La dolce e innocente Elizabeth, figlia di contadini è cresciuta lontana dalla città e dagli sfarzi della corte francese, e il suo unico diletto nella vita è quello di fermarsi ad osservare i paesaggi dalla collinetta della campagna, e delinearne i p...
Tutti la stessa domanda. « Sì, ci sarò. Voi? » « Sì, insieme a mio fratello. Manco da tanto a questa corte. Voi è da molto che siete qui? » « Un mese, o giù di lì. Chiedo scusa, principe Condé ma devo andare. Ci vediamo questa sera, buona giornata. » feci un inchino. « E' stato un grande piacere per me conoscervi, anche a voi. » lui ricambiò l'inchino con la testa, e si allontanò verso Charles. Continuai la mia passeggiata, tranquilla, riflettendo su quel personaggio ambiguo che era Louis Condé. Proprio come Narcisse era affascinante, ci sapeva fare con le parole, ma diversamente da Bash e Francis sentivo che quei due avevano tanti scheletri nell'armadio. Quella mattina in giardino c'erano tante persone, tutte eccitate per il ballo che si sarebbe svolto quella sera. C'erano domestiche che si affaccendavano per rendere tutto perfetto, dame che si agghindavano e sghignazzavano, e tutta quell'atmosfera mi strappava un sorriso. « Beth. » una voce alle mie spalle mi fece girare. Era Francis. « Francis, buongiorno! » dissi con un sorriso caloroso. « Buongiorno dolce Beth. Dormito bene stanotte? » "Eccome." « Sì, molto bene. Grazie, tu? » « Anche io. A volte però la mia camera mi da i brividi, la preferivo quando c'eri tu a riscaldarla. » Abbassai la testa verso il sentiero, continuando a camminare con Francis al mio fianco. « Non volevo metterti a disagio. » disse Francis, commentando il mio silenzio. « No, Francis. Non preoccuparti... non lo fai mai. » Mi voltai verso di lui, osservando il suo viso pulito, da ragazzo, con due occhi che sicuramente avrebbero fatto girare la testa a molte ragazze.
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« I tuoi occhi. » mormorai, prima che potessi rendermene conto. « Cosa? » io arrossii, e continuai a camminare. « Niente, scusami. Stavo pensando e ho parlato ad alta voce. » « No, dai... dimmelo. »Francis si fermò, con un sorrisetto, afferrandomi una mano. E puntò proprio i suoi occhi dritti nei miei. « I miei occhi... cosa hanno i miei occhi? » « Sono un mare di parole. Mi fanno uno strano effetto, accelerano i battiti del mio cuore. » confessai, ed era la verità. Non aspettai una sua risposta, e continuai a camminare. A un certo punto Francis mi prese per un braccio, trascinandomi via dal viale, portandomi fuori dalla vista di tutte quelle persone che ci circondavano. « Francis, dove stiamo andando? » « Puoi allontanarti dal castello per dieci minuti? » mi chiese lui. « Suppongo di sì... ma perché? Dove andiamo? » « E' una sorpresa... » mormorò. « Francis, non ce la faccio a correre! » mormorai. « Il bambino. »
Lui si fermò, e annuì. « Aspettami qui, Beth. Torno immediatamente. » « Va bene. » dissi. Lui si allontanò, con un sorriso dipinto sul volto. Mi appoggiai a un albero, con le braccia conserte ad aspettare il ritorno di Francis. Intanto pensavo a Bash, e non potevo crederci che davvero avesse accettato la mia amicizia con Francis. Lo aveva fatto solo per mio amore, perché sapevo quanto fosse geloso. Amore mio. Da lontano sentii un rumore di zoccoli, che mi spinse a sporgermi in avanti per sbirciare. Francis in groppa a un cavallo stava avanzando verso di me, tirò le redini e il cavallo si mantenne