Capitolo due- Ricordi

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2.

Il telefono continua a squillare e quell'incompetente della mia segretaria sembra sparita chissà dove. Un moto di rabbia percorre il mio corpo, costringendomi ad alzarmi e camminare a passo svelto e deciso lungo il corridoio della mia azienda. Oggi é un brutto giorno per scegliere di farmi arrabbiare
:-Gloria!-Urlo fiondandomi nella sala relax riservata ai miei impiegati. La ragazza è seduta con un caffè tra le mani e subito si alza in piedi non appena avverte la mia presenza :-No, tranquilla, non scomodarti. Sei licenziata. Libera la tua postazione-i suoi occhi si riempiono di lacrime,cosa che, se possibile, mi fa infuriare ancora di più :-Devo ripeterlo di nuovo? Fuori di qui.- Dico con voce fredda e distaccata. Mi allontano da quella scena patetica e torno nel mio ufficio, passandomi una mano tra i folti capelli castani, la testa mi sta esplodendo :-EVA!- Urlo, prendendo la mia borsa nera dal bordo della scrivania. La giovane dai capelli rossi fa il suo ingresso nel mio ufficio, leggermente spaventata
:-Devo uscire, sostituiscimi tu- indosso una giacchetta leggera e stringo i miei capelli in uno chignon
:-La ringrazio, per me è un grande onore, non la deluderò..- Non resto nemmeno ad ascoltarla, chiudo la porta alle mie spalle, percorrendo i corridoi e raggiungendo la lunga scalinata che mi porta all'ingresso. Saluto alcuni miei colleghi con un cenno del capo e mi fiondo fuori, entrando nella Lamborghini gialla guidata dal mio personale autista
:-Dove la porto signorina Graymarck?- Mi siedo nel posto del passeggero e appoggio la testa contro il finestrino
:-Da Lukkas- Martin annuisce facendo partire il motore con un rombo assordante. New York scorre davanti ai miei occhi, facendomi meravigliare ancora per la sua bellezza. In pochi minuti raggiungiamo al fifty avenue, scendo davanti ad un hotel, percorrendo il resto della strada a piedi. Ci sono numerose persone che camminano lungo i marciapiedi, l'odore di cibo dei venditori ambulanti è così forte da far venire fame, mentre nell'aria aleggiano i suoni dei clacson, delle sirene e il brusio delle incessanti chiacchiere. Svolto in una via secondaria raggiungendo una grande palazzo di vetro, alla sua destra c'è un piccolo ristorante che cucina piatti tipici dell'Alabama. Ha l'aspetto antico, fuori luogo in mezzo a tanta modernità ma, al tempo stesso, riesce ad affascinare per la sua stranezza. L'edificio è basso, forse al massimo due piani, quello dove è situato il ristorante e quello dove invece alloggiano i proprietari. Tutto è ricoperto da piante arrampicanti, tranne un insegna di legno con la scritta " Graymarck's". Apro la porta di vetro e entro nel locale, è caldo e accogliente, molto spazioso, con alcuni specchi e decorazioni, i muri ricoperti da quadri di campagna e foto di persone famose che hanno mangiato qui. Sorrido dolcemente e raggiungo la cassa, dove un'uomo di mezza età, alto circa un metro e novantacinque, biondo, occhi azzurri e pelle olivastra, sta facendo alcuni calcoli per le spese del locale :-Allora, zio Jon, sono invisibile per te?- L'uomo alza gli occhi e sorride con dolcezza, lasciando i soldi sparsi sul bancone per venire ad abbracciarmi con una stretta forte e vigorosa :-Principessa, sarà una vita che non vieni a farmi visita!- Accarezzo i suoi capelli scompigliati, sentendomi a casa,il suo odore, è lo stesso del locale, fresco, pulito, dal leggero retrogusto di menta :-Il mio fratellino dove l'hai messo?- Jon sorride e indica qualcosa dietro di me :-Lily!- Un tornado dai lunghi capelli castani mi raggiunge, stringendomi forte :-Lukkas, fratellino mio- Ricambio l'abbraccio, baciando la sua testa :-Sei venuta- Sussurra, con le lacrime agli occhi. Ha 18 anni ma mi sembra ieri che gattonava lungo i corridoi della villa dove abitavamo noi e la mamma. La mamma. Chiudo gli occhi e stringo il corpo caldo della persona che più amo al mondo, mentre mi sfugge una piccola e calda lacrima. Oggi è per tutti noi un giorno bruttissimo. L'anniversario di morte di mio padre :-Hai già mangiato? Vuoi che ti prepariamo qualcosa?- Scuoto la testa sorridendo a mio zio :-Non preoccuparti per me-
Mi sento meglio,il mio cuore a pezzi sembra fare meno male quando sto accanto alla mia famiglia. Riprende a battere,poco, ma si può avvertire il leggero pulsare. Sono sempre così fredda, cattiva, manipolatrice, che a volte mi pare strano riuscire ad amare così profondamente i miei zii, i nonni e la peste diciottenne che è mio fratello.
Scoppio a piangere ricordando il dolore che ho provato alla morte di mia madre. Papà se n'era andato da otto anni, quando anche lei se ne andò. I nonni dicono che Rose e Domian si amavano così tanto da non riuscire a vivere l'uno senza l'altro. Ma io non so se credergli.
I fatti sono maledettamente chiari.
Entrambi ora non sono qui.






