2. Missione

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"Quindi è così" - pensai - "quella voce appartiene al mio nuovo padrone".
Ricordai tutto, come per magia. Chi fossi, perché ero lì e come ci ero arrivata.

"Allora?! Alzati! Non puoi star lì tutto il giorno!!" - disse di nuovo la voce con tono un po' adirato. Dovevo obbedirgli, o sarei andata contro il volere dei Superiori. E non fare come i Superiori dicevano ... sarebbe stato come andare incontro alla morte, letteralmente.

Ero un demone particolare, un demone protettore. Venivamo di solito evocati per proteggere anima e corpo degli umani, qualunque fosse il pericolo che li minacciasse o qualunque fossero i loro desideri. Qualche volta venivamo addirittura evocati per errore dagli scettici, che non credevano nella nostra esistenza. Ma noi in cambio prendavamo qualcosa dai nostri padroni, la loro anima ovviamente.

L'ho sempre trovata stupida come cosa, essere evocati per proteggere un'anima da qualcosa che la minaccia per poi mangiarla noi stessi una volta salvata. E ci chiamavano pure demoni protettori, non aveva senso. Dovevo ancora abituarmici.

Eppure ero curiosa di sapere che tipo fosse il mio padrone, quale motivazione lo spingeva ad evocare un demone protettore? Nel frattempo sentivo il mio corpo essersi ripreso dall'intorpidimento dell'evocazione e questa volta riuscii ad alzarmi in piedi senza problemi.

"Eccomi padrone" - dissi poi con tono serio e privo di ogni emozione. Ce lo hanno insegnato prima di ogni cosa, mai instaurare rapporti personali di ogni tipo con i nostri padroni o comprometterebbero la nostra missione, il motivo per cui siamo entrati nel mondo dei vivi. Lo sapevo bene già di mio.

"Ah! Finalmente qualcuno che dimostra un po' di rispetto!" - la persona da cui proveniva quella voce finalmente si fece vedere. Era un uomo, probabilmente sulla quarantina. Indossava un maglione bianco a collo alto, un paio di jeans scuri insieme a degli stivali a mezza gamba e in testa portava un cappello da capitano con un teschietto come stemma. La sua pelle era olivastra, inverosimilmente tendente al verde, i suoi occhi erano neri come i suoi capelli.

Aveva una pettinatura particolare, non avevo mai visto quel tipo di taglio, sarà stato perché mancavo da molto sulla terra. Le sue unghia erano molto lunghe e poco curate, mentre con quel sorriso che aveva in volto mostrava i suoi denti dall'aria appuntita e malandata.

Era molto più alto di me e mi guardò dall'alto verso il basso, dalla punta dei piedi fino a soffermarsi sui miei occhi - "Non sei il tipico demone tutto corna, peli e artigli, ma possiamo passarci sopra, sei al mio servizio adesso, mhmh ~" - e quel sorriso gli si allargò ancora di più. Doveva essere davvero contento di avermi evocata a giudicare da quella risatina finale.

Dall'oscurità alle sue spalle uscì fuori il proprietario della seconda voce. Era particolare quanto il primo: aveva i capelli di un blu intenso e degli occhi neri, completamente neri. Era poco più alto del mio padrone, sembrava avere una trentina d'anni: indossava dei semplici stivaletti in cuoio, dei jeans corti con una maglia nera, un foulard rosso e un cappello simile a quello del mio padrone, ma bianco e con sopra disegnata una piccola ancora rossa.

Non appena il mio sguardo si incrociò col suo, alzò timidamente la mano per poi sventolarla lentamente in segno di saluto.

Poi si rivolse a "Murdoc" dicendo - "Devi anche darle un nome Mudz?".

"Non è necessario, per ora. Se saprà dimostrarsi degna di questo "incarico" allora le darò un nome" - disse mentre si massaggiava il mento con una mano. Poi sembrò interrompere il filo dei suoi pensieri per esclamare, in tono abbastanza irritato - "E non chiamarmi in quel modo, cretino!" - ne seguì un ceffone dietro la testa dell'uomo dalle orbite nere, il quale si limitò a subire il colpo senza obiettare.

Gorillaz ||Why, Why the evil||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora