2. SEMPLICEMENTE NIC

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Uscii dal mio paesino. Lo guardavo come se stessi ripercorrendo la mia infanzia e la mia adolescenza. Sapeva di antico alcune volte mentre altre volte vedevi vetrine luccicanti, insegne e capivo che eri nel 21esimo secolo.
Non avevo rimpianti, non lasciavo la mia città con tristezza, non avevo più dubbi: dovevo partire e trovare mia madre e me stessa. Questo viaggio non serviva solo per recuperare mia madre ma anche per fare esperienza. Non ero mai uscita dalla Sicilia eppure quelle strade mi erano così familiari.
Presi l'autostrada per dirigermi verso Messina, da lì avrei preso il traghetto.
Accesi la radio per farmi compagnia. Come primo brano passarono "Should I stay or should I go?" ed era la canzone adatta per l'inizio del mio viaggio. La risposta alla domanda "devo rimanere o devo andare?" era diventata ovvio poche ore prima.
Solo poche ore prima, eppure l'ho pensata in due secondi. Non ho esitato. Non avevo legami qui. Nessuno mi teneva a freno. Il lavoro potevo anche lasciarlo, Salvo era già partito e alla mia famiglia non importava.
La strada era tranquilla, non c'era molto caos, così in due ore circa arrivai a Messina. Non volevo prendere direttamente il traghetto, mi sarei soffermata un po' a visitare la città.
Mi fermai a mangiare un boccone. Avevo posteggiato in una via non molto affollata, c'erano altre due macchine e nei balconi le solite vecchiette che non si fanno gli affari propri.
Mentre stavo seduta sulle scalinate nella piazza principale, studiavo le persone. Mi è sempre piaciuto studiare le persone. Forse è un po' inquietante da dire ma era bello guardarle e pensare che lavoro facessero, che età potessero avere, se erano sposate, se potevano commettere omicidi o meno.
Vidi una ragazza, capelli rossi e lisci, indossava un vestitino a fiori e mangiava il gelato al pistacchio. Nella mia mente affiorò un'immagine da me da piccola, potevo avere dieci anni, era la prima volta che assaggiavo il gelato al pistacchio e mi piaceva, mangiai un'intera scodella.
Sorrisi. Quella ragazza mi stava simpatica.
Poi guardai un ragazzo, poteva avere 15 - 16 anni, era riccio e portava gli occhiali da sole, andava in giro con la bici, pensai che anche lui cercava sé stesso, aveva voglia di essere libero.
Poi dall'altra parte della piazza, mentre finivo il panino, vidi una ragazza: aveva molti capelli ricci e castani, una faccia rotondetta e un nasino carino. Stava lì ferma, mi accorsi che mi stava osservando.
Lei mi fece un cenno con la testa e io mi guardai alle spalle, pensando che ci fosse qualcuno dietro di me.
Non c'era nessuno. Mi indicai e sussurrai -Io?-. La ragazza annuì e mi fece segno di avvicinarmi. Così andai verso questa ragazza.
-Ciao-
-Ciao- rispose.
-Emma Montenegro- mi presentai, non sapendo che fare.
-Nicole Signoretti- un momento di pausa e poi mi fece segno di sedermi accanto a lei, non esitai.
-Senti... Io ho visto che hai un'auto-
-Una signora Jeep-
-Okay. Mi serve un passaggio-
Questa volta esitai. Nel mio viaggio non era previsto un passaggio. Ma alla fine pensai: "È solo un passaggio, cosa potrà mai comportare?".
-Dove? -
-Ovunque, basta che sia lontano da qui- rimasi un po' stupita.
-Come?-
-Devo andare via. Questo paese è troppo piccolo per me ed io sono troppo grande. Insomma sono un grande pesce in una piccola vasca-
-Ti capisco ma non puoi lasciare tutto, insomma la tua famiglia?-
-La mia famiglia? Mia madre e mio padre sono sempre a lavoro e io devo stare con la mia sorellina-
-E lasceresti tua sorella sola?-
-Ho parlato con lei, mi ero già fatta un esame di coscienza-
-Che ha detto tua sorella?-
-Che per lei va bene, dice che alla fine non sono mai servita a nulla-
"Gentile" pensai tra me e me.
-Quanti anni hai?-
-Ne devo compiere 20 questo Agosto-
-Tu dove vai con la Jeep?-
-Devo arrivare a Milano, ma volevo fermarmi in diverse città-
-Perfetto, se non ti sono di disturbo vengo con te-
-Cosa?-
-Ho già i bagagli pronti-
-Cosa?-
-Li ho preparati qualche giorno fa per questa evenienza. Ho anche la lettera pronta per lasciarla ai miei. Mia sorella a casa non c'è, quindi partiamo. Subito-
Rimasi a bocca aperta, non sapevo che dire. Lei salì a prendere le valige e poco dopo scese e felice e pimpante mi chiese: -Dov'è la macchina?-
Mi sbloccai, rendendomi conto che, questa ragazza conosciuta da appena 20 minuti, sarebbe stata la mia compagna di viaggio.
-Di là- girammo per prendere la jeep. Posò le valige dietro e con il suo zainetto si sedette accanto al posto guida.
Accesi la jeep e presi la via per il porto.
-Nicole, giusto?-
-Giusto. Sei brava a ricordare i nomi-
-Insomma- scherzai io.
-Allora, Emma, che volevi chiedermi?-
-Stiamo per affrontare un lungo viaggio e penso che ti sia portata i soldi per pagare, giusto?-
-Anche questo è giusto. Sono abbastanza ricca, i soldi non mi mancano-
-Okay. Era per mettere le cose in chiaro-
Dopo un po' stavamo già facendo la cosa per entrare nel traghetto.
Ci stavamo conoscendo meglio, ci facevamo domande a vicenda, anche stupide.
-Emma la prossima è per te: Pittore preferito?-
-Van Gogh!-
- Wow! Bello, ma non è del tutto il mio tipo-
-Okay. Questa è per  te: che tipo di pizza ti piace?-
-Facile, la diavola-
-Anche a me! Più piccante è meglio è-
-Esatto!-
-Cambiamo modo di fare le domande. Io faccio la domanda e al mio tre rispondiamo contemporaneamente-
-Ci sto-
-Okay. Colore preferito? 3..2.. 1.. Blu-
-Nero-
-Guardando la Jeep non ti farei tipo da nero- disse ironicamente.
Risi.
-Faccio io la domanda: Cantante preferita? 3..2..1.. Adele-
-Adele! O mio Dio, piace anche a te Adele! La tua canzone preferita?-
-Someone like you-
-Anche la mia-
Mentre ci imbarcavamo iniziammo a cantare la nostra canzone preferita. Eravamo stonate ma ci stavamo divertendo un mondo.
Nel mio viaggio non era previsto un secondo passeggero, ma non mi sarebbe dispiaciuto affatto. Mi sarei divertita il doppio. Poi con una come Nicole.
-Ti posso chiamare Nic?-
-Certo Em-
-Mi piace Em-
-E a me piace Nic, anche se sembra maschile. Tipo Nick Jonas-
-No, questo è un Nic senza "K"-
-Oh, così è tutta un'altra cosa- e scoppiammo a ridere.
Posteggiai nel traghetto e una volta dentro, presimo  zaino e chiavi della Jeep e salimmo su.
Iniziava a essere sera ma il sole non tramontava ancora.
Eravamo affacciate verso il mare, splendido e pieno di misteri. Il traghetto partì presto, il vento ci scompigliava i capelli e osservavamo la nostra terra da lontano, non sapevo quando sarei tornata con esattezza, ma sapevo che una parte di lei mi sarebbe mancata, sicuramente in quella parte c'erano le panelle, le arancine, per rispetto della mia compagna di viaggio che li chiama arancini al plurale, c'erano lo sfincione e  tutti quei profumi emanati dagli agrumi.
-Bello, vero?-
-Cosa?- chiesi a Nic.
-Tutto questo: partire e non sapere nulla-
Sorrisi, aveva ragione. -È la prima volta che lo dico ma mi piace vivere-
-Anche a me-
Nic era una buona amica, ci capivamo a vicenda. Potevo dire cose senza senso ma lei mi avrebbe detto che avevo ragione, mi avrebbe riso in faccia, mi avrebbe dato una pacca sulla spalla, mi avrebbe anche mandato a fanculo.
Mi piaceva Nic. Era l'amica perfetta.

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