su due zampe. Era un cavallo bianco, immacolato, persino la criniera era bianca. Francis lo accarezzò, gli sussurrò qualcosa e quello stallone si piegò sulle due zampe anteriori, facendomi un inchino. Io risi, e battei le mani, con gli occhi che mi brillavano. Francis scese e mi porse la mano, facendomi salire a cavallo, poi si sedette dietro di me, afferrò le redini e il cavallo di rialzò. « Và, bella, andiamo! » disse, e il cavallo partì a razzo. « E' bellissima - mormorai - come le hai insegnato a farlo? » « Duro lavoro e tanto amore. » Il vento soffiava freddo sul mio viso, tra i capelli, e il sole accompagnava la nostra galoppata. Francis si strinse a me, per riscaldarmi e non dicemmo una parola per tutto il tragitto iniziale. « Dove stiamo andando Francis? » domandai, mentre lui scrollava le redini sempre di più. « Oh Dio, Francis stiamo andando troppo veloce! » dicevo, mentre lo sentivo ridere alle mie spalle. « Stringiti a me! » mi urlò. « Come faccio? » dissi, di rimando. Lui tolse una mano dalle redini, mi afferrò per la vita e mi spinse indietro, proprio sul suo petto. « Fai come se mi volessi abbracciare. » disse lui. « Va bene. » Gli avvolsi il petto con le braccia, stringendomi a lui, mentre mi teneva con un braccio per paura potessi non essere al sicuro. « Va bene così, Francis? » « Sì! » disse sorridendo. Io ripresi a guardare avanti, la strada era ricoperta di neve. Sembrava un paesaggio sospeso nei sogni, una dimensione che era stata estrapolata dalla realtà. « E' meraviglioso. » mormorai. Cavalcammo per metri e metri di terra sconfinata, ormai eravamo molto lontani dal castello, e più ci allontanavamo più sentivo un senso di libertà. « Siamo quasi arrivati. » mi disse Francis. « Peccato. » aggiunsi io. « Perchè? » « Per tutto il tempo in cui abbiamo cavalcato ho dimenticato tutti i pensieri, i doveri, le sofferenze. » « Anche per me, ma solo perché c'eri tu. » Ci fermammo, a pochi metri da alcune montagne innevate. Francis scese, e legò il cavallo a un albero. Mi aiutò a scendere, mi prese per mano e mi fece oltrepassare una specie di sentiero alberato. La vista che si profilò davanti ai miei occhi mi fece letteralmente mozzare il fiato. C'era uno strapiombo, profondissimo, e al di là di questo strampiobo, il mare. Il sole si stagliava maestoso su quella distesa immensa d'acqua, le aquile volavano in alto fiere e stridevano. « Allora? » « Francis... io non ho parole. Qui è stupendo. Sembra la porta per un'altro mondo. » « Quando hai parlato del mare mi è subito venuto in mente questo posto. Dovevi vederlo, è uno dei miei posti preferiti dove vengo quando voglio star solo, o pensare, o quando sono triste. Non lo conosceva nessuno a parte me e Bash. » « Vieni con Bash qui? » chiesi. « Ci venivamo da bambini. Sì, ogni tanto vengo ancora con lui, ma è più raro. Questo posto è più mio. E ormai anche tuo. Ogni qualvolta ci verrai penserai a me. » « Non potrei venirci, Francis. Non saprei come arrivarci, non ho un cavallo. » « Meglio. » « Perchè? » « Perchè così avrò una scusa per portartici io. » disse, sorridendo. Gli portai una mano alla guancia, lo accarezzai, poi gli accarezzai i capelli. « Potrei guardare questo panorama per sempre. » mormorai. « Per me è lo stesso. Potrei guardare te per sempre. » « Francis, come fai a dire tutto questo? Voglio dire... mi dici delle cose che fanno pensare a me come se fossi l'unica persona al mondo che conti per te. » « Sei una delle