Capitolo 1

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Pov Liam

Non ero un tipo che amava molto il fracasso, ma lì, in quel aeroporto, mi ritrovai costretto a stringere i denti, almeno fino a quando i miei bagagli non fossero stati rilasciati, permettendomi così di evadere da quel posto che in vita mia avevo frequentato solo due o tre volte massimo.
Erano circa le 09:30, eppure quella sola ora di viaggio era stata in grado di sfinirmi, di farmi sentire stanco come se avessi scalato un'intera montagna in una delle tempeste peggiori.
Non mi sentivo pronto psicologicamente ad affrontare e ritornare soprattutto a quella che era sempre stata la mia vera e propria quotidianità. Tutto di questa città mi angosciava, ed il motivo principale che tempo addietro mi spinse ad andarmene mi balenò nella mente, aprendomi una profonda voragine nello stomaco che speravo di aver dimenticato del tutto, o almeno di saper gestire come avevo imparato col passare dei mesi.
Mi trascinai quella fastidiosissima e pesante valigia fino al bordo del marciapiede perfettamente asfaltato sotto ai miei piedi, sollevando un braccio quanto bastava per poter attirare l'attenzione dell'unico taxi disponibile di quella mattinata frenetica, troppo movimentata.

-Regents Street, per favore.-

Ordinai cordialmente al tassista, subito dopo aver preso posto sui sedili posteriori di quel veicolo dall'odore asfissiante, causato dalle troppe sigarette fumate con una frequenza tale da rivoltarti lo stomaco al solo pensiero.
La vita a Londra era sempre la stessa: gente con innumerevoli buste della spesa anche alle prime ore del giorno, ricchi lussuriosi che potevano permettersi un'intera collezione di Gucci, e un traffico che rendeva le strade di quella città insopportabile, da farti venire voglia di sbraitare contro innocenti passanti.

-Merda, che casino.-

Mugugnai impaziente, pregando di arrivare a casa il più presto possibile solo per potermi disfare di quegli abiti appiccicosi che nelle ultime ore erano diventate come una seconda pelle per il mio corpo. 

-Benvenuto a Londra.- 


Borbottò l'uomo di mezza età alla guida, mandandomi uno sguardo furtivo attraverso lo specchietto retrovisore che riuscì a cogliere appena in tempo per assumere un'espressione indecifrabile, che era un misto tra confusione e divertimento.
Ero mancato solo un paio di mesi, è vero, ma non pensavo di apparire agli occhi altrui come un semplice turista..il ché ai miei occhi apparve un'idea piuttosto bizzarra, dato il mio forte accento londinese.

-Oh no, ci sono abituato..d'altronde Londra è la mia città natale.-

-Mi scusi signore, pensavo fosse un turista, data la sua, chiamiamola, impazienza.-

-Sono tornato in città circa un'ora fa, mi ero quasi dimenticato della vita che si conduce qui.-

-Oh beh, non si è perso molto..staccare la spina fa sempre bene, lo dico sempre.-

Dopo quelle sue 'sagge' parole decisi di non ribattere, d'altronde non gli si poteva dare torto, e poi avevo anche bisogno di un po' di silenzio per riflettere.
La mia vita in questa città era sempre stata un casino, e se me ne ero andato era perché il mio limite di sopportazione non era più stabile come una volta. Troppi triangoli amorosi, troppi dolori, troppi litigi e troppi cuori infranti mi avevano fatto gettare la spugna.
Ero come rinato, dentro di me mi sentivo diverso, ma non potevo non ammettere a me stesso che la paura di ricaderci era molto più forte del mio cambiamento in sé per sé. D'altronde vivevamo tutti in una stessa città, ed anche se grande, avevo sempre la gran fortuna di incontrare puntualmente gente da me indesiderata.
Quei miei stessi pensieri vennero interrotti dalla vibrazione intrapresa dal mio cellulare, che recuperai dalla tasca anteriore dei jeans con una certa difficoltà, data la mia scarsa lucidità mentale del momento.
Dovrei smetterla di pensare troppo, ripetei tra me e me prima di premere il pulsante verde della chiamata senza controllare il nome sul display.

●Impossible● || LirryWhere stories live. Discover now