Il giorno più bello della vita di Eveline

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Apro gli occhi.
Maledico la sveglia e il suo dannatissimo squillo fastidioso ed acuto.
Con un pugno degno dei migliori pugili faccio tacere la sveglia, che, rassegnata, mi ricorda solamente che ore siano: le 7.45.
Due secondi più tardi sono fuori dalle coperte.
"MAMMAAAAAAA!!! Perché non mi hai svegliato?!? Sono tardissimo!!!", urlo esasperata, mentre in fretta mi tolgo il pigiama e infilo un paio di jeans e una maglietta, presi entrambi a caso dall'armadio.
"Sei grande, hai sedici anni ormai!! Devi prenderti le tue responsabilità!"
La odio quando fa così.
Ignorandola, passo velocemente in cucina, e afferro al volo un croissant e qualche biscotto, per poi intingerli per un momento nel caffè.
Acchiappo lo zaino, un saluto frettoloso ai miei, e sono fuori di casa in men che non si dica.
Inizia la mia corsa sfrenata per arrivare in tempo a scuola: sono le 7.50.
Ah, non mi sono presentata a causa di questo piccolo inconveniente: mi chiamo Eveline, ho 16 anni, e frequento la classe 3B del liceo classico "Aristotele".
Al momento sono la migliore studentessa dell'intero istituto, e questo spesso mi ha impedito di fare amicizie.
Tutti mi vedono brutta e squallida: apparecchio, occhiali, non bevo, non guido, parlo solo di scuola, non esco, la mia unica passione sono i computer.
In poche parole, sono la classica e molto stereotipata secchiona o nerd.
Vedo la scuola in lontananza, riconoscibile per l'imponente facciata, le bianche e maromoree scale maestose, spesse colonne granitiche in stile dorico, e, ovviamente, anche per i gruppi di studenti radunati lì fuori, intenti a ripassare, a discutere sui compiti assegnati, a salutarsi, i più grandi a fumare o a parcheggiare il motorino, gli innamorati a baciarsi appassionatamente.
Abbandonandomi a questi pensieri romantico non presto attenzione a dove corro, e una simpatica mattonella sconnessa decide di farmi inciampare.
Letteralmente frano addosso ad un ragazzo, che, prima di diventare il mio cuscino personale, parlava con Trisha, una delle ragazze più alla moda - e più antipatiche - dell'intera scuola, insieme ad altre cinque persone.
Imbarazzatissima, mi rialzo in fretta e mi accingo a raccogliere il dizionario di latino, finito qualche metro più in là, vergognandomi delle risate che ho provocato fra i membri gruppetto.
Aiuto il ragazzo ad alzarsi, e mi sto per scusare, quando i suoi strabilianti occhi blu cielo mi strappano l'anima.
Rimango lì, imbambolata, a fissare la sua chioma dorata e i suoi perfetti muscoli allenati.
Poco dopo lui si rialza, e io, non riuscendo più a connettere i miei neuroni, balbetto parole senza senso: "Cioè, scusa, il sasso, ehm, ero tardi... mi dispiace, tipo guardavo in giro, ed io, ehm... la sveglia, il dizionario, eh-ehm..."
"Tranquilla, non mi sono fatto troppo male. Spero che nel corso del mio primo giorno di scuola nessun altro provi ad uccidermi!"
La sua calda risata sincera mi contagia, e riesce a scaldarmi il cuore in questa fredda e uggiosa giornata d'inverno.
"Comunque io sono Mark, piacere! Sono un nuovo acquisto di questa bellissima scuola!"
"Piacere, Eveline..."
Gli stringo la mano timida, quasi desiderando che il contatto con le mani duri molto di più di quei due miseri secondi in cui abbiamo affrontato la più conosciuta formalità al mondo.
La ragazza dietro di lui, come un'oca senza speranza, si mette a ridere sguaiatamente, e, qualche secondo dopo, glacialmente, ordina agli altri: "Ecco, ora lasciatemi parlare con la mia amica, portatelo a vedere l'istituto!"
Il gruppo si allontana, e Mark mi saluta con la mano.
Ricambio, arrossendo.
Metto a posto i miei occhiali tondi.
Gli occhi pieni di fiele di Trisha mi piombino addosso.
"Senti, carina, ho visto come li guardavi. Lui è mio. Non pensare neanche di parlarci più, secchiona repressa di merda."
Le sue parole mi feriscono molto, ma d'altronde sono solo i primi insulti della giornata.
Ormai ci sono abbastanza abituata.
"Spero di essere stata chiara.
Ho conoscenze che tu non puoi manco immaginare, mi basta schioccare le dita e tu ti ritroverai in un inferno.
E il tuo solito sorrisetto con quel merdoso apparecchio che fa impietosire tutti stavolta non funzionerà."
"O-ok..." dico tristemente io.
"No. Non ho ancora finito."
Mi strappa il dizionario di mano, e lo lancia nel cassonetto lì accanto.
Sono costretta a stare zitta per evitare conseguenze, e, resistendo al terribile odore, mi affaccio al cassonetto, e allungo il braccio per recuperare il mio dizionario.
In quel momento Trisha mi solleva le gambe, e mi spinge dentro al cassonetto, chiudendo il coperchio.
Ansante, spingo via quel lurido pezzo di plastica ed esco fuori.
Vedo Trisha scappare e riunirsi al suo gruppo di "Ragazze - In", raccontare la vicenda e scoppiare a ridere.
