~Prologo~

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«No, non farlo Chantal, ti prego».

Ma ormai i giochi erano fatti, Chantal aveva imbrogliato, aveva giocato sporco, ipnotizzando l'umano per costringerlo a fidarsi di lei.

«Noooo!», sua madre Elsa gridava disperata. Ma cosa aveva fatto di così grave la piccola bambina?

Aveva soltanto dieci anni, era alle prime armi, si occupava da poco degli umani.

«Bene, bene», sibilò Trisha fra i denti. Nonostante avesse ancora undici anni, era già una Warrior crudele. «Theodore sarà contento di sapere cos'ha combinato la sua adorata Saver. Una di loro».

E, difatti, Theodore venne a conoscenza della colpa di Chantal, la bambina fu esiliata per tre anni dal castello dei Savers, non poté studiare lì, nè frequentare i suoi compagnetti, nè intraprendere il suo ruolo di Angelo.

Fu tenuta lontana dagli umani per ben tre, lunghi, anni.

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«Perché si arrabbiarono così tanto, mamma? Cosa feci di male?», domandò la bambina, ormai diventata un giovane Angelo dalla bellezza di una dea.

Sua madre le stava raccogliendo i capelli in due magnifiche trecce, bionde come l'oro.

«Tesoro, te l'ho già spiegato, non si può».

«È un nostro potere, perché non possiamo utilizzarlo?».

«È vietato Chantal, lo sai».

«Spiegamelo allora, mamma, non tenermi lontana e all'oscuro di tutto!», Chantal era prossima ai tredici anni, fra non molto sarebbe tornata al Castello e voleva sapere tutto. Quel mistero non le andava più bene.

«D'accordo, meriti anche tu una spiegazione. Savers e Warriors sono due razze in conflitto da anni, ma hanno deciso di instaurare una pace, una pace necessaria. Ciò non toglie che loro continuino a competere per la fiducia degli umani, è un circolo che va avanti da sempre».

«Questo lo so già, mamma», sospirò lei, intrecciando le mani l'una nell'altra.

«Giusto. Quello che non sai...», spiegò Elsa pazientemente, sedendosi accanto a Chantal e portandole una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio «...è che noi Savers abbiamo in circolo il sangue rosso, quello puro. Mentre i Warriors il sangue nero, impuro. Loro sono la razza del male, noi quella del bene», semplificò.

«Noi siamo anche la razza che fa di tutta l'erba un fascio», lei era sempre stata sveglia, già all'età di cinque anni sapeva leggere e scrivere meglio di chiunque altro.

«Chantal!», la ammonì sua madre «Non è così! Noi siamo realisti. Hai presente lo Yin Yang? Noi siamo la parte bianca, i Warriors la parte nera. Ed essendo la parte del bene, dentro di noi c'è un unico puntino nero: il male. Questo male si propaga nel nostro corpo, come sangue nero. E chi infrange le regole, contiene del sangue nero. Ed è per questo che viene isolato dal castello, come te bambina mia. Adesso sei purificata».

Che discorso bizzarro, la ragazzina non poteva credere alle parole della donna.

«Quindi io ho del sangue nero soltanto perché ho infranto una regola stupidissima, utilizzando per una volta i miei poteri?».

«Tu hai infranto la regola perché hai utilizzato un tuo potere nel momento della scelta. È vietato utilizzare i propri poteri quando un umano deve scegliere di chi fidarsi. Semplicemente non si può, è sbagliato. Loro ti vedono come una minaccia, adesso».

«Loro chi?».

«Gli altri Savers», rispose, come se fosse un concetto elementare e scontato.

«E sarei una minaccia soltanto perché volevo impedire ad un ragazzo di buttarsi da un burrone, tre anni fa? Non capite che l'ho fatto perché era necessario?», domandò Chantal, ancora ferma sulle sue idee.

Era testarda e lo era tanto.

«L'hai fatto sbagliando, tesoro. Dovevi convincerlo con le parole, non con l'ipnosi. Quella è roba per i Warriors, la feccia della nostra comunità».

Quasi urlò. «Cosa c'è di male nell'avere un po' di sangue nero in circolazione? Perché dovrei essere una minaccia?», perché non riusciva proprio a comprenderlo?

«Perché il sangue nero è dei Warriors e loro sono la minaccia», spiegò di nuovo Elsa, pazientemente. L'avrebbe potuto ribadire milioni di volte, ma Chantal non avrebbe mai capito.

Non perché fosse tarda di mente o non riuscisse a capire quel tipo di cose, lei era anche troppo sveglia.

Chantal non voleva capire. Non le sembrava giusto ciò che i Savers predicavano. Le loro regole? Lei non le condivideva. Non si sentiva nemmeno una di loro, eppure era nata come una Saver.

«Sai mamma...», cominciò di nuovo la ragazzina «Quando avevo dieci anni ho incontrato Dylan, un Warrior. Ho parlato con lui».

Allora non sapeva quanto, quel Diavolo, avrebbe in futuro influito sulla sua vita, sulle sue idee, sulle sue scelte.

«Cosa ti ha detto quell'impostore?», lo apostrofò la donna, quasi disgustata.

«Che il male si trova in tutti noi, come il sangue nero, ma siamo noi a decidere come impiegarlo.
Mi ha detto che non è sbagliato utilizzare i nostri poteri, quando serve. Che il male, non è sempre un errore. Ed io gli ho creduto. Non possiamo dare per scontato che sia tutto sbagliato, sai? Trasgredire le regole, a volte, è necessario. Non siamo spinti dal male, ma dalla nostra parte oscura. Ognuno di noi ne ha una, anche Theodore. Anche tu, mamma».

«No, mia cara. Non è così. O sei nero o sei bianco. O sei il male o sei il bene. Devi scegliere», le accarezzò una guancia, con un mezzo sorriso di compassione dipinto sul viso.

E il suo tono di voce non ammetteva obiezioni.

Dark AngelWhere stories live. Discover now