3. stravaganza

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A quelle parole la ragazza si irrigidì e iniziò a tremare come una foglia. Cosa volevano da lei? Dopotutto era una ragazza innocente, pulsione oscura a parte. Un brivido freddo, seguito dal sudore sulla fronte, si fece strada sulla schiena della povera Arwen la quale venne travolta dal dubbio più totale. Ricalcolò ogni minima azione compiuta con minuzia, scorgendo i minimi dettagli ma, del resto, se passava la maggior parte del tempo in quel bugigattolo che chiamava casa, come poteva aver commesso un crimine?

«Merda» bofonchiò prima di pulire con uno straccio la pozza di sangue e custodire la lettera in un posto sicuro di modo che nessuno la vedesse.

Era tarda notte e le cicale frinivano. Un senso aleatorio di tranquillità la pervase nel momento in cui si fiondò sul letto senza neanche curarsi di indossare la camicia da notte che Gale le aveva riposto sul letto. Cercò di addormentarsi ma non ci riuscì, la mente era pervasa da troppi pensieri, il senso di pace che emanava l'ambiente era già andato via.

Per la prima volta nella vita si sentiva davvero in pericolo.

Si rigirò più e più volte nel letto, sicuramente molto più comodo di quello di cui disponeva, ma il fatto che il materasso fosse confortevole non fu abbastanza per farla cadere tra le braccia di Morfeo. Era spaventata, terrorizzata a morte.

Quella volta temeva davvero per la sua vita. Nonostante la preoccupazione, però, la stanchezza prese il sopravvento su di lei, facendola cadere in un sonno profondo quanto tormentato.

La mattina seguente si svegliò con calma per i primi dieci secondi, accarezzata da un raggio di sole timido che trapelò dalle tende della finestra. Gli uccelli cinguettavano allegri preannunciando l'inizio di una nuova giornata. Si mise subito in piedi, controllando la stanza quasi come se volesse scannerizzarla: quel senso odioso di paura la aveva accalappiata di nuovo.

Arwen non sopportava essere debole, una preda. Era abituata a cavarsela da sola, in tutto e per tutto.

Si mise in piedi, dopo di che controllò allo specchio la sua immagine. I capelli corvini erano arruffati, le occhiaie ben visibili ma non le importò più di tanto. Scese le scale fino ad arrivare alla sala bagno dove la aspettava una grande tinozza ricolma di acqua calda e saponi. Ringraziò mentalmente Gale per essere stato così prodigo e gentile, sicuramente era una persona di buon cuore.

Rimosse i vestiti sudici e rimase esposta al suo stesso cospetto, la pelle pallida brillava alla luce. Si immerse nella tinozza godendosi la sensazione rigenerante e confortevole che l'acqua calda le donava. Il profumo inebriante di lavanda si fece strada nelle narici.

Si lavò con cura, prima di indossare dei vestiti più consoni: un'armatura nera e argentata dall'aspetto opulento e maestoso. Arwen si domandò per un attimo come un mago potesse avere delle armature da guerriero così maestose mentre si recava nella sala principale dove Gale la stava aspettando per la colazione.

«Vedo che ti sei ripresa alla grande» le sorrise teneramente.

«Immagino di sì» rispose Arwen con un mezzo sorriso sulle labbra, intenta ad annientare la fetta di crostata ai mirtilli nel piatto. Lo ringraziò ancora, dopo di che, finita la ricca colazione, in confronto ai suoi soliti pasti, si recò all'uscita della struttura assaporando l'aria mattutina fresca e frizzante.

Si addentrò ancora una volta per le strade di Baldur's Gate. Il profumo dei fiori appena raccolti e pane fresco le pervase le narici.

Camminò fino ad entrare in un negozio di vestiti situato vicino al vecchio Castello di Lord Enver Gortash, uno dei tre eletti dell'Assoluta, sconfitto dagli eroi della città, i cui nomi erano ancora sconosciuti.

Una volta entrata nel negozio, un odore di acqua di colonia alla menta le pizzicò il naso piacevolmente. Salutò educatamente la proprietaria del negozio, Keressa, una giovane tiefling dai capelli corvini e la pelle bluastra, probabilmente una seguace di Mefistofele.

Fece un giro per il negozio, adocchiando quanti più abiti potè. Aveva bisogno di rinnovare l'armadio al più presto dato che la maggior parte dei suoi vestiti era lacerata dal tempo. Gale le aveva dato qualche moneta d'oro, segno, ancora, della sua gentilezza.

Un vestito nero dalle maniche a sbuffo e il corpetto in pizzo attirò la sua attenzione. Era così delicato eppure provocante, un po' come Arwen stessa. Lo prese e si infilò nel primo camerino libero ma, d'altronde erano appena le otto del mattino e non vi erano molti clienti al negozio.

Una volta indossato, andò allo specchio situato al centro del negozio. Mentre si specchiava, notò una figura familiare a fissarla. Due rubini stavano squadrando il suo corpo atletico seppur morbido.

«Che piacere rivederti, darling» esordì Astarion, aggiustandosi il completo nero ricamato dallo scollo a V vorticoso che lasciava scoperti parte dei suoi pettorali e addominali scolpiti.

«Non pensavo ti avrei più incontrato» rispose Arwen, guardandolo dritto negli occhi,

«A dire il vero, questo è un posto per noi signorotti a giudicare dalla merce costosa»

La ragazza rise leggermente alla sua battuta sottile anche se la ragione le impose di andarci piano con lui. Sembrava solamente un approfittatore, del resto, glielo si poteva leggere negli occhi.

«Si da il caso che io abbia racimolato un po' di soldi» rispose arditamente Arwen.

«Lo sai quanto costa quel semplice delizioso vestito, vero?» disse con un velo di seduzione sul volto.

«Non mi importano i soldi»

«Beh, invece dovrebbero, il mondo è governato dal denaro»

«Sei solo un materialista, non è così?» gli domandò retoricamente, storcendo il naso.

«Non ho mai detto di non esserlo, sono solo uno spietato bastardo che pensa solo ai soldi e a divertirsi» disse, avvicinandosi di poco a lei, il giusto per farla sentire in soggezione.

Arwen sentì le guance andare a fuoco, nonostante si fosse imposta di non farlo.

«Comunque, quel vestito ti dona» esordì di punto in bianco, cogliendo la ragazza di sorpresa. Si era già fatta una mezza idea su Astarion: un uomo stravagante, pomposo e superbo ma di certo non aveva calcolato che fosse così sfacciato. Si sbagliava.

Non rispose, anzi, si voltò per raggiungere Keressa, e comprare il vestito quando Astarion, prontamente, poggiò il denaro sul bancone di legno prima che Arwen potesse. Entrambi uscirono dal negozio, con la luce del sole che vegliava su di loro.

«Posso sapere quali sono le tue intenzioni con me?» esordì la ragazza dai capelli neri come la pece.

«Gentilezza, darling, pura e disinteressata gentilezza» rispose con nonchalance.

«Non mi sembri affatto il tipo. Tu sei uno che sfrutta le persone per i propri scopi, ci scommetto tutto quello che ho»

Astarion si finse dispiaciuto per un momento, dopo di che quel fastidioso sorrisetto con aria di sfida fece la sua ricomparsa sul suo volto pallido.

«Se proprio vuoi scoprirlo, vieni al mio palazzo stasera»

Arwen sgranò gli occhi. Quali erano esattamente le intenzioni dell'uomo che aveva di fronte?

BEHIND BLUE EYES - astarion Where stories live. Discover now