Capitolo 1 - Cliché

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Pittsburgh.

Era già seduto al solito sgabello, mentre guardava la solita colazione nel suo piatto e Debbie spartiva ordini a destra e a manca, quando Michael fece il suo ingresso radioso. - Come era il ragazzo di ieri sera?- Come tutti gli altri Miky. Michael non disse nulla, si limitò a sorridergli cercando di infondergli un po' di spensieratezza, sapendo che quello era il suo giorno tanto temuto. Debbie si appoggiò al bancone direttamente davanti a loro, masticando la solita chewingum con la contentezza da ogni ovunque.- Ciao tesoro, dov'è Ben?- E' corso al lavoro mamma, anche Hunter quindi risparmia dal chiedermelo.- Domani sera venite a cena da me? Anche tu Brian, così per una volta mangi sano.Il ragazzo si alzò, lisciandosi la giacca e guardando ancora il suo piatto, dove non aveva mosso nemmeno una briciola. - Ho di meglio da fare, ci vediamo domani.- E la tua colazione?Urlò Debbie verso il biondo, che non la ascoltò mentre lasciava il locale alle sue spalle. Come tutte le mattine. Possibile che solo con la presenza di Justin tutto quello non gli sembrava così monotono? Era solo e unicamente lui la fonte completa della sua felicità?Tre anni da quando l'aveva lasciato andare a New York, dandogli i suoi spazi e la possibilità di diventare qualcuno grazie al suo dono. Non si era fatto sentire, non si era mai fatto vedere. Brian era come fosse stato cancellato dal cuore e dalla testa del biondino, e questo non lo accettava. Non ancora, almeno.Per quella giornata, forse, poteva andare a trovare Gas, così avrebbe rivisto Mel e Linz. Oppure poteva starsene a casa tutto il giorno, ma i ricordi di quell'ultima notte lo avrebbero assalito, lasciandolo agonizzante e senza fiato. Ecco perché lui non credeva nelle storie d'amore o all'amore in sè, eppure ci era cascato, se così si poteva dire. Si accese una sigaretta, decidendo che doveva sforzarsi di non pensare. Si sedette sul cofano della macchina, osservando la popolazione gay passeggiare tranquillamente per la strada. Quella giornata era un perfetto cliché: il ragazzo triste e sconsolato che guarda le coppiette felici passeggiare attorno a sé. Quando era finito in un covo di passione e amore?


New York

Justin si svegliò con il braccio del suo ragazzo steso sul suo petto, mentre la testa del moro era appoggiata alla sua spalla. Quella giornata era pessima. Si sentiva uno schifo ogni momento di più per quel ragazzo che si era innamorato di lui, ma la maggior parte del suo senso di colpa era dovuto al fatto di essere scomparso da Pittsburgh. Sentiva spesso la madre e la sorella, ma non era mai andato a trovarle. Erano sempre loro che andavano a New York, con la scusa che Justin aveva nuovi quadri da far mostrare loro. Si alzò spostando delicatamente il braccio di Matt, scoprendo il suo corpo nudo e correndo in bagno. Non riuscì nemmeno a guardarsi allo specchio, voleva evitarlo per tutto il giorno, per non rischiare di sputarsi addosso offese. Matt si accorse che Justin non era più accanto a lui, tastando il materasso ad occhi chiusi. Li aprì debolmente, massaggiandosi le palpebre con il dorso della mano. Si alzò debole dal letto, raggiungendo il suo fidanzato.- Buon giorno splendore.- 'Giorno Matt.Matt lo guardò torvo, cercando di capire cosa non andava in quella mattinata che ancora non era iniziata.- Cosa c'è che non va?- E' quel giorno.Il ragazzo annuì, capendo ciò che Justin intendeva dire. Si rassegnò a passare l'intera giornata senza il suo ragazzo, sbuffando e recandosi nella piccola cucina a preparare la colazione per entrambi. Justin non perse tempo, si vestì con una vecchia tuta e corse in soffitta, dove dipingeva senza sosta. Appena la raggiunse, si sedette sullo sgabello mentre fissava la tela vuota, di colpo chiuse gli occhi. Il suo pensiero cadde sulla sua prima notte con Brian, quando ancora era timido e impaurito, quando non sapeva cosa volesse dire il sesso. Si ricordò il profumo di Brian, misto al suo sudore ma maledettamente eccitante. Ricordò la sua prima volta, come gli aveva detto Brian quella notte. Un sorriso gli si dipinse inconsciamente sul volto, mentre Matt saliva le scale e gli lasciò una tazza di caffè ai suoi piedi. L'aveva distratto, ma non gli disse niente. Si limitò ad osservarlo mentre tornava giù. Bevve un lungo sorso di caffè, mantenendo lo sguardo sulla tela bianca. Fu come una scossa elettrica il momento esatto in cui lasciò a terra la tazza e prese in mano il pennello. L'ispirazione.

Fill me with your poisonWhere stories live. Discover now