La tentazione di Adam

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"Se questa fosse la Guerra Fredda potremmo scaldarci a vicenda", dissi la prima volta che incontrai Marie. Stavamo strisciando attraverso il portellone del silo, e non credo che in quell'occasione lei pensò che valessi più di tanto. La battuta era squallida, la situazione era pessima, la tensione era densa, elettricità nelle nostre teste, formicolio nelle dita delle mani. Era il classico momento in cui chiedersi: ma come ci sono finito fino a qui? Era anche il classico momento in cui qualunque fosse stata la risposta, non avrebbe fatto alcuna differenza. 

Marie. Non dovetti imparare ad amarla come invece avevo dovuto imparare ad amare la bomba atomica. Lei mi ignorava, come se ci si potesse ignorare davvero chiusi sotto terra dentro un bunker lontano dal mondo, ma mentre aspettavamo che arrivasse il nostro momento, cominciai a cantarle le mie canzoni. Senza uno strumento da poter suonare non erano granché, solo versi in rima e melodie accennate che rivelavano troppo di quello che ero. Credo fu lì che cominciò a provare qualcosa per me. 

Passavamo il tempo facendo le parole crociate. Marie aveva pensato di portarle, aveva supposto che ci sarebbe stato bisogno di uccidere i minuti vuoti e le ore inesistenti, ed era abbastanza intelligente da capire che la bomba non ci avrebbe aiutato in quello. Il tempo non era più una delle quattro dimensioni del nostro universo, era solo una parola che non entrava mai nelle caselle bianche e che non riuscivamo mai ad incastrare con qualcos'altro.

"Apocalisse", era la definizione che stava cercando Marie. "Cinque lettere."

E fu lì che la conquistai veramente. "W.W.I.I.I.", dissi. World War III. Terza Guerra Mondiale. Apocalisse. Quel silo sottoterra. Noi. L'universo senza il tempo.

Era terribile, ma ridemmo. E entrambi in quel momento capimmo che lei mi aveva giudicato male. Forse non ero la persona migliore con cui poter passare la fine del mondo, e le mie canzoni potevano essere meno banali e più interessanti, come le mie intuizioni sulle parole crociate, ma lei cominciò a guardarmi con occhi diversi.

Oh, Marie, era così facile amarti. Sembrava di essere quasi a casa, o qualcosa del genere. Sembrava una vita che avremmo potuto fare. Avresti potuto prenderti cura di quella testata nucleare fino a renderla accogliente, e io sarei potuto restare fermo immobile a guardarti, il pollice sopra il bottone, pronto. Con il tempo che non era più parte dell'universo, saremmo stati la dimensione mancante tra la materia, l'energia e lo spazio.

Poi quando una notte mi vedesti indossare la tenuta militare, mi raccontasti della tua ispirazione improvvisa. Dicesti che la fusione non era altro che quel cuore spezzato unico pensiero di chi soffre di solitudine, e per tutta la notte mi stringesti con le tue equazioni e la tua fisica quantistica.

Marie, ti ricordi tutto il tempo che passavamo a fare l'amore e a passare al setaccio le razioni di cibo? Il solo pensiero di vederti andare via adesso, e il pensiero di qualsiasi cosa che va via, di qualsiasi cosa che scompare, il pensiero di immense cascate... i miei occhi, con una serie di reazioni a catena, vengono lavati via. Non sono lacrime, è una centrifuga. La fisica, la chimica, la matematica, riescono ad avere ancora un senso sulla mia anima, se solo penso agli equilibri di questo buco nero che contiene adesso le nostre vite.

Marie, se tu restassi potremmo piantare puntine su questa cartina geografica, segnare i posti dove pensi che potrebbe trovarsi l'amore, e io avrei bisogno soltanto di una puntina per mostrarti il punto esatto dove si trova il mio - in una località top secret trecento metri sotto terra.

Potremmo scaldarci a vicenda, come avevo tentato di dirti in quella terribile battuta sulla Guerra Fredda. Potremmo tenerci stretti e stare svegli tutta la notte a guardare fisso il buio sopra di noi come se fosse un cielo privo di stelle. Potremmo fingere che questo gigantesco silo sia una vecchia quercia cava, e incidere i nostri nomi dentro dei patetici cuori sulle pareti della testata nucleare. Nobiliterebbe questo amore, lo renderebbe qualcosa di diverso da un intreccio di contingenze e sopravvivenza, mi farebbe sentire meglio.

Marie, ho come il presentimento che le cose tra noi non funzionerebbero là fuori. Ho il presentimento che quello che stiamo vivendo qui vivrebbe solo per metà in superficie. Perciò di notte mentre dormi ti tengo stretta, solo perché più il nostro tempo diminuisce più divento un po' nervoso.

E penso al nostro momento, alla Terza Guerra Mondiale... Ci importerebbe davvero se il mondo finisse? Potresti tenermi stretto qui per sempre, come mi stai tenendo stretto stanotte. Penso a quel grosso grosso bottone... e sono tentato.

La tentazione di AdamWhere stories live. Discover now