Amore platonico

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"Finalmente. Compagni d'avventure come ai cari e vecchi tempi":- disse Achille a Patroclo.

Possenti tutti e due, parlavano vicinissimi, in piedi, uno di fronte all'altro. Parevano fratelli, della stessa età, della stessa corporatura. Erano alti, magri, rigidi, di quella rigidezza angustiosa di chi fa tutto a puntino. Ed era rado il caso che, parlando, l'uno non aggiustasse l'altro col dito la tunica, la cinta di pelle di cinghiale che cingeva strettamente il loro bacino, oppure, non trovando nulla da mettere a posto, allacciasse all'altro gli stivali.

Parlavano, del resto, pochissimo. E la tristezza taciturna della loro indole si era mostrata in tutti questi anni nello squallore dei volti.

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Cresciuti insieme fino all'età dei 7 anni tra le valli dell'Eolia, furono separati in un giorno umido di fine autunno. Achille era destinato a divenire un abile condottiero di guerra visto la fervida preparazione del centauro Chirone e le sue nobili origini . Anche Patroclo aveva origini nobiliari, ma di certo non poteva minimamente sperare di giungere la stessa elevata posizione in serbo per il cugino.

Furono posti in legioni diverse. Fu un duro colpo per entrambi, sapevano in anticipo che dopo quella separazione più nulla avrebbe riportato in vita i bei vecchi tempi passati assieme, o meglio era quello che pensavano al momento.

Divisi al momento, durante il giorno, dalle diverse postazioni, sul tramonto facevano ancora la loro piccola "avventura" lungo la via che portava agli accampamenti d'allenamento. Giusto per mantenere in vita quel poco che era rimasto della loro infanzia passata assieme. Il sentiero era largo oltre quattro gambe, era circondato da un esteso terreno erboso e pianeggiante; al contrario le stradine eoliane erano strettissime, tortuose e ad ogni passo di piede ci si trovava davanti ad un enorme masso da affrontare. Tutto era ormai cambiato.

"Che hai fatto oggi, cuginetto?":- diede inizio al discorso il prode Achille, che già a quell'età aveva dato la dimostrazione di poter essere un gagliardo guerriero in grado di rivaleggiare con un'intera armata di uomini.

"Ligirone, sempre la solita solfa. Corsa dei campi mattutina, combattimenti pomeridiani e poi il ritorno agli accampamenti.":- rispose scherzosamente Patroclo.

"Per favore, non denominatemi come il magnamino Chirone! Non è per niente veritiero che sono un piagnucolone.":- commentò piagnucolante e offeso Achille pié veloce.

"Okay, ahahah. Ah!"

Patroclo cercò di soffocare il gemito di dolore mordendosi il labbro, ma purtroppo fu udito da Achille, recando sul suo viso una cupa espressione di preoccupazione. Egli è sempre stato iperprotettivo nei confronti di Patroclo.

"Fa vedere.":- ordinò Achille. Patroclo ormai sapeva che era inutile opporsi al volere di Achille, quindi gli mostrò l'enorme taglio che si era procurato sulla gamba destra. Achille la fece stendere e controllò la gravità della ferita, poi li lasciò un docile e innocente bacio sulla pelle lesa del ragazzo disteso di fronte a lui.

"Mia madre donava me tali gesti di affettività quando mi facevo male e mi sentivo meglio. Ti è passato un po' il dolore?"

L'infortunato rimase frastornato dall'improvviso gesto, ed iniziò ad arrossire come una rosa in primavera. Quel faccino era più carino di uno scoiattolo a parer di Achille.

"Aspetta qui, ritorno in un fulmine di Zeus, te lo prometto."

Si levò lasciando solo Patroclo. L'ansia scorreva perenne nel sangue semidivino, facendo quasi andare in tilt il cervello del ragazzo. Si riempiva la testa di vane preoccupazioni finché lo scrosciare di un ruscello d'acqua portò un'enorme euforia nel suo corpo. L'allegria che circolava nelle feste alla reggia del padre non erano paragonabili a quella che provava momentaneamente. Riempì la borraccia vuota che portava spesso con sé in caso di evenienza. Ringraziò gli dei per questa fortuna. Corse e corse, riuscendo a tornare dal ferito in un batti baleno.

A patrochilles OneShotحيث تعيش القصص. اكتشف الآن