PROLOGO

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«Bene!» le urlai in faccia. Quel suo viso smunto e quegli occhi neri mi fissavano attenti, vigili. Mi alzai dalla sedia troppo velocemente facendola cadere sul pavimento freddo, grigio, morto. Come tutto in questa stanza.
Era l'effetto che volevo. L'avrei lasciata così, spaventata.  Non mi importava nulla dei suoi pensieri, delle sue stupide regole, delle sue dannate pillole! Non sono pazza. Io non sono pazza.
«Giulia... Perché fai così? Non devi reagire..»
Chiusi la porta, sbattendola. Mi sentivo bene. Una ragazza mi guardava spaesata, non sapeva come prendere il mio comportamento. Le sorrisi, tirando il più possibile le labbra, facendomi quasi male. Lei colta di sorpresa ricambiò il sorriso.
Poi le alzai il dito medio.
Diciassette... Sedici... Quindici... Dovevo correre. Il corridoio era stretto ma la porta principale era vicina, presi un bel respiro, sentivo già le due guardie che mi raggiungevano. Questa volta esco fuori. Ce la dovevo fare.
Sette... Sei...
Le mie gambe partirono inaspettatamente: corri, corri... Quattro... Tre... Due..
Sentivo l'aria finire, i polmoni bruciare, la testa girare.
Uno.
Spinsi la porta d'entrata.
Sospirai. Mi guardai intorno, la macchina di Eva era qualche metro più in là, nel parcheggio pieno. Guardai indietro e vidi che la ragazza era sempre lì, mi fissava, cercava di capirci qualcosa.
È inutile... Non lo capisce nessuno.
«Giulia sei uscita prima?» Eccola. Lei è la traditrice, lei mi ha tradita, lei ci ha traditi. Sorrisi.
«Sì, Mrs. Simpatia mi ha consigliato di andare da qualche altra parte perché lei non riesce ad entrare nella mia mente».
«Come?» aveva un tono stanco, snervato. Guardai l'orologio. 18:44. «Eva, io continuo a spiegartelo.. tu non riesci a capire. Non ho bisogno di una psicologa. La guardai cercando di catturare lo sguardo infastidito di una donna arresa, quello preoccupato di una madre traditrice. «Davvero» continuai, cercando di tenere il mio sorriso sempre aperto, con la dentatura sempre in bella vista.
Funzionava sempre. «Questa è la quinta psicologa che ti rifiuta, mi dici cosa non va?» Indossava dei pantaloni neri, troppo stretti. Una camicia verde e delle converse rosse. Guardai ancora l'orario. 18:45. «Devo ripetertelo ancora? Non ne ho bisogno» Sentivo la sua pazienza, la percepivo fin troppo bene. «Ne troveremo un'altra». Non si dava per vinta, non voleva mollare. Si girò in direzione della sua Punto nera e iniziò a camminare, facendo attenzione a non andare ad un passo troppo veloce, per non farmi capire quanto fosse delusa o semplicemente seccata. Io la seguii voltandomi un'ultima volta in direzione di quel corridoio impoverito, consumato.
Le guardie non mi hanno preso.
La ragazza non c'era più. È andata a farsi strizzare il cervello. Io no, io sono più forte, io non ne ho bisogno, io non sono pazza.




SPAZIO AUTRICE
Premetto che questa è la mia prima storia, non sono un'esperta.. Ma si sperimenta.
Il prologo non fa capire molto della storia.
Ma conosciamo già la protagonista: Giulia.
Spero davvero che vi piaccia.. E spero che continuate a leggere la storia.
Un bacio ❤️

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⏰ Senast uppdaterad: Aug 30, 2016 ⏰

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