Critica al comportamento

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Se dovessi con una sola parola descrivere la generale tendenza comportamentale, adopererei: MARCIO. Il mondo e la gente che, sfortunatamente, lo abita non è più capace di instaurare quel naturale rapporto che sia la base di una serena convivenza civile. Ci tengo a precisare che questo non vuole intendere che debba esistere una società all'interno della quale ogni elemento sia in armonia con tutti gli altri e, più ampiamente, con "il tutto". In primo luogo questa sarebbe un'utopia irrealizzabile per la stessa natura del cosmo, basata sul contrasto e sulla disarmonia più che sul fondamento di una base unica. La serenità è, per definizione a mio parere, quella condizione di accettazione delle norme naturali e sociali che implica però un certo attivismo nei confronti della personale realizzazione. Lascio alla speculazione filosofica il discorso in merito alla ricerca della felicità, per il quale il mio pensiero concorda quasi per intero con quello del pessimismo cosmico leopardiano. La critica che oggi muovo è allo schema sociale più adottato, che tende a mascherare le reali inclinazioni in vista di una "convivenza" apparentemente armonica delle parti, comunemente definito: ipocrisia.
L' essere umano è pozzo d'odio, di cattivi sentimenti e di tensioni agonistiche nei confronti di esemplari della stessa specie, come può ovviamente rappresentare anche propulsioni del tutto positive e legate al discorso dell'affetto e dell'amore. Impossibile è ritrovare un gruppo, scelto od obbligato, dove i comuni sentimenti siano tutti favorevoli a una delle parti di cui sopra. Con ciò intendo ribadire la necessità nella vita umana, già abbastanza segnata dalla Natura, di un sereno percorso di costruzione di rapporti, basato su un'accettazione di limiti imposti e non. Inutile ai fini dell'esistenza è la convivenza "felice" autoforzata con individui del tutto contrari ad un eventuale canone di piacere del singolo. Non si annullino i legami interpersonali e affettivi, che sono in verità alla base della società ordinata; si perdano invece quelli falsi, e le illusioni di coesione che non fanno altro che addurre ulteriore nebbia agli occhi di un cieco.
Siano adoperati tali valori sia per chi è conscio di vivere nella società Ipocrisia, sia per chi non possiede tale veduta d'insieme. Nel primo caso infatti, una mente sensibile non sopporta il prolungarsi di un tale artifizio volto al male dei gruppi o degli individui più deboli; nel secondo caso si ci troverà a convenire, in base all'esperienza, che soggetti incapaci di discernere legami reali da legami fittizi, sia di molto svantaggiato nella ricerca di una condizione di serenità, diritto inalienabile della precaria condizione umana.

Sabbia al vento: pensieriWhere stories live. Discover now