Capitolo 1.

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BEATRICE'S POV

Biip.

Lo smartphone vibra nel bel mezzo della lezione, segno che mi è arrivata una notifica di Twitter.
Prendo il telefono da sotto il banco e, senza farmi vedere dalla professoressa di chimica, che sa interrogando Carlo e Serena alla lavagna, sblocco lo schermo.

"@albericoyes: Buongiorno ragazze! Vi amo tantissimo!"

Era Alberico. Sorrido pensando a quanto è dolce. Come al solito, appena leggo le sue parole inizio a sentire uno strano formicolio nello stomaco. Il fatto è che ogni volta che lui scrive qualcosa su Twitter io mi sento davvero felice, proprio cone se l'avesse scritto soltanto a me. Retwitto e aggiungo ai preferiti il tweet, per poi bloccare il display e riprendere a seguire la lezione. O almeno, ci provo.
Pochi secondi e lo smartphone vibra di nuovo. Sullo schermo vedo la fotografia di un negozio di fiori: un mucchio di rose rosse, piante sempreverdi e un gigantesco mazzo allegri girasoli, con davanti Alberico che indossa una felpa gialla e fa una linguaccia.

"@albericoyes: Ma quando finisce l'inverno? Io non vedo l'ora che sia primavera!"

Questa volta decido di rispondere. Ci penso un po' su, prima di mettermi a digitare velocemente, di nascosto da sotto al banco, un messaggio per lui.

@httpalberico: @Albericoyes voglio quel fiore giallo in primo piano! No, non il girasole... tu! :)

Alzo gli occhi verso la cattedra e, mentre Serena spiega la composizione chimica dell'acqua, non so perché mi scappa un sorriso. In quel momento la professoressa ha la bella idea di interrogare anche anche una terza persona. E mi chiama alla lavagna

**

-Beatrice, muoviti! Perderemo la metro!- mi una contro una voce.
Lei è Chiara, Chiar o Chiars, a seconda dei casi, ed è la mia migliore amica. L'ho vista comparire dal nulla davanti al cancello di scuola, e ora mi tira per un braccio e mi trascina via con sé, senza nemmeno lasciarmi il tempo di salutare i compagni con cui stavo parlando. Abbiamo la stessa età e siamo nella stessa classe. E insomma, con lei va così, tutti i giorni. Ormai la scena di Chiara che mi tira per le strade è diventata una specie di rito quotidiano.
-Dio, quanto scocci. Non c'è fretta!- le rispondi sbuffando, mentre lei si ostina a trascinarmi lungo il viale.
Sui marciapiedi si affollano i tavolini dei bar dove stanno pranzando gli impiegati in pausa pranzo, come in ogni altra via del centro di Milano. I loro piatti succulenti mi ricordano che già ho molta fame, e che la strada per arrivare a casa è ancora lunga.
-Si che c'è fretta, invece- risponde Chiara. -Non voglio pranzare alle tre perché, per colpa tua, abbiamo perso la prima metro. Quindi, o ti muovi, i ti prendo a pugni- conclude velocizzando il passo.
Scendiamo le scale del sottopassaggio  e correndo a perdifiato facciamo giusto in tempo  infilarci nel vagone: un attimo dopo le porte si richiudono alle nostre spalle. Bingo! E poi...
Ecco una cosa che odio. La metropolitana dopo la scuola. È praticamente un inferno. Ogni giorno, all'una e mezza, si riempie di ragazzi che tornano a casa. È terribile trovarsi lì, schiacciata tra zaini stracolmi di libri e corpi sudati, e poi la puzza è insopportabile.
Dopo quaranta minuti di questa tornitura, finalmente sono a casa. Io e la mia famiglia abitiamo in una strada tranquilla, con le case a due piani e alberi altissimi lungo il viale. Certe volte qui non sembra nemmeno di trovarsi in città.
Entro e butto lo zaino a terra mentre mi richiudo la porta alle spalle. C'è un profumino di sugo e qualcosa di più gustoso, che non riesco a identificare.
-Mamma, papà, sono tornata!- urlo, prima di salire velocemente le scale fino al piano di sopra, per correre in bagno a lavarmi le mani.
Poco dopo scendo giù, entro in cucina e mi siedo al solito posto.
-Ciao, tesoro. Com'è andata a scuola?- dice mia madre, mente porta i piatti a tavola. Poi si mette a gridare al resto della famiglia di darsi una mossa, altrimenti la pasta si raffredda e diventa immangiabile.
-Nulla di che- rispondo con noncuranza, scollando leggermente le spalle mentre mi verso un bicchiere d'acqua.
Mia madre, a quelle parole, ridacchia e scuote la testa. Devo forse raccontarle del quattro in chimica? No di certo!
Sto ancora fingendo che questa mattina non sia successo proprio niente di importante, quando in cucina e entrano anche -che oggi si è preso un giorno di ferie- e il mio fratellino Lorenzo, che ha tre anni.
Ho anche un altro fratello, Giovanni, di vent'anni, ma lui è in Molise dalla sua ragazza. Hanno una relazione a distanza, e non so davvero come facciano. Voglio dire, cosa c'è di peggio di non poter vedere tutti i giorni la persona che ami? È una cosa che io non potrei mai sopportare.
Dopo pranzo, decido di iniziare subito a fare i compiti. Ho appena aperto il libro di inglese, quando il mio smartphone vibra sulla scrivania.
Allungo il braccio, lo sblocco e vedo, ancora una volta, una notifica Twitter.

"@albericoyes : Che ne dite di un bel follow spree? Dai!"

Per un momento rimango come paralizza a fissare lo schermo del telefono, fino a quando capisco che, se voglio che Alberico si accorga di me, devo darmi una svegliata.
Presa dal panico inizio a scrivere una serie lunghissima di tweet, tutti in grassetto, praticamente supplicandolo di seguirmi.
Ma nulla, sempre la stessa storia: più scrivo, più le mie speranze diminuiscono.
Smetto di insistere, tanto è del tutto inutile, e passo in rassegna la lista following del suo profilo.
Ma quante persone ha iniziato a seguire? Noto che tutte le persone seguite hanno nick come @grazie Alberico, @oh mio dio Albe!, @GRAZIE ALBE ILY. Che fortunate. Piccole lacrime di frustrazione mi rigano le guance. Sembra quasi che lui lo faccia apposta. Possibile che abbia iniziato a seguire tutte tranne me?
Decido di non prendermela né di intristirmi. Riapro i libri di inglese, anche se ho ancora gli occhi lucidi, e finisco di fare questi maledetti esercizi.

**

Sono sdraiata sul mio letto, e ormai sono le dieci di sera. Evito di aprire Twitter. Sarebbe davvero troppo straziante vedere tutte quelle ragazze felici per aver ottenuto ciò che desideravano... e che desidero anche io.
Metto lo smartphone in ricarica e lo poso suo comodino accanto al letto; poi mi infilo sotto le coperte. Chiudo gli occhi ho e respiro a fondo.
Devo assolutamente dimenticare questa giornata di merda, penso.
Ma i miei pensieri vengono interrotti dalla vibrazione del mio telefono.
Allungo svogliatamente il braccio e lo prendo, sbloccando lo schermo e notando l'icona di una nuova notifica. Una notifica di twitter.

@Albericoyes HA INIZIATO A SEGUIRTI

Hello people!
Sono qui con la mia prima storia dedicata ad Albe, spero vi piaccia!

Questa è la prima fanfiction su Alberico in questo modo, buona lettura!

-Eliana.

In Love || Alberico De Giglio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora