0. Vieni qui.

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L'aria era pungente, il lieve vento univa quei quattro amici fuori dal locale, legando e trascinando le note di una canzone proveniente dalla radio di qualche auto. Rue fremeva per poter aspirare il fumo di un qualsiasi tipo di sigaretta e si malediceva per averle finite esattamente prima che qualsiasi tabacchino potesse essere ancora aperto, per quella sera. Fingeva miseramente d'ascoltare i suoi tre amici, mentre una più di tutti, Shyla, prevaleva sugli altri due. Rue non si spiegava perché si ostinassero a frequentarla, ma aveva la macchina ed era completamente astemia, per cui ottima spalla forte per quando la maggior parte del gruppo si ritrovava con le gambe all'aria. Bessie e Freddy erano semplicemente la parte buona del gruppo, quella per cui Rue avrebbe ceduto anche l'anima al diavolo. In quel momento era poggiata contro un muretto, il piede destro che calciava dei sassolini, il sinistro immobile, e la mente che vagava nei posti più assurdi del mondo, quelli che avrebbe voluto visitare; le veniva da ridere, perché stavano solo aspettando il resto del gruppo e non faceva altro che sperare che qualcuno avesse delle sigarette. Perché questa era Rue Beckett, un'eterna egoista senza rimpianti. Cinque minuti e vado via, continuava a ripetersi, perché, oltretutto, perdeva così velocemente la pazienza, in quelle serate, da ritrovarsi sola con troppi cocktail tra le mani, all'interno di un qualsiasi scadente locale britannico. Scappava, Rue, lo faceva sempre, perché rimanere troppo a lungo in un posto non era per lei, come non lo era rimanere per troppo tempo legata ad una persona. Era giovane, libera e intraprendente, per pensare a qualcosa del genere. Non le piaceva dipendere da qualcuno che non fosse lei stessa, alla fine non poteva resistere solo senza la nicotina, ma quello era un altro paio di maniche. Rue pensava fosse semplicemente un ragionamento logico, e non le interessava se agli occhi degli altri potesse sembrare errato o frivolo. Era la sua vita e nessuno poteva permettersi di giudicarla, lei non lo faceva.

«Sento puzza di festa di merda.» I pezzi mancanti del gruppo si erano uniti al restante, così da formare un cerchio, includendo Rue, che si estraniava così tante volte, che non riusciva a capire come facesse a sentirsi comunque parte del gruppo. Louis era esattamente davanti a lei, i capelli scuri alla meno peggio e una felpa troppo colorata direttamente dal mercatino delle pulci su Chalk Farm, che avevano comprato insieme. Aveva un'espressione disinvolta in viso e due occhiaie da far invidia a chi non dormiva da mesi. Rue non poté fare a meno di paragonare Louis a Freddy, così fresco e pulito, e pensare che fosse, invece, così simile a Theo, un nuovo acquisto di quel gruppo malandato e distrutto dalle ferite evidenti anche a chi non li conosceva direttamente. Rue li squadrò uno ad uno, come faceva ogni volta, il suo sguardo penetrante e accusatorio finì sui particolari dei suoi amici dannati, persi. Alcuni li osservava di più, come accadde quando i suoi occhi si posarono sul belloccio di turno, capelli rossi, insignificante, perché chi parlava troppo senza fermarsi mai a riflettere, lo era, per Rue. «Non guardarmi troppo, altrimenti mi sciupi.» Si ostinava a biascicare quando incontrava lo sguardo freddo e distaccato della ragazza, che non lasciava via di scampo proprio a nessuno. Ed Harry rideva, perché è sempre stato uno attento alle situazioni, a quello che lo circondava, e non voleva perdersi proprio nulla della vita, per poi riportarlo su carta. Bessie era gelosa, perché quella bella risata, Harry, la riservava solo agli atteggiamenti scostanti di Rue, e Bessie non era affatto come la sua migliore amica, non aveva il suo caratteraccio e i suoi occhi scuri, che parevano, allo stesso tempo, freddi, glaciali. Forse per questo sembrava interessare ad Harry: se Rue non era un enigma in carne ed ossa, allora questi non erano mai esistiti.

