Quando esco e torno in cucina, trovo Daisy sul divano ad armeggiare con il suo smartphone.

Mi siedo anche io e prendo il telecomando per poi cominciare a fare zapping e incantarmi a vedere un programma sui motori.

Dopo un po' comincio a sentirmi osservato e volto lo sguardo verso Daisy, che accorgendosi di essere stata scoperta abbassa la testa e si morde il labbro, come suo solito.

Sorrido, vedendo quel gesto che non vedevo da un po' e istintivamente mi siedo più vicino a lei, che d'un tratto mi sposta le braccia e si accoccola sul mio petto.

Non so perché, ma rimango spiazzato e quasi mi sento a disagio per quel gesto ma comunque stringo le braccia attorno a lei abbracciandola appena.

Chiude gli occhi e sorride, le accarezzo i capelli. Come prima facevo spesso.

«Che ne dici di andare a mangiare una pizza per pranzo? Io devo essere in ufficio alle quattordici» chiedo

Solleva la testa per guardarmi.

«Per me va bene» dice «anche se dovremmo muoverci perché sono le dodici passate»

D'istinto guardo l'orologio.

«Io sono già pronto» dico

«Allora vado a truccarmi e arrivo» sorride e si alza per poi recarsi in bagno.

Miracolosamente torna appena dieci minuti dopo e si vede, perché ha messo solo l'eyeliner sugli occhi e il solito rossetto.

La prendo per mano, come d'abitudine, e andiamo in macchina per poi recarsi alla solita pizzeria.

Ci sediamo a uno dei tavoli disponibili e subito arriva il cameriere.

«Hey Alan. Dove hai lasciato quel simpaticone del tuo amico?» chiede e noto l'espressione di Daisy cambiare radicalmente.

«È a lavoro Byl. Ci porti due pizze?» smorzo subito l'argomento

«Certamente. Come le volete?»

«Per me la solita margherita, Day tu come la vuoi?»

«Per me una capricciosa»

«E da bere?» chiede ancora Byl

«Una bottiglia d'acqua e una birra piccola»

«Ve le porto subito» sorride «Salutami Dylan»

«Sarà fatto»

Byl si allontana per prenderci le bibite, portarcele e poi tornare al suo lavoro.

Si è creata un'atmosfera al quanto difficile e quasi fastidiosa.

Decido di rompere il silenzio.

«Tu non lavori oggi?» le chiedo.

«No, oggi è il mio giorno libero ma evidentemente non te lo ricordi più» risponde secca.

Di male in peggio.

Restiamo altri interminabili minuti in silenzio fino a quando, fortunatamente, ci portano le nostre pizze, così con la scusa del mangiare possiamo restare in silenzio fin quando vogliamo.

Sono le tredici e quarantacinque, tra un quarto d'ora dovrò essere in ufficio.

«Ti riaccompagno a casa?» le chiedo

«Si.»

Saliamo in macchina, di nuovo immersi in quel silenzio imbarazzante e il tragitto verso casa sembra a dir poco interminabile.

Arriviamo e la lascio scendere per poi recarmi in ufficio.

Appena arrivo, la prima cosa che faccio è sedermi sulla mia comodissima poltrona e sprofondarci portandomi le mani sul viso per poi lasciare andare uno sbuffo al quanto sonoro.

Romeo&RomeoWhere stories live. Discover now