Capitolo 1

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Dopo secoli di sanguinose guerre tra i due regni che avevano portato carestia e sofferenza, spegnendo migliaia e migliaia di vite tra soldati e civili, i re di Meadow e Lennar decisero di porre fine al conflitto una volta per tutte: avrebbero organizzato un torneo a cui avrebbero partecipato i migliori cavalieri di entrambi i regni.

Vincitore della guerra sarebbe stato colui a cui apparteneva il soldato sopravvissuto al torneo, che venne organizzato sulla linea di confine in posizione neutrale, al centro di un avvallamento circondato da una boscaglia di abeti. Dopo numerosi giorni di stallo in attesa che venisse costruita l'arena in cui i due eserciti si guardavano in cagnesco pronti a scatenare una rissa alla prima occasione, finalmente arrivó il gran momento. Una marea di persone assiepava gli spalti in legno montati in fretta e furia, tifando per i propri eroi. Era stato creato un enorme spazio circolare con due aperture opposte da cui far entrare i cavalieri, e all'esterno si potevano intravedere le numerose tende degli accampamenti dove alloggiavano.
Inoltre, utilizzando i tronchi del bosco circostante, erano state costruite delle specie di scuderie dove custodire i cavalli, essendo il torneo pensato solo per combattenti a piedi. Si vedeva molta gente correre indaffarata qua e là, portando pezzi di armature e armi.

Tuttavia, si notava immediatamente che quelli seduti sugli spalti erano nobili e individui di alto rango: i loro vestiti, nonostante fossero meno opulenti del solito a causa della mancanza di denaro, colpivano comunque per la loro eleganza, e i loro corpi curati dalla pelle candida non potevano certo appartenere a dei contadini.

Dal canto loro, questi ultimi desideravano solo un po' di pace dopo tutto quel dolore. Avevano dovuto sopportare la fame, rialzarsi dalla polvere dopo gli attacchi dei soldati mercenari nemici che razziavano ogni villaggio che incontravano sulla loro strada, vedersi portare via le figlie per essere vendute come prostitute o schiave al miglior offerente. A loro non interessava chi avrebbe vinto, l'importante era che quel lungo periodo buio terminasse.

Gli aristocratici invece, rinchiusi nei loro possenti castelli al sicuro da ogni minaccia, non avevano certo sofferto così tanto e cercavano di ingraziarsi il re tifando con grinta per i suoi cavalieri, sperando di poterne ricevere in cambio dei vantaggi.

Tanto le gradinate in legno erano rozze e traballanti, quanto i troni creati su misura per i sovrani ostentavano sfarzosità con le loro gemme luccicanti, le elaborate rifiniture in oro e morbido velluto a ricoprire i cuscini. Sarebbe bastata una sola di quelle pietre a far vivere agiatamente per un anno una famiglia di povera gente, ma come sempre i più potenti preferivano tenere ogni ricchezza per sé.

L'enorme spiazzo circolare dell'arena era in piena battuta di sole, e il calore si sollevava visibilmente dal terreno pietroso, creando uno strano effetto ottico che faceva sembrare tutto più sfocato, quasi fosse un miraggio. Stendardi colorati sventolavano numerosi a intervalli regolari con una parvenza di allegria in quell'atmosfera così tesa.

I due re siedevano su degli spalti rialzati ai lati opposti dell'arena osservando assorti i loro cavalieri pronti a sacrificarsi per il bene del proprio regno, il volto nascosto sotto elmi eleganti e le armi in pugno. Era stato deciso che ogni duello sarebbe stato all'ultimo sangue, cosicché alla fine di quel torneo nessuno avrebbe potuto tentare un ulteriore attacco a tradimento. Le loro elaborate armature brillavano sotto i raggi solari, tanto quasi da accecare chi li guardava.

