My soul

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La paura viveva in me. Mi dominava.

Dopo anni lo ammetto, ho paura. E sembra una barzelletta.

Io, Clarisse Lestrange, la figlia di Bellatrix.

Odio mia madre, sono felice della sua morte.

Nessuno sa di me perché si vergognava di avere avuto una figlia con qualcuno che non fosse Voldemort e mi lascio per strada. Venni cresciuta da una famiglia di contadini.

A dieci anni guardai così intensamente un topo nel capanno che prese fuoco. Si lamentava squittendo e correndo qua e là. Scoppiai a ridere in una maniera esagerata e mi accorsi che, più ridevo, più il topo bruciava più rapidamente e il fuoco divenne di un colore quasi viola prugna.

Sapevo che non poteva essere una cosa normale.

Andai al fiume e osservai intensamente un piccolo rigoletto d'acqua. Dopo una settimana si prosciugò, rapidamente davanti ai miei occhi. Pioveva.

Capii che ero io.

Mamma mi prese per pazza.

Un giorno Hugo Coleman mi vide e mi spiegò tutto. Aveva tredici anni e stava per iniziare il suo terzo anno a Hogwarts.

Parlò con la mia famiglia e stranamente li convinse ed ebbi il permesso senza troppe scene sconvolte di andare a frequentare la scuola. Anni dopo mi confidò che aveva usato la maledizione Imperio.

Il cappello parlante mi smistò nei serpeverde nel momento esatto in cui sfiorò la mia testa, ironico.

Amai da impazzire quella scuola. Tutte la materie. Era la mia vera natura anche se non sapevo se ero mezzosangue, purosangue, chi erano i miei genitori, la loro casa. Ma non mi importava. Non c'erano e non dovevo pensare a loro. Li odiavo.

Finché un giorno, a storia della magia, studiammo la grande battaglia di Hogwarts.

Mi affascinava così tanto: una battaglia avvenuta nel posto che più amavo, la mia casa.

Andai in biblioteca e lessi il più possibile sull'argomento. Anche nel reparto proibito.

E mi scoprii.

Vidi una foto della famosissima e terribile Bellatrix Lestrange ed era identica a me, solo che un po' più magra e trasandata dai lunghi anni di prigionia ad Azkaban.

Continuai ad odiarla, ma contemporaneamente ero fiera di essere sua figlia e mi motivò a seguire le sue orme.

Io e Hugo diventammo una squadra.

Eravamo un duetto perfetto.

Dopo la scuola affinammo la nostra tattica. Avada Kedavra, Imperio, Crucio e Oblivion diventarono le parole più in voga nel nostro vocabolario.

Ma Hugo un giorno si stufò di me e trovò il modo per sbarazzarsene.

Intrappolò i suoi ricordi in una boccetta - ovviamente quelli dove lui non faceva granché - sostenne di essere sotto la maledizione Imperio e mi denunciò.

E finii così. In una cella ad aspettare lo spettro della mia vita, immagino.

E in anticipo, lo sentii arrivare. La mia paura si intensificò alla massima potenza.

La stanza divenne fredda. Gelida.

Il mio corpo si trasformò in un involucro fatto e pieno di dolore, sofferenza e pene.

Stava arrivando.

Non sono mai stata brava a sopportarlo.

I miei occhi si riempirono di lacrime e iniziai ad urlare.

Provavo tutto il dolore che avevo inflitto a tutte le persone uccise o torturate fino alla morte, ma raddoppiato per sette.

La porta si aprì di scatto e una figura incappucciata entrò.

Ogni millimetro che si riduceva tra noi, ero più consapevole della mia fine.

Stava succedendo.

"Se mi capisci, voglio avvisarti che non sono pentita di quello che ho fatto e non ho paura di te"

Parlare era difficile, ma il mio orgoglio era più forte.

Mi voltai e lo fissai nell'ombra in cui immagino ci dovrebbe essere la faccia e aspettai.

Il dissennatore era a un passo da me e lentamente si tolse il cappuccio.

Era Hugo, cioè no. Era la ragione per cui in quel momento stavo soffrendo, nel mio caso il dissennatore prese forma di Hugo - sì, queste creature hanno qualcosa in comune con i mollicci.

Sentii una parte di me scaldarsi.

Il viso del mio ex compagno era così armonioso. Bello come lo ricordavo.

Ma, allo stesso tempo, non potevo permettere di essere ancora rovinata da lui.

Così presi la mia decisione e non mi feci mettere i piedi in testa.

Feci quel passo e lo baciai io.

Si dice che il primo bacio è un turbine di emozioni. Per me è stato indubbiamente così.

Ora sono anch'io un dissennatore senz'anima, ma ricordo la mia storia ed è proprio questa insieme al mio coraggio e alla mia voglia di infliggere dolore a mantenermi - se così si può definire - viva.

Storia di un dissennatore - Harry Potter One Shot (hp os)Where stories live. Discover now