Capitolo 2

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Aveva la faccia sconvolta, come d'altronde l'avevo avuta io quando mi dissero che ero destinata a diventare una Schiava.
Se non fosse stato per mio nonno, ora sarei libera, libera di uscire, di provare nuove esperienze, di amare, di sposarmi, di avere figli e di essere felice; mi è stato tolto tutto.

«Posso farle una domanda?» chiesi con voce timida.

Lui sembro risvegliarsi dai suoi pensieri e mi fece cenno di continuare.

«Dato che ha scoperto che, teoricamente, sarei una Dominatrice, come dovrò comportarmi con lei? I Dominatori, come dice già la parola, dominano, comandano, e, dato che pure i Padroni fanno le stesse cose, non capisco come potremo andare d'accordo.»

Mi guardò.
Sospirò.
Si avvicinò.
Il cuore aveva iniziato a battere in una maniera assurda, avevo paura che, da un momento all'altro, mi sarebbe arrivato un infarto oppure un attacco di panico.
Appena fu abbastanza vicino mi accarezzò la guancia in maniera sensuale, poi avvicinò quelle labbra perfette all'orecchio e disse: «Vorrà dire che, a letto, tu mi dominerai. Sei una Dominatrice no? Bene, dominami, fammi sentire sottomesso.»

Una scarica di scosse piacevoli andarono contro il basso ventre e, mentre il Padrone mordicchiava il lobo del mio orecchio, le sue mani viaggiavano lente e desiderose sul mio corpo.

«P-Padrone...» dissi.

Iniziò a baciarmi il collo: «Dio quanto mi ecciti quando mi chiami così!»

Continuò la sua tortura salendo sulla mandibola e percorrendola.
«P-Padrone, s-sono vergine.»

Lui si staccò con un sorrisino e, mentre guardava la scollatura, mi disse semplicemente che già lo sapeva, dopodiché mi guardò e, sempre con la mano sulla guancia, si avvicinò fino a sfiorarmi le labbra.

«Dimmi che lo vuoi. Dimmi che vuoi essere mia. Dimmi che solo io potrò farti mia.»

Trattenni il respiro; era tutto così eccitante, tutto così pulito ma allo stesso tempo sporco.

«Si Padrone, lo voglio, voglio essere sua è solo lei potrà farmi sua.» sussurrai sulle sue labbra.

Lui portò i suoi smeraldi scuri nei miei occhi castani, poi, senza che me ne rendessi conto, avevo le sue morbide labbra carnose attaccate alle mie.
Intanto, le sue mani viaggiavano per il mio corpo, il suo bacino scontrò il mio e la sua lingua avvolgeva dolcemente la mia.

Sapevo che voleva andare oltre, ma non glielo avrei permesso, almeno non ora.

«P-Padrone...» dissi tra gli ansimi quando iniziò a baciare la mascella, il collo e la clavicola.

«Cosa?»

«N-Non voglio andare oltre, non ora almeno.»

Lui sospirò.
«Solo perché sarebbe la tua prima volta; ti capisco se vuoi farla in un letto con lenzuola di seta, candele, petali di rosa, il tuo principe azzurro, ma tutto ciò non accadrà mai. La tua prima volta, l'avrai con me, e io posso assicurarti che non sono un principe azzurro, sono più il suo gemello cattivo, e di certo non te  la farò perdere in un letto con tutte quelle cose sdolcinate! Sai perché dico che ti capisco? Mia cugina voleva esattamente queste cose, e mia cugina le ha avute; la sua prima volta fu con il suo vero amore, che tra parentesi è una gran cazzata, in un letto con coperte di seta bianca, petali sparsi per la camera, candele profumate e tutte le altre cazzate.»

Le sue parole furono come veleno, si sentiva che odiava il romanticismo, e in un certo senso pure io; non avevo mai amato le cos'è troppo sdolcinate, anche se un po' di zucchero nella vita non farebbe male a nessuno.

«No, non voglio farlo in quelle circostanze. Certo, un po di romanticismo ci sta, ma troppo a me dà il voltastomaco; non mi interessano principi azzurri, lenzuola di seta, atmosfera romantica e intima, rose, cioccolatini, candele profumate e tutte quelle cose li, a me basterebbe farlo su un normale letto con un po di sentimento, anche se da lei, come ho potuto constatare, non potrò mai averne.»

Mi guardò sbalordito, non si aspettava questa risposta.

Sospirò e si staccò.
«Forse è meglio che tu vada a sistemare le tue cose e a metterti la divisa. Vieni tra un'ora nel mio ufficio.»


BUONGIORNO!!!!
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