All'avvicinarsi del mezzogiorno, il primo gruppo di combattenti si mise al centro, e qualcuno si preparó alla battaglia facendo dei finti affondi. Quando infine le campane di una chiesa nelle vicinanze rintoccarono dodici volte, i due re si alzarono dai loro troni, sollevarono la mano destra che stringeva un fazzoletto con i colori dei propri stemmi - un falco verde in campo rosso per il regno di Meadow e un lupo nero in campo argento e blu per quello di Lennar - e li lasciarono cadere, proclamando in sincrono con voce austera:<<Venga dato inizio al torneo dei due regni!>>

Inizialmente la lotta sembrava a favore dell'esercito del re di Meadow, che scrutava il terreno con un lieve sorriso sulle labbra che addolciva il suo viso dai tratti affilati. Nonostante avesse un aspetto che poteva incutere timore era molto amato e rispettato dai suoi sudditi, perché in tutti quegli anni aveva fatto il possibile per proteggerli.

Tuttavia, durante il penultimo scontro comparve tra le righe del regno di Lennar un enorme cavaliere, dotato di un'armatura molto più elaborata di quella degli altri e con una spada a due mani che pareva brillare di una luce propria, oscura e sinistra. L'impugnatura era lavorata a forma di dragone, le cui ali facevano da elsa, e la lama era di un tetro colore rosso sangue, quasi servisse da monito per gli avversari. Ma quello che più sconcertava era la punta, seghettata in maniera irregolare e pronta a lacerare la carne senza pietà.

Reghan, re di Meadow, alzó lo sguardo verso il suo contendente, che osservava compiaciuto il suo agghiacciante mercenario chinarsi verso di lui in segno di saluto. Gli occhi grigio polvere da predatore di re Mantor e quelli nero ebano di Reghan si incrociarono, lanciandosi silenziose minacce. Al contrario di quest'ultimo, si capiva fin da subito che Mantor era un uomo senza alcuna pietà: lo dimostravano l'espressione dura del viso, la voce fredda, persino le sue movenze. Era salito al trono uccidendo il suo stesso padre, ed era pronto anche a fare di peggio pur di rimanere al comando.

Da quel momento in poi fu la carneficina più totale. Il nuovo cavaliere, subito denominato dagli atterriti spettatori come "Il Sanguinario", sterminava senza pietà chiunque entrasse nel raggio della sua spada micidiale, staccandogli di netto la testa o con un affondo diretto al cuore, i cui brandelli in alcuni casi rimanevano attaccati al filo seghettato della lama.

<<Talya, torna al nostro alloggio ora.>> sussurró Reghan alla figlia, temendo che quell'orrore potesse causarle degli incubi o dei malori. Tuttavia ella scosse il capo, mentenendo lo sguardo fisso sulla lotta in corso nonostante le sue guance fossero diventate pallide come un cencio.

<<Non é il momento di essere deboli padre, non ora che il nostro regno si trova in così grave pericolo>> gli rispose seria, osservando i cavalieri che venivano spazzati via uno dopo l'altro. Il Sanguinario era inarrestabile, falcidiava senza esitazione persino i suoi stessi compagni, ma né lui né Mantor sembravano farci caso.

Lentamente il sole si riabbassó all'orizzonte, fino a quando arrivó la sera a interrompere i combattimenti. Ad entrambe le parti erano rimaste solo una manciata di uomini, ma la situazione era tutt'altro che equilibrata: fino a quando il Sanguinario fosse rimasto in campo, non c'era speranza per il regno di Meadow.

Re Reghan, insieme a Talya e alle loro guardie, si ritiró afflitto all'alloggio che i suoi servitori avevano predisposto per lui e la figlia, una casa appartenente ad un aristocratico che si trovava a pochi minuti di cavalcata dall'arena. Nonostante venisse utilizzata solamente nel periodo di caccia per permettere al nobile e ai suoi compagni di ristorarsi e riposare, non vi mancava nulla. Inoltre, dopo aver saputo che il re stesso con la figlia avrebbe alloggiato lì, tutti i servi si erano prodigati per renderla ancora più confortevole e consona a persone del loro lignaggio.

Cavalcarono nel più assoluto silenzio, ben consapevoli di quello che sarebbe successo il giorno successivo, ma evitando di pronunciare quelle parole ad alta voce come se così si fosse potuto evitare il peggio.

Quando Talya si recó nella camera del padre, situata dall'altra parte della casa, lo trovó seduto su una sedia di velluto accanto alla finestra che si teneva la testa tra le mani, alla disperata ricerca di una soluzione.

Courage and SacrificeWhere stories live. Discover now