Somnium Afficio

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«Sei sicuro che funzionerà?», chiese Blaise. Se ne stava seduto sul bordo di una poltrona, con le gambe accavallate, sfogliando con lentezza il piccolo volume rilegato che teneva stretto tra le mani. «Non conosco neanche uno di questi incantesimi».

Theodore gli indirizzò un'occhiata di sufficienza. «Zabini, mi sento costretto a farti presente che se tutti gli incantesimi che non conosci non funzionassero, l'era della magia sarebbe ormai finita».

Blaise roteò gli occhi. «Davvero arguto, Nott. Perché non hai amici? Oh, non disturbarti a rispondere, è tutto abbastanza chiaro». Chiuse il libro con uno scatto e lo abbandonò accanto a sé. «Sicuro che si sia addormentato?»

Theodore si chinò sul corpo riverso sul sofà: disteso sulla copertura di pelle dormiva Draco Malfoy, gli occhi chiusi e il respiro regolare, le labbra rosee dischiuse a mostrare gli incisivi. Theodore gli diede un buffetto sulla guancia – la sua mano indugiò per un momento di troppo al secondo colpo – ma l'altro non si mosse.

«È crollato».

«Ottimo». Blaise si inginocchiò accanto al divano. Rovistò nella sua borsa e ne estrasse una boccetta di vetro rosso piena per metà. Il tappo dorato recava un'incisione in corsivo: Amortentia.

«Reggila un attimo», disse Theodore. Nella tasca destra dell'uniforme portava un fazzoletto ripiegato con cura. Lo aprì con dita tremanti e il cuore a mille, nella testa un coro di cosa sto facendo? che non accennava a fermarsi.

Non voleva ascoltarlo.

Non lo avrebbe fatto.

Sulla stoffa verde e argento erano distesi due fili lucenti. Theodore li afferrò col pollice e l'indice e li osservò alla luce della lampada più vicina. Strinse le palpebre. Erano mossi, forse anche troppo, ma a tratti rilucevano della stessa tonalità dorata di quelli di Daphne.

Una cosa così piccola, un potere così grande.

Blaise arricciò le labbra in una smorfia dubbiosa. «Sicuro che siano i suoi?»

«È stata lei a darmeli».

«Non ti sembrano troppo...?»

«No». Theodore allungò un braccio verso la poltrona e afferrò il libro che Blaise vi aveva lasciato. Sfogliò le pagine, lasciando che parole e immagini si rincorressero in un unico flash in bianco e nero, finché non ritrovò l'angolo che aveva piegato a mo’ di segnalibro.

In alto, in una cornice di ghirigori e spirali d'inchiostro, il titolo diceva: Somnium Afficio, per guidare i sogni.

Theodore scorse le istruzioni con lo sguardo per l'ennesima volta, anticipandone ogni sezione, ogni avvertenza, ogni controindicazione. Le conosceva a memoria. Aveva studiato quel capitolo nei minimi dettagli.

«Passami la pozione».

Blaise sospirò. Stappò il piccolo contenitore di vetro e glielo porse, facendo ondeggiare il liquido al suo interno. I vapori dell'Amortentia gli solleticarono il naso e lui inspirò a pieni polmoni: sentiva odore di metalli preziosi, cotone pulito e... bagnoschiuma al muschio bianco. Il suo cuore perse un battito.

Theodore poggiò il libro sul bracciolo del divano e arrotolò i capelli attorno alla punta della sua bacchetta – lentamente, con attenzione: era stato molto difficile recuperarli, e l'ultima cosa che voleva era dover ricominciare tutto da capo.

Immerse la bacchetta nell'ampolla di vetro, agitandola così che si bagnasse a dovere, poi ne accostò l'estremità alla tempia di Draco.

Gli tremava la mano. Era ancora in tempo per fermarsi. Poteva mettere via la pozione, spedire il libro a casa con il prossimo gufo, e poi? Covare il suo rancore in silenzio, lasciarsi consumare dalla frustrazione.

No. Aveva scelto di agire e sarebbe andato fino in fondo.

«Somnium Afficio», mormorò, e si stupì nel sentire la fermezza della propria voce, nonostante il caos che regnava nella sua testa.

Dalla punta della bacchetta si srotolò un lungo nastro d'argento, labile come fumo. Sfiorò i capelli di Draco, la cute sottostante, poi di lui non restò più alcuna traccia.

Draco si irrigidì. Serrò gli occhi, tese il collo all'indietro. Smise di respirare e Blaise strinse il braccio di Theodore con così tanta forza da strappargli un verso di dolore, ma non ci badò: tutta la sua attenzione era concentrata sul corpo disteso sul divano, immobile, come pietrificato.

Theodore strinse le labbra, recitando come un mantra le istruzioni dell'incantesimo. Le aveva seguite alla lettera. Non era possibile che avesse commesso un errore. Draco non correva alcun rischio.

Respira, pensò Theodore. Avanti, non scherzare, respira.

Come per rispondere al suo appello silenzioso, Draco lasciò andare un lungo sospiro e si rigirò sul fianco, mugugnando qualche parola senza senso.

Blaise fece una smorfia. Mollò la presa sul braccio di Theodore e si sistemò il colletto della divisa con uno strattone.

«Tutto qui?», disse con aria di sufficienza. La paura di poco prima aveva lasciato il posto a una fredda delusione.

«Cosa ti aspettavi?»

«Non saprei, qualcosa. Sei sicuro che abbia funzionato?»

Theodore lo fissò, le sopracciglia aggrottate sugli occhi azzurri. Si strinse nelle spalle. «Dobbiamo aspettare che si svegli e sperare che i sogni facciano effetto».

Blaise sospirò e alzò gli occhi al cielo. Come aveva potuto infilarsi in una situazione del genere?

Si alzò in piedi e richiuse la boccetta di Amortentia, voltando la testa così da non coglierne l'odore. Non aveva bisogno che quell'acqua sporca gli ricordasse per chi si era preso una cotta, ne era già abbastanza consapevole da solo.

«Io vado a letto», disse a Theodore. Puntò un lungo indice d'ebano contro il bicchiere di succo di zucca e pozione soporifera lasciato sul tavolino da tè. «Non dimenticare di sbarazzartene».

Theodore lo osservò allontanarsi verso i dormitori, sorridendo. Tutto era andato come aveva previsto.

Quando fu solo, avvicinò la bacchetta alle narici e inspirò a fondo ciò che restava dell'Amortentia, socchiudendo gli occhi: sentì profumo di libri, il polveroso odore di pergamena, quello dolce e inconsistente di acqua piovana e un labile sentore di colonia che gli riportò alla mente due intensi occhi chiari.

Somnium Afficio (Dramione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora