La metro delle storie infinite

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Prendevo la metro tutti i giorni e ogni giorno c'era sempre la stessa e noiosa gente che viveva la sua vita che si incrociava con la mia per pochi istanti. Io e la mia comitiva eravamo clienti abituali del bar davanti alla metro, che ogni giorno ci sfamava dopo la scuola. Tutte le scuole vicine si riversavano nella metro, riempendo i vagoni e inquinando l'aria di ormoni adolescenziali. Tutti scendevano alla stessa fermata, ma non io. Io abitavo in un puntino lontano. Ma la cosa non mi dispiaceva, rifletteva me stesso quel puntino. Un piccolo appartamento all'ultimo piano di un palazzo strozzato da due edifici che grattavano il cielo. Salutata la mia comitiva, come ogni giorno, mi mettevo seduto nell'ultimo vagone e mi lasciavo trasportare dalla musica. C'era solo una ragazza che scendeva alla fermata prima della mia. Una ragazza che ogni volta che salutava le sue amiche si metteva a sedere davanti a me, ignorando la mia presenza, si metteva le cuffiette e fissava un punto invisibile e si perdeva. Vedevo i suoi occhi viaggiare lontano e a ogni minuto, a ogni nota, si riempivano di tristezza. Si spegnevano e si coprivano di lacrime. Quelle lacrime scendo lente sulla guancia e bagnano i pantaloni. La vedevo piangere ogni giorno. Le ho visto il vuoto nei occhi per due anni interi, e io rimanevo davanti a lei a guardare quelle lacrime senza fare niente. Mi sentivo così stupido e inutile. Ritornavo a casa pensando a quello che avrei fatto l'indomani per fermare quelle lacrime. Ma non facevo niente. Ero un fifone. Non avevo il coraggio, e mi odiavo per questo. Ma in un giorno di aprile con il sole che entrava dal finestrino e le colorava i capelli in un colore più caldo e seccava le lacrime sulla guancia, quando mancavano poche fermate e sarebbe andata via, prese il suo volto tra le mani e si chiuse nel suo buio. Non potevo più stare a guardare. Mi alzai e corsi da lei, mi inginocchiai e le presi i gomiti per toglierle le mani dal volto. Quando tolse le mani i suoi occhi erano rossi e lucidi, vedevo lo stupore, la sua debolezza e la sua rassegnazione. E con tutta la vita e la verità le dissi -Ti prego, non piangere.- le mi sorrise e mi mise una mano sul viso e mi baciò e mi innamorai. Quel bacio interminabile finii con il suono acustico delle porte automatiche, lei si allontanò da me e uscii dal vagone. Mi alzai e mi fermai davanti alle porte, lei si voltò verso di me e con un sorriso disse -Grazie- e le porte si chiusero e la metro partii lentamente, la vidi fare un passo verso di me, ma ormai la metro era partita. Mi lasciò solo il sapore di lacrime sulle labbra. Quel sapore mi seguii tutta la notte e con quei istanti che rivedevo nella mia testa. Ora capivo tanti personaggi di tanti libri. Stavo provando una cosa che non poteva essere chiusa in una parola. Mi ero innamorato della ragazza delle lacrime. 

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⏰ Last updated: Jan 30, 2016 ⏰

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La ragazza delle lacrimeWhere stories live. Discover now