Le labbra carnose di Harry tenevano ferma una sigaretta a metà, quando a Rue venne in mente di sfilarla lentamente da esse, portandola alle sue, di labbra, tinte di un colore fin troppo forte, come la sua personalità. Il ragazzo non osò lasciare uscire una parola dalla sua bocca, mentre osservava l'enigma che non riusciva a risolvere prendere vita con della semplice nicotina, di cui entrambi sembravano dipendenti. Harry afferrò il pacchetto, l'ultima sigaretta per dividere il silenzio che circondava solo lui e Rue, insieme alle nuvole di fumo che il vento trasportava nella stessa direzione, quando una richiesta improvvisa da Bessie, accostata ad un sorriso smagliante, distrusse tutti i pensieri che si stavano accatastando nella mente di Harry. Le porse il pacchetto, l'ultima sigaretta in balia di quella ragazza dal cuore in frantumi per colpa sua e Rue che, intanto, aveva già capito ogni cosa, continuava a fumare imperterrita, come se ciò non la riguardasse minimamente. Louis sapeva, eppure pensava che Rue avrebbe potuto fregarli tutti, se solo l' avesse voluto.

La musica era un costante rumore obbrobrioso, che poteva essere paragonato al baccano che faceva la madre di Freddy al mattino, con l'aspirapolvere impugnata nella mano sinistra e la colazione per suo figlio nella destra. L'aveva pensato ad alta voce, Freddy, e l'intero gruppo non smetteva di ridere, perché, troppo sincero, non si rendeva mai conto di quando era meglio tenere le cose per sé. Rue lo considerava un'anima pura, una di quelle che, se solo fosse esistito, avrebbe avuto un posto d'onore in paradiso. Ed era proprio per questo, che tirò Freddy in un abbraccio veloce, quasi per rassicurarlo, proteggerlo, perché le è sempre sembrato troppo debole per affrontare determinate situazioni. Magari Rue si sbagliava, e Freddy glielo avrebbe dimostrato, in altre occasioni. «Ora andiamo a bere.» Gli aveva detto, piano, trascinando involontariamente la maggiorparte del gruppo, alzandosi dagli sgabelli in ferro battuto accostati attorno al loro tavolo. Erano rimaste solo Bessie e Shyla in compagnia di Theo, le uniche a non aver capito che faceva il galante solo perché voleva portarsele entrambe a letto. «Una vodka lemon e un angelo azzurro, grazie.» In realtà, aveva deciso Rue per entrambi, ma Freddy, ormai, non ci faceva nemmeno più caso. Era divertente vederla spremersi le meningi per non sbagliare, per riuscire sempre a sorprendere chi la circondava, perché era la cosa che più odiava al mondo, non riuscire nel suo intento. Rue era fatta così ed erano tutti, o quasi, convinti che non sarebbe mai cambiata. Harry, invece, non la pensava così; credeva di conoscere abbastanza Rue, per poter affermare che una come lei cambiasse costantemente, per le mille e più sfaccettature che si ritrovava ad assumere, lui credeva involontariamente.

In quel momento, evitava spudoratamente le attenzioni del barista, che di lì a poco Rue avrebbe mandato al diavolo su due piedi, senza nessun problema. Rue Beckett si faceva notare, mostrava a chiunque, senza malizia, quanto interessante e stupefacente fosse. E tutti non facevano a meno di accorgersene. «Si può fumare qui dentro?» Louis aveva posto una domanda generale, perché, appena terminato il suo cocktail da quattro sterline, aveva cominciato ad annoiarsi così tanto, da sentire mancare l'aria. Rue, senza pensarci due volte, mise un braccio attorno alle spalle strette di Louis, poco più alto di lei, mentre un sorriso sornione non abbandonava il suo volto asciutto dal colorito spento. Louis non si oppose, nessun insulto o imprecazione ad alta voce, da sovrastare la musica orrida, quella volta rise e si lasciò andare. Era pur sempre Rue, e nessuno avrebbe opposto resistenza. «Solo se offri una sigaretta a questa brava ragazza!»

Si, lo so, avevo detto che, al momento, non avrei più pubblicato storie oltre quella che ho in corso, ma le vacanze mi hanno sempre dato così tanta ispirazione, che è venuto tutto molto spontaneo. La maggior parte dei personaggi descritti in questo capitolo è ispirata a persone reali, esattamente come le vicende che, spero, sarete qui a leggere e commentare. Ultima cosa, molto spesso inserirò delle canzoni nei media, ma ciò non vuol dire che voi dobbiate per forza ascoltare quelle durante la lettura. Inserisco quella che ho ascoltato durante la stesura del capitolo, solitamente, perciò, magari, spesso non ci sarà nessuna affinità tra capitolo e canzone. Ultima cosa, ma non per importanza, voglio ringraziare slutindie (phoebite) per la magnifica cover, che rimane bravissima!

Spero, comunque, che non vi abbia annoiati.

Un bacio, Elettra. xx


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