abbracciandola, disse: «Grazie per essere venuta con così poco preavviso.... sono nei guai fino al collo! Tra due giorni sarà San Valentino e non so cosa regalare ad Amanda! Sapresti consigliarmi?»

Marina fissò Umberto per qualche secondo, con un'aria affranta e sconsolata. Sbuffando, disse: «Tutto qui il problema? C'è davvero bisogno di festeggiare una stupida festa commerciale come San Valentino?»

«Non è stupida, è la festa degli innamorati! In questo giorno chi si ama, si scambia dei doni per sancire il proprio amore!», replicò Umberto.

«E durante gli altri giorni dell'anno? Non ci si ama più? Ci si ama di meno? Non ci si possono fare regali?» disse con aria inquisitoria Marina.

«Ehm... ecco... no... veramente.... io....», Umberto era nel pallone, non sapeva più come rispondere.

Marina sbuffò e si avviò verso la sua bicicletta.

«H-hey, aspetta! Dove te ne vai?»

«Me ne torno a casa, non hai veramente bisogno di me. Stupida io che pensavo fosse qualcosa di serio. Se ami veramente qualcuno, non hai bisogno di dimostrarglielo facendogli dei regali in un determinato giorno dell'anno. Basta anche un soffice, caldo e caloroso abbraccio. Un abbraccio che possa trasmettere tutto l'amore che si prova per quella persona. Vorrei tanto sapere chi ti ha messo in testa queste idee...», disse sbuffando infine.

«Beh.... a dir la verità è stata Amanda ad insistere per avere un regalo...»

Lo sguardo di Marina si fece serio e pieno di rancore. Guardò dritto negli occhi Umberto ed esclamò: «Fatti delle domande», dopo di che montò in sella alla sua bicicletta e corse verso casa, lasciando il povero ragazzo impietrito in mezzo al marciapiede.

La giornata passò senza che il povero ragazzo seppe trovare una qualche idea per il regalo da fare alla sua amata. "Forse dovrei ascoltare il consiglio di Marina... forse basterebbe dimostrare ad Amanda quanto la amo!" si ripeté quella notte. Il giorno dopo, non sapeva ancora cosa fare. Nella disperazione più totale, invocò l'aiuto dello stesso santo patrono degli innamorati: «Ti prego San Valentino, ascolta le mie preghiere... aiutami con il regalo da fare alla mia amata! Sono nelle tue mani, ti scongiuro o santo protettore...». Dopo aver pronunciato quelle parole, udì bussare alla finestra della sua camera. "Stanno bussando alla finestra? Ma siamo al settimo piano di un condominio di 10 piani!". Corse ad aprire e vide che fuori stava svolazzando un piccolo omino vestito come Arlecchino. Si stropicciò gli occhi un paio di volte, non credendo a ciò che stava vedendo.

«Sei tu che mi hai chiamato? Umberto... giusto?», disse lo strano omino.

«Tu... tu.... tu sei...»

«San Valentino, in carne ed ossa!»

«Ma... ma.... perché sei vestito in quel modo?»

«Perché non era il caso di andare in giro con i miei abiti da vescovo sporchi di sangue e con la mia testa in una mano.... avrei sicuramente urtato la sensibilità di molti, te compreso. Perciò ho optato per questo più genuino costume di Arlecchino, col fatto che siamo anche vicini a carnevale ci sta a pennello!»

«Ah... capisco....»

«Aaaaallooooraaaaaa vediamo se ho capito il problema.... non sai che regalo fare alla tua amata per la mia festa, giusto?»

«Proprio così, signor Valentino»

«Ti prego, non chiamarmi così... non sono uno stilista IO»

«Chiedo scusa....»

«... via via, non c'è bisogno di reagire a quel modo, stavo scherzando ragazzo, ahahah! Ora però passiamo alle cose serie: voglio mostrarti qualcosa. Andiamo!»

La festa di San ValentinoWhere stories live. Discover now