JEREMY HALL

Jeremy fissa con freddezza la donna davanti a se, ha il corpo pieno di leggeri lividi causati dalle sue frustate, eppure non si sente ne fiero ne appagato. Ha scelto una donna a caso tra le tante ma non é lei, la ragazza che da giorni infesta i suoi sogni più oscuri. Tira un'altro colpo con il frustino ma nulla, nessuna scarica, nessun sentimento.
Non è lei.
Lily Graymarck.
:-Padrone, la prego, si calmi, le chiedo perdono se ho fatto qualcosa di sbagliato- La ragazza, finalmente ha aperto bocca. Fissa Jeremy con gli occhi verdi carichi di lacrime ed ha un espressione sofferente, vorrebbe davvero compiacerlo, ma il suo viso mostra chiari segni di cedimento.
Ha la pelle completamente piena di lividi e un leggero tremore la scuote dalle mani fino alla punta dei piedi. È quasi tenera, una distrazione fugace per quello che davvero Jeremy desidera.
Quella maledetta smorfiosa. Lily.
Un altra frustata gli sfugge poco dopo, la ragazza urla di nuovo, tra le lacrime. Ma é un passatempo noioso, quel corpo nudo e scarno non é affatto eccitante, non ha nulla di seducente, non vi sono curve, né una cascata di capelli corvini che avrebbe voluto afferrare e tirare a sé :-Vestiti e vattene, sono stanco di questo giochino- La giovane osserva l'uomo con gli occhi addolorati, supplicanti :-Ma mi ha cercato lei padrone, se ha bisogno o vuole parlare io sono qua, voglio aiutarla quando ha bisogno, voglio poter.. - Jeremy la interrompe subito e la bacia  leggermente sulla fronte :-Sei una brava ragazza, ma non sei ciò che voglio. Lo sai bene. Ti ho chiamato per scoparti ma non riesco nemmeno a farlo, non ha senso che resti qua. Abbiamo chiarito le cose fin dall'inizio. E ora, ti prego, lasciami solo-
Jeremy si volta subito di spalle, aspettando che la ragazza si decida ad uscire dalla sua villa. Gli dispiace essere stato così cattivo, non lo era mai stato fino a questo punto, ma odia a morte il fatto che nonostante tutto, nella sua testa, abbia un solo pensiero.
Lily.

Oscura e letaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora