Capitolo 2

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Toby faceva delle facce buffissime facendomi ridere. Erano le nove, ora di andare a letto. Ci posizionammo nei nostri letti.
«Buona notte Toby»
«Amy?»
«Si?»
«Che ti ha chiesto Fabian?» mi morsi il labbro inferiore, girandomi verso Toby
«E a te che interessa? Comunque mi ha chiesto di andare con lui al cinema» lo sguardo di Toby si riempì di tristezza.
«Che hai?»
«Niente, buona notte» si girò dal lato opposto al mio e si mise a dormire.
Era tardi, non era ancora sorto il giorno. Decisi di andare a prendermi un bicchiere di acqua.
Controllai che Toby stesse dormendo e mi avviai in cucina. Era buia e abbastanza e inquietante, pazzesco, una ragazza di 14 anni che ha paura del buio
Una mano mi si poggiò sulla spalla e un'altra mi tappò la bocca
«Shhh, sono Toby...Non ti ho trovata e mi sono preoccupato» i battiti del mio cuore cominciarono a rallentare, cercavo di respirare regolarmente.
«Maledizione Toby...Cosa ti é passato in mente?!» anche nel buio della notte riuscivo a vedere le guance paonazze di Toby. Il respiro tornò regolare e aprii la porta del frigo
«Come mai ti sei preoccupato?» lui si portò una mano dietro al collo, massagiandoselo nervosamente
«C'é un uomo senza volto che mi perseguita»
«Sarà frutto della tua immaginazione Toby, non esistono uomini del genere!»
«Sarà...» gli presi una mano e mi diressi all'entrata. Afferrai il cappotto di mia madre e Toby prese uno vecchio e polveroso di mio padre, sparito alla mia nascita, e lo trascinai silenziosamente fuori. Lo tirai fino al fortino dietro casa mia, ci arrampicammo fino alla piattaforma più alta. La vista era mozzafiato: si poteva vedere tutto il quartiere e parte del bosco, indicai a Toby un punto nel cielo. Quella notte, le stelle erano molto luminose, non le avevo mai viste brillare così.
«Amy...Rientriamo, ti prego» Toby tremava di paura, cercai il punto in cui guardava e vidi un uomo col volto completamente bianco.
«Oh cazzo» ci calammo con la fune ed entrammo in casa, cercai il vecchio fucile da caccia di mio padre, ma mi accorsi che il massimo con cui difendermi era un coltello di plastica per la plastilina.
«Toby, calmati, andrà tutto bene» lo dissi per tranquillizzare più me che lui.
«Amy...Ho paura»
«Meno male che l'uomo qui sei tu» dissi tirandoli un leggero pugno sul braccio. Strisciai accanto alla finestra e sbirciai fuori: l'uomo era sparito. Mi accasciai a terra seguita da Toby.
«Dobbiamo fare una ricerca e tentare di scoprire chi é quello» dissi alzandomi in piedi. Guardai il grande orologio a pendolo sulle scale:4:56.
Accesi il computer e Toby si sedette accanto a me sul letto. Digitai molte volte la descrizione dell'uomo...Ne usciva sempre lo stesso risultato: Slenderman...
La storia di Slenderman.
Credo che la conosciate tutti ma vi faccio riassuntino... Lo slenderman é un uomo che perse il figlio in un incendio e rimase sfigurato, da qui il viso bianco ecc, che cerca suo figlio e per questo che rapisce i bambini.
Ora mi chiedo: cosa vuole da Toby? Se lo avesse voluto rapire lo avrebbe fatto subito, invece Toby era lì,sul mio letto, perseguitato da un essere mostruoso.
«Quindi?» mi chiese avvolgendomi una coperta intorno alle spalle
«E quindi niente, nessuno che abbia mai visto quel coso é mai sopravvissuto» lo stavo spaventando a morte, ma era giusto che sapesse. Quella mattina non andai a scuola e mia madre non disse niente, eravamo nei nostri letti a parlare. Ci vollero almeno 20 secondi per addormentarmi.
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«Sveglia Amalia!» era la voce di mia madre che mi chiamava, probabilmente per il pranzo. Guardai l'orologio che segnava le 11:02, Toby non era più nel letto
«Oh, porco...» scesi di corsa le scale inciampando.
«Mamma dov'è Toby??»
«A casa sua» corsi in corridoio e mi infilai il cappotto di mia madre e corsi per strada in ciabatte. Bussai alla porta molto nervosa, come era potuto andarsene con una cosa del genere che lo insegue?
«Amalia, é successo qualcosa?» chiese Lyra, la sorella di Toby, visibilmente preoccupata
«Toby é a casa?» saltellavo da un piede all'altro
«É in camera sua, ma non sono sicura che voglia visite» disse spostandosi per farmi entrare. Guardai in cucina per salutare la mamma di Toby che si stava medicando un occhio. Doveva essere passato il padre. Salii la lunga rampa di scale che portava al piano superiore, la porta blu di Toby risaltava sulle pareti bianche. Bussai ma nessuno rispose.
«Toby...Sono io, Amalia, posso entrare?» nella stanza si sentivano cose che si rompevano e passi rumorosi.
«Toby? Dai! Mi stai facendo preoccupare!» la porta si aprì ed entrai appena. Toby era sul letto, il sangue gli usciva dal naso, aveva un occhio nero e dormiva, con le lacrime agli occhi. Sulla scrivania vi era un foglio con un cerchio e una x.

Ciao Doppia T ||Ticcy Toby||Where stories live. Discover now