Le lacrime mi solcano il viso, e, cercando di mantenere un minimo di dignità, entro a scuola, trascinandomi dietro una puzza inenarrabile e le risate cattive dei miei compagni.
Durante tutte e cinque le ore nascondo la faccia nel miei libri, e nessuno sa che si stanno lentamente bagnando a causa del mio pianto silenzioso.
Suona finalmente l'ultima campanella, ed io corro fuori da quel maledetto luogo di tortura, paonazza.
Uscendo, incontro di nuovo Mark.
Affretto la mia camminata, ma lui mi riconosce e mi blocca.
"Hey ciao! Come va?"
"Bene grazie", rispondo tutto d'un fiato tentando di camuffare la mia voce disperata.
"Ma... hai pianto?"
"S-sì..."
"E perché?"
"Non te lo posso dire... a d-domani!"
Con questa frase scappo via, lasciandolo interdetto.
Torno a casa, e dormo, dormo, dormo.
Ho gli incubi su ciò che Trisha potrebbe farmi se mi avvicinassi a Mark...
Fortunatamente mi sveglio alle 11.00, oggi è domenica.
Apro il cellulare e trovo un messaggio da parte di un numero sconosciuto.
Dice così:
"Ciao! Sono Mark! Sì, sono quello su cui sei caduta ;)"
Il cuore mi esplode nel petto.
Invece di scrivere tutto ciò che penso, cosa mi è successo, cosa provo, rispondo con uno stitico: "Ciao! Come hai avuto il mio numero?".
La risposta non tarda ad arrivare.
"Me l'ha dato Katy!"
Katy era la mia migliore amica sin dalle elementari, avevamo praticamente vissuto tutta la vita insieme.
Fulminea, le telefono.
"Che diavolo ti salta in mente!??"
"Intanto buongiorno", mi risponde assonnata lei, "e poi, di che parli?"
"Lo sai benissimo! Hai dato il mio numero a Mark!"
"Mark? ...ah sì! Me lo aveva chiesto lui, dato che mi aveva vista mentre ti parlavo ieri. Voleva scriverti.
E poi, che c'è di male, è un gran figo!"
Rispondo nel modo peggiore possibile.
"Hai ragione..."
"COOOOSAA?!? Ti piace Mark? Non dire niente, vengo subito da te!"
"No, aspetta, io-"
Ha riattaccato.
Fantastico.
Un problema si aggiunge.
Il cellulare vibra di nuovo.
È di nuovo Mark.
"Allora? Non dovevi dirmi qualcosa?"
Non gli rispondo, e mi mangio le unghie.
Devo incontrarlo.
Per forza.
E dirgli di Trisha.
Devo avvertito di che razza di vipera è.
Il campanello suona: è Katy.
È stato veramente rapidissima.
Le apro, e come un tifone inizia a trascinarmi in bagno.
Mi fa sedere, e noto solo ora che si è portata dietro un borsone pieno zeppo di trucchi e accessori vari.
In men che non si dica, si mette all'opera.
Non ho neanche il tempo di lamentarmi, che lei ha già finito.
Mi guardo allo specchio.
Gli occhiali non ci sono più, sostituiti dalle lenti a contatto, l'apparecchio quasi non si nota grazie al lavoro che ha fatto sulla mia faccia, i miei vestiti sono stati totalmente stravolti da un nuovo bellissimo look.
Ora posso dire di piacermi.
Non sembro più la secchiona che tutti detestano.
"Beh?" dice lei.
"Beh cosa?"
"Beh che aspetti?!? Telefonagli, incontralo subito!"
Non me lo faccio ripetere ancora.
In men che non si dica, ci accordiamo per vederci di fronte a scuola.
Appena mi vede, spalanca la bocca.
"Wow... cioè, stai molto bene così!"
"Ehm... grazie!"
"Dunque... wooow ...ehm, dicevo, come mai mi hai chiesto di vederci?"
E li gli racconto tutto ciò che è successo, delle cattiverie subite da Trisha.
Lui rimane in silenzio.
"Davvero io ti piaccio?"
La sua domanda mi spiazza.
"Ecco... ehm, io... sì. Sì. Mi piaci."
"Ehm... ecco, perché... sai, io ti trovo fantastica."
Non ci posso credere.
Sta succedendo proprio a me.
A Eveline Malford.
Proprio a me.
Sono la persona più felice della terra.
Ci avviciniamo.
Mi mette le braccia attorno alla vita, dolcemente.
Io mi stringo al suo petto muscoloso, che mi fa sentire al sicuro.
Le nostre fronti si toccano, le nostre labbra si avvicinano sempre di più...
Ci baciamo.
Per qualche minuto, rimaniamo lì, fermi, a goderci quel fantastico momento.
Poi ce ne andiamo, corriamo via, uniti, andiamo nel parco vicino a scuola, e ci sediamo, sotto gli alberi, senza pensieri, liberi.
E restiamo nel parco, diventato il nostro parco, sotto quella grande quercia, abbracciati, mentre continuiamo a baciarci appassionatamente.
Il profumo del nostro amore aleggia nell'aria.
Il giorno dopo decidiamo insieme di affrontare quella strega.
Inizia a parlare Mark.
Dice tutto ciò di spregevole che pensa di lei.
Trisha non muove un muscolo.
"Ti avevo avvertita, Eveline."
Se ne va stizzita, girando sui tacchi.
Poco dopo sopraggiungono due energumeni di quinta.
Mark non si fa problemi, una breve colluttazione e li stende.
Felici, scappiamo furtivamente, e ci godiamo questa fantastica giornata di inverno, con la neve che cade a piccoli fiocchi.
Mano nella mano, passiamo la giornata, senza pensare alle versioni di greco e latino che ci stanno aspettando a scuola.
Mi chiamo Eveline Malford.
E questo è il giorno più bello della mia vita.

[Tratto dal Concorso Wattpad di TheFelix]

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