prime, Beth. Nessuno, se tu mi sposassi verebbe prima di te. Nemmeno adesso, pensa un po'. » « Francis, pensavo ne avessimo già parlato. » lo rimproverai. « Hai ragione. Non roviniamo questo momento... » si scusò lui. Io ritrovai subito il sorriso. « Grazie, Francis per avermi portata qui e aver condiviso un pezzo della tua vita con me. » « Mi ha fatto solo piacere vedere il sorriso sul tuo volto e vederti finalmente spensierata. » « Ti voglio bene. » dissi, abbracciandolo. Lui sospirò, e non disse nulla. « Se solo guardo giù mi vengono le vertigini. » mormorai. « Vogliamo scendere? Ci sono delle conchiglie bellissime. » « C'è davvero una strada per scendere? » chiesi, incredula. Mi sembrava troppo surreale che ci fosse davvero un passaggio. Montammo a cavallo e Francis mi portò lungo una discesa molto ripida. Mi tremavano letteralmente le gambe, non c'era alcuna protezione laterale, eravamo a picco sul mare. « Francis sto per sentirmi male. E' troppo alto. » « Resisti, siamo quasi giù. » Infatti, in poco tempo arrivammo sulla spiaggia. Era una conca, piccolissima incastrata in un pezzo di montagna. Dietro vi era una grotta, molto stretta. « E' proprio in quella grotta che ci sono le conchiglie più belle. » « Ma è strettissima, come si fa ad entrare? » Francis si sdraiò a terra, poi si girò verso di me e mi disse ridendo « Strisciando. » « Oh, non dici sul serio?! » « Oh, sì. Hai paura di sporcarti quel bel vestitino? » mi prese in giro. « E' ovvio! » « Allora ti perderai uno spettacolo mozzafiato. » « Voltati. » mormorai. « Cosa fai? » con il dito gli indicai la direzione opposta alla mia, e senza pensarci su due volte, accettando il guanto di sfida che mi aveva appena lanciato, mi sfilai il vestito, appoggiandolo alla sella del cavallo. Rimasi con una veste lunga fino dopo le ginocchia, le calze, il corpetto. Mi infilai il cappotto e mi accovacciai accanto a lui. « Prego. » dissi, invitandolo a proseguire. Francis entrò, strisciando, ed io lo seguii diligentemente. « Oh, mio Dio. » Per un tratto, giusto all'inizio c'era della sabbia bianchissima, sembrava essere stata fatta apposta in questo modo, e dopo qualche passo la grotta diventava altissima e c'era uno specchio d'acqua azzurro sul verde. I riflessi di quest'ultima si specchiavano sulla volta e creavano un effetto mozzafiato. Colonne naturali contornavano l'intera scena, e stentavo a credere che quel posto fosse reale. « Senti che caldo che fa qui? E' dovuto ai gayser. Inoltre, le acque sono bollenti... anche se molto profonde. Guarda, lì ci sono le conchiglie. » Alcune erano bianche immacolate, come la sabbia, altre avevano striature viola e blu. Mi accovacciai, accanto a Francis che ne stava raccogliendo qualcuna. « Devo portarne qualcuna a Bash. » dissi, inconsciamente. « Scusami, Francis, io... non volevo. » « Va tutto bene. Posso chiederti una cosa? » « Quello che vuoi. » « Faresti il bagno con me? » Spalancai gli occhi, era una follia. « Francis, come torniamo al castello se siamo fradici? » Poi ripensai a quando me lo chiese Bash, e mi resi conto che quella domanda non mi aveva neppure sfiorato la mente. « Guardati intorno, ci sono gayser dappertutto, ci asciugheremo nel giro di qualche minuto. E poi queste acque fanno bene alla pelle e ai muscoli del corpo. Li distendono. » Guardai quell'invitante specchio d'acqua, e mi sembrò che l'idea fosse davvero allettante. « Va bene. » dissi alla fine. « Girati, devo sfilarmi il cappotto. »