Capitolo 1

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Il panorama all'esterno continuava a cambiare e gli sembrava sempre più estraneo. Era nata e cresciuta in città, gli alberi, i boschi e le strade desolate nella natura le erano totalmente estranee e le creavano uno strano senso di inquietudine.

La macchina sobbalzava sulla strada dissestata e la musica della radio non faceva altro che aumentare la sua malinconia.

Il giorno prima aveva dovuto salutare tutti i suoi amici, c'era stata una grande festa e ne stava passando ancora le conseguenze. La festa si era tenuta a casa della sua amica Miriam, c'erano le sue amiche di sempre, i compagni di scuola, nuovi amici e soprattutto tanto alcol.

Aveva passato la notte a casa di Miriam e si ricordava vagamente i festeggiamenti, ma le era chiaro il ricordo del suo risveglio traumatico e del mal di testa dopo la sbornia.

<Odio questo trasloco> disse Lea ad alta voce continuando a guardare fuori dal finestrino.
La ragazza aveva solamente sedici anni, un corpo alto e snello, occhi marroni scuro e corti capelli biondi.

La sua intera vita era stata distrutta e spazzata via da quell'improvviso bisogno della sua famiglia di cambiare casa. Non aveva mai avuto difficoltà a stringere nuove amicizie, ma abbandonare le vecchie per crearsene di nuove non le piaceva per nulla.

<Vedrai che ti piacerà la nuova scuola e la nuova casa> a parlare fu il padre che intento a guidare cercava di dare retta anche alla figlia. L'uomo capiva il dolore di Lea ma lei era ancora troppo piccola e non poteva capire che non sempre la vita è come la si sogna.

All'insaputa dei figli, il padre e la madre di Lea avevano perso il lavoro poche settimane prima ed avevano dovuto vendere la loro casa. Anche per loro trasferirsi non era piacevole, ma non potevano fare altro, l'alternativa era finire sotto i ponti.

<Non mi piacerà. A me piaceva la mia vecchia casa e la mia vecchia scuola. La mi trovavo così bene!> ribatté Lea arrabbiata. Se solamente non si fosse impuntata e avrebbe provato a comprendere i propri genitori, si sarebbe resa conto che la sua intera famiglia non aveva alternative.

<Non urlare. Non sento la canzone se no> disse Jon, un bambino di dieci anni seduto accanto a lei, con degli auricolari.. Suo fratello minore era decisamente più in carne, basso, con occhi neri scuro e capelli altrettanti neri.

Al bambino non interessava molto del trasloco, a lui bastava la sua musica e nient'altro. Nella sua scuola precedente aveva pochi amici, per di più aveva solamente dei bulli che lo tormentavano ogni giorno. Il suo peso ed il suo aspetto, l'avevano reso vittima fin dall'inizio delle derisioni degli altri.

<Smettetela tutte e due. Questo trasloco non piace a nessuno ma ormai è iniziato. Quindi state buoni> la voce femminile della madre di Lea, mise a tacere ogni discussione. Il padre sorriso soddisfatto dell'interno della moglie, la conosceva, la amava e sapeva che alle sue parole i due figli si sarebbero calmati.

Il suo lavoro l'aveva costretto spesso a stare lontano da casa e rincasare tardi, aveva avuto sempre poco tempo per i figli, ma Emily aveva avuto un lavoro part-time. Lei li aveva cresciuti, aveva passato moltissimo tempo con loro ed aveva imparato a farsi rispettare immediatamente dai due.

Lea guardò i tre infuriata e tornò a fissare dal finestrino il panorama che lentamente stava cambiando. Le file e file di alberi e la foresta che sembrava sterminata, aveva iniziato a lasciare spazio ad enormi frammenti di erba e nient'altro, niente alberi, niente cespugli, niente di niente.

Un brivido corse lungo la schiena della ragazza e rabbrividì. Quel luogo senza illuminazioni e di notte, sarebbe stato veramente inquietante e spaventoso. Immediatamente la fervida immaginazione che l'accompagnava da quando aveva memoria, iniziò a lavorare e a mostrarli scenari mostruosi e spaventosi.

Vampiri, lupi mannari, fantasmi, mostri di ogni genere sbucare dall'oscurità ed aggredire chiunque passasse su quella vecchia, buia e dissestata strada. Immaginò le urla di paura, di terrore e di dolore.

Un leggero colpetto alla spalla risvegliò la ragazza dalle sue immaginazioni e la riportò nel mondo reale. Subito si voltò verso Jon con sguardo interrogativo.
<Siamo quasi arrivati> disse in tono neutrale.

"Nessun entusiasmo? Niente di niente nemmeno per lui" pensò Lea confusa.

Credeva che almeno il suo fratellino fosse felice di recarsi nella nuova casa, di fuggire dai suoi bulli. Dov'era finita la sua curiosità e voglia di iniziare una nuova vita?
La macchina svoltò e Lea finalmente vide la loro casa in lontananza e capì i perché del comportamento del fratellino.

La casa era ancora molto distante ma era abbastanza grande da poter essere vista da lontano ed ammirata. Lea deglutì rumorosamente e la tristezza che si era creata in lei, si tramutò velocemente in disperazione e desolazione.

La dimora era situata nella zona più desolata, lontana dagli alberi, dalla strada, dai pali dell'elettricità, lontana da tutto. Il solo fissarla da lontano le fece venire l'ennesimo brivido lungo la schiena.

"Cos'ha quella casa di strano? Cosa c'è li dentro?" furono queste domande a crearsi nella mente di Lea. Non seppe nemmeno lei il motivo ma uno strano presentimento si palesò in lei e si chiese cosa le avrebbe riservato quel luogo.

Soul takerWhere stories live. Discover now