Capitolo 1

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WHAT IF I'M DOWN?
WHAT IF I'M OUT?

Le pareti lilla sono un biglietto di benvenuto ogni volta che varco la porta di camera mia. La mattina mi gridano buongiorno, la notte sussurrano la buonanotte al mio corpo assonnato.
Un grande letto a baldacchino si staglia sulla parete di destra. Il legno nero è intarsiato con serpenti snodati, i loro occhi luccicano per via delle ametiste incastonate. Quegli occhi, così simili ai miei, sono lo specchio dei miei sogni infranti. Le lenzuola di seta bianca luccicano baciate dai raggi di sole del primo pomeriggio. L'aria fresca mi avvolge, procurandomi brividi di piacere e facendo svolazzare le tende lilla con delle lune argento disegnate su esse.
La parete opposta è coperta da una libreria enorme, dello stesso colore della doga del letto. Mi piace leggere. Al centro di essa uno specchio nasconde alle sue spalle la mia cabina armadio.
Ho anche una scrivania, usurata e variopinta dai colori ad olio che utilizzo per i miei quadri. Il pennello scorre sulla tela bianca, mentre le emozioni cullano il cuore per guidare la mia mano tremante. Dipingere è da sempre la mia finestra aperta sul mondo. Da essa posso scorgere tutte le sfaccettature delle persone e catturarne le loro emozioni per i miei progetti.
Indosso un grembiule troppo grande per il mio corpo minuto, i capelli neri costantemente legati in una crocchia disordinata. Gli occhiali pesano sulle guance imporporate.
La mia mamma biologica mi ha chiamata Amethyst per via dei miei occhi viola. Due gemme sempre sognanti che nascondono tanto amore. Vorrei innamorarmi, provare un sentimento