•Dal presente al passato•

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Piegai le braccia per alzarmi dal materasso sul quale ero sdraiata, cominciai ad osservare la stanza nella quale mi trovavo.
Il letto si trovava nell'angolo della camera, un finestra piccolissima con delle ringhiere proprio sopra, sulla sinistra invece una ciotola con un po' di acqua e opposta ad essa notai una porta nera completamente graffiata.
Tutto ciò assomigliava molto a una cella, ma forse era peggio.
Ebbi un vuoto di memoria.
Iniziai a pensare a come uscire ma per ore non arrivai a una soluzione, poi decisi di avvicinarmi alla porta e cercai di aprirla tirando in basso la maniglia e ci riuscii.
-Ho perso tutte queste ore ... cercando di uscire da questa gabbia e la porta non era chiusa a chiave?!-. Mi tirai uno schiaffo mentale per poi iniziare a camminare attraverso quello strano edificio nel quale dominavano il grigio e il nero, nel quale la luce era poca, quasi assente.
Se avessi dovuto descrivere quel luogo probabilmente avrei usato aggettivi come ; triste e cupo.
Scesi le piccole e ripide scale che
conducevano al piano terra nel quale si trovava solo una piccola cucina.
Iniziai ad aprire tutti i cassetti nella speranza di trovare qualcosa da mangiare ma non c'era nulla, c'erano solo coltelli, tantissimi coltelli, né presi uno per difendermi.
Sorseggiai dell'acqua dal rubinetto e pronta a fuggire aprii la porta di casa.
Alzai lo sguardo e il mio incubo peggiore si presentò nuovamente, il mio tormento, le mie paure.
Lui, il diavolo.

-Stai cercando di scappare un'altra volta stronzetta?-.

Altri flashback invasero la mia mente, cominciai a capire , mi guardai i polsi pieni di tagli e in quel momento ricordai ogni singola cosa.
Erano passate settimane da quando ero arrivata in quella orribile casa, settimane brutali, sofferenti.

-Questa volta non la passerai liscia-.Un brivido di freddo percorse tutto il mio corpo.

Ascoltami-.
Disse con tono colmo di solennità e distaccato quel vecchio ubriacone dalla barba odorante di alcol.
La testa mi girava terribilmente ma piano piano iniziai a ricordare meglio tutto quello che avevo passato, tutto quanto iniziò a farsi nitido.

-Drake arriverà- Urlai chiudendo le meno in un pugno.

-Non va per niente bene.. tu pensi ancora a lui, quel misero bastardo.
Brutta puttana, un milione di euro mi sei costata-
Gridò il mostro sferrandomi un calcio, nel basso ventre ,talmente forte da farmi cascare a terra.
Iniziai a urlare dal dolore, una fitta terribile mi invase insieme a una forte sensazione di nausea e non riuscendomi a trattenere sgottai sulle sue scarpe.
-Uccidimi-
Sussurrai iniziando a vedere solamente in bianco e nero , lentamente le mie palpebre si socchiusero, tutto intorno a me cominciò a girare tanto velocemente che mi sembrò di trovarmi su una giostra.
Altri calci mi raggiunsero ma ormai il dolore era diventato troppo , aveva raggiunto una soglia talmente alta da non farmi provare più nulla.
-Neanche una donna incinta vomiterebbe in questa maniera - Udii quell'ultima frase.
Gli occhi mi bruciano come fuoco, la mano cercò di raggiungere la pancia accarezzandola lentamente.
-Drake - biascicai abbandonando il mio corpo pochissimi istanti dopo per ritrovarmi in un vertice complesso composto da ricordi amari del passato.

•KIDNAPPED GIRL• #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora