Capitolo 2

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Capitolo 2


Una tromba assordante rimbomba nel mio orecchio. Avverto il lamento della mia compagna di stanza, nonché migliore amica, che, voltandosi e rivoltandosi impreca sottovoce. Io nascondo il capo sotto il cuscino, affossando il viso nel materasso.
Il che è tutto molto traumatico. La nostra estate ha inizio così: con una sveglia fastidiosa, brutte parole alle sette in punto e cattivo umore.
Direi che si preannuncia spettacolare.

Mi alzo dal letto ancora con occhi assonnati. Percorro la stanza e sbatto contro il pilastro che conduce al bagno. Solo in quel momento riesco a svegliarmi davvero.
Sbatto le ciglia e sospiro.
«Uccidimi» Beth è sul ciglio della porta. Si sta strofinando gli occhi, ha i capelli alla rinfusa e sbadiglia a più non posso.
Sciacquo il viso con acqua ghiacciata e poi barcollo fino all'armadio. Ho sistemato le cose malissimo, io e Beth abbiamo dovuto dividerlo e il tutto è più che disordinato.
Acchiappo la prima cosa che riconosco sia mia. Non ci hanno ancora assegnato delle divise del campus, così indosso uno short di jeans ed una canottiera bianca. Poi infilo le converse e do una spazzolata ai capelli. Insomma, sembro ugualmente uno zombie.
Beth è pronta poco dopo di me. Anche lei indossa dei pantaloncini, ma al contrario la sua canotte è azzurra. Alza i capelli in una coda sfatta e senza pensarci esce.
La mandria di bambini invade il nostro percorso. Sono seguiti da Brian. Ci sorride e ci saluta con un cenno di mano, per poi urlare contro uno dei mocciosi ed andargli dietro correndo. Sembra un internato di un manicomio.

«Non trovi che tutto ciò sia assurdo?» Avanza e poi si volta a darmi una breve occhiata.
Arriccio il naso. «Molto» commento alzando le sopracciglia.
«Insomma... Dylan è fidanzato» sgrana gli occhi ancora incredula.
«Insomma... Brian sembra Gesù» aggiungo accigliata.
Lei scoppia a ridere. «E sono amici» si massaggia il mento. «Assurdo.»
«Ci dovremmo abituare» cammino svelta verso il in cui dovremmo far colazione.
La nostra entrata è trionfale. Sono tutti in silenzio che si cibano. Noi sembriamo fuori luogo. Rimaniamo immobili per qualche istante, fin quando i bambini non tornano a mangiare. Riprendo il respiro e a testa alta acchiappo un croissant ed un'aranciata. Beth invece solo una limonata.
«Dove ci sediamo?» Dice a denti stretti.
Mi guardo attorno e scruto un tavolo libero. Mi incammino, facendole cenno di seguirmi. Passiamo affianco Alexandra e Dylan, ma noncurante di loro prendo posto.
Beth fa lo stesso sedendosi di fronte a me.
«Che brutta situazione» mormora.
«Bevi» dico infilando in bocca il croissant. Guardo altrove per non incrociare occhiate furtive.
Nessuno, in ogni caso, ci sta cagando.

Dopo colazione veniamo spedite in un grande spiazzale all'aperto, ricoperto di erbetta ed alberi. I bambini hanno una tela su cui dipingere all'uno. Ci guardano come se volessero delle direttive. Così prendo l'iniziativa.
Scocco la lingua sul palato e alzo il petto. «Ciao bambini, noi siamo Grace e Beth...» loro ci fissano corrucciati. «Siamo nuove qui» aggiungo.
Beth mi si affianca.
«Non siete simpatiche come Brian» parlotta una bambina.
«E ti pareva» mormora Beth.
«Ognuno è simpatico a modo suo» sorrido. «Comunque disegnate ciò che volete, quello che cattura la vostra attenzione... fate in modo che diventi il vostro obiettivo focale.» Sospiro.
Così, finalmente, si mettono all'opera.
«Quelle due tele sono per voi» un bambino indica poco più in là.
Entrambe ci voltiamo a guardare. Beth sbuffa ed annuisce.
«Andiamo a pasticciare» ridacchia precipitandosi.
Io osservo la tela bianca davanti a me. Non saprei cosa dipingere. Non è mai stata una mia passione l'arte, anzi l'ho sempre evitata. Mi guardo intorno e noto che persino Beth si sta dando da fare. Acchiappo, così, un pennello e quando la mia attenzione viene catturata da due sagome in lontananza che parlottano tra di loro in mezzo al verde e al colore dei fiori lì intorno, decido di raffigurarli. Sono Dylan e Brian. Sono l'uno di fronte all'altro, ridono fra di loro e si atteggiano in maniera piuttosto amichevole.
Osservando ciò che dipingo mi accorgo che non sono poi così male.

La mia albaWhere stories live. Discover now