Cos'è il Natale?

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"Mannaggia le mutande a pois di Merlino! Scorp, spegni quella dannatissima lagna!" fu l'urlo belluino che riecheggiò tra le piccole mura dell'appartamento londinese, sovrastando di qualche ottava la leggera melodia natalizia che colorava l'aria, quasi ne fosse una caratteristica.

Rose aveva smesso di scatto di digitare qualcosa su quello che aveva tutta l'aria di essere un marchingegno babbano molto strano, ed ora, con le mani tra i capelli fulvi, ammonticchiati disordinatamente sul capo con un elastico sbrindellato di un senape acceso, stava sbuffando pesantemente.

Nonostante l'impegno della ragazza nel rendere un velo minaccioso nella gentile richiesta, la musica continuò imperterrita a suonare allegramente, quasi fastidiosamente spensierata. Rose ebbe la netta impressione che il suo compagno stesse tentando di porre fine alla propria vita, quindi, altruista come al solito, scese bruscamente dalla sedia, senza scordare di assestare un calcio a quest'ultima, lasciando il suo studio alla volta del salotto.

"Non mi hai sentito o cosa?" sbottò indignata, le braccia tese lungo il corpo longilineo, quasi tremanti dalla rabbia, come d'altronde il resto dell'esile corpicino avvolto in un posato tailleur bordeaux.

Scorpius, avvolto dal suo miglior pigiama pesante, ai piedi un pantofole bianche raffiguranti ciò che sarebbero potuti sembrare un paio di furetti , bacchetta in mano, apparentemente impegnato a far levitare palline colorate fino sulla cima di un enorme abete, si girò a guardarla, un sopracciglio inarcato nella tipica espressione di chi proprio non vede l'ora di partecipare ad una zuffa. "O cosa", rispose solamente, per poi, con assoluta nonchalance tornare al suo lavoro, appendendo con un semplice movimento del polso, un elfo zompettante su uno dei rami più alti.

Rose trasse un profondo respiro, portando la mano destra al capo, stancamente, quasi le pesasse. "Scorpius, per favore, ho un sacco di lavoro incompiuto, mi distrae questa roba, non ho tempo per giochini infantili. Non abbiamo più quindici anni, sai che ho grandi responsabilità e..." aveva iniziato a borbottare atona, come se stesse spiegando qualcosa di estremamente difficile ad un bambino molto piccolo, interrotta subito dal ragazzo, che a quanto pare, aveva seguito il filo logico con smorfie decisamente poco adatte ad un ventottenne.

"Bla, bla, bla.. mi sembra di aver sentito già questa cosa.. ma potrei sbagliarmi.." buttò giù pensoso, volgendo nuovamente lo sguardo sulla ragazza. "...no, dovrei aver ragione. Penso di averlo sentito qualcosa come..". Ancora una volta si fermò, stuzzicandosi il collo alto come intento a fare calcoli matematici. "..ottomila volte da quando ci siamo trasferiti", concluse quindi, secco, i lineamenti del viso, quasi costantemente rilassati o tirati in un bel sorriso, si corrucciarono.

La rossa sbuffò. "Ma ti senti? È tutto un gioco per te? No, Merlino! Io sto lavorando e tu stai appendendo delle stupidissime cianfrusaglie colorate s'un albero! Ma hai anche lontanamente idea di cosa sia una priorità?". Aveva portato ormai entrambe le mani ai fianchi e, senza accorgersene, si era avvicinata maggiormente al compagno. Era furiosa. Ma che gli saltava in testa? Sapeva perfettamente che quella era la sua ultima opportunità per un contratto con la casa editrice! Sapeva quanto la revisione del libro fosse importante ed ancora di più sapeva quanto fosse difficile portarla a termine dopo ciascun turno al Ministero!

Scorpius socchiuse entrambi gli occhi, portò la bacchetta lungo il fianchi, facendo così cadere una pallina gialla a terra, non potendo impedire che si frantumasse in mille pezzi. Poi, con estrema calma, girò sul posto, incatenando il proprio sguardo con quello di Rose. "La carriera, certo, lo so quant'è importante per te. Credimi, fin troppo bene". Ripose nella tasca del pigiama la bacchetta e la superò, entrando nella piccola cucina di mogano. "So che ti sta facendo impazzire, so che per stare con te mi serve darti una fascia oraria di tempo, come se ti dovessi costringere a stare con me; so che sono diventato un impegno sull'agenda, che la nostra famiglia, i sogni che avevamo, stanno andando a puttane uno dopo l'altro; che fra poco dovrò venirti a trovare a lavoro per poterti vedere; che non facciamo l'amore da un anno e mi manchi Rose, mi manchi davvero. È la vigilia di Natale, dovremmo andare a pattinare sul ghiaccio insieme, oppure passeggiare a Diagon Alley, tra le vetrine decorate ed i bambini che scorrazzano ed urlano come pazzi. Ecco, quali sono le mie priorità! Sei tu la mia priorità, dannazione! Quanto ti ci vorrà a capirlo?". Nel pronunciare ciascuna parola, il ragazzo aveva progressivamente alzato la voce, ritrovandosi ben presto ad urlare a pieni polmoni come mai aveva fatto in vita sua, da persona calma e posata qual'era. Era poggiato al piano cottura, le dava le spalle, ma probabilmente era maglio così, poiché Rose sapeva che non ce l'avrebbero fatta, durante una discussione come quella, a mantenere il contatto visivo.

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