Capitolo 2

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Lo stupore da cui Jack si era lasciato prendere un attimo prima fece immediatamente posto ad un profondo senso di confusione, da cui in un primo momento gli fu difficile uscire. 

Non sapeva cosa dovesse fare. Non sapeva se quello che stava vivendo potesse essere un sogno o meno.

 Magari a momenti avrebbe sentito la voce affetuosa della madre, che lo ribaltava fuori dal letto.

 Esisteva, tra la desolazione, solo un ragazzo col cuore che batteva fortissimo contro le costole.

 Gli istanti passavano, Jack sembrava non svegliarsi. Era una strana realtà quella che aveva appena iniziato a vivere, pur sempre una realtà, non un cosa progettata dalla nostra ancora più strana mente.

 Allorchè valuto il fatto di essere veramente sperduto in mezzo alle montagne. Quei paesaggi ritratti ora parevano molto meno ammalianti. 

Non aveva una scelta, finchè avrebbe avuto la forza di camminare, avrebbe camminato.

 Ragionando per la prima volta razionalmente, ipotizzò che magari un po' piu a valle  avrebbe potuto trovare  delle persone, delle altre semplici vite. 

Sulla sua traiettoria alternava momenti in cui proseguiva, a momenti in cui rifletteva e si guardava intorno, per riuscire a scovare una qualsiasi cosa che potesse rincuorarlo, in qualche modo. 

Niente gli suggeriva niente. Dovette muoversi solo per mezzo della sua flebile speranza. 

Pensò che se i suoi avrebbero dovuto preoccuparsi, da quel momento in poi potevano farlo quanto volevano. 

I genitori, nei confronti di Jack, erano sempre stati molto molto apprensivi. Mentre i suoi amici si recavano in centro per uscire, lui doveva rimanere confinato in casa sua, perché la madre poteva semplicemente aver paura  che lui prendesse il raffreddore od altri inutili motivazioni.

 Non si fidavano, non si fidavano per niente, oppure la loro era una natura molto stramba. Forse perché era figlio unico o forse altro. 

Quando il bicchiere è pieno, l'acqua inizia a traboccare. Tornato da scuola un giorno, Jack ritornò a casa tardi per ripicca nei confronti dei genitori. Quando per sera rincasò, lo aspettò una bella ramanzina sui pericoli del mondo esterno e della città.

Testuali furono le parole gridate da Jack in quell' occasione :  
" Se lo amate così tanto, non trattatelo come una bestia ignorante che vuole fuggire, il vostro piccolo figlioletto".

Da quella sera le cose cambiarono, anche se minimamente. Il padre gli donò la tessera per entrare nel laboratorio dove lavorava, ma, dal giorno nel quale gliela consegnò, lo avvertì che, se nel caso non si fosse trovato lì, impegnato coi suoi microscopi, avrebbe dovuto attendere immobile, non mettendo mano su niente. Inoltre, ogni tanto la sua madre apprensiva lo lasciava andare in centro con i suoi compagni.

Aveva sbagliato a tradire la fiducia che tanto aveva agognato. Era stato troppo avventato nelle sue azioni.

Forse i suoi genitori non erravano ad essere così protettivi.

Ancora non riusciva a trovare una siegazione per la quale avesse infranto le regole, forse solo la curiosità, la sua maledetta ed immensa curiosità.

Le alture in cui era immerso non sembravano avere un traguardo. Prima scendeva un po' a valle, poi la strada si rimpianava. Poi riscendeva ancora.

Il cielo iniziò  a prendere i toni arancioni del tramonto.
Come avrebbe trascorso la notte tutto infreddolito, ma sopratutto, come sarebbe potuto tornare a casa?

Questo pensiero non poteva che non abbandonarlo mai, lo perseguitava abilmente, come la sua ombra.

E finalmente il destino lo aiutò. Su di un fianco roccioso era scavata una piccola apertura. Una grotta.
"Perfetta per un idiota come me che si mette a giocare con gli apparecchi dello scienziato pazzo di suo padre", esordì il ragazzo.

La Fantastica Avventura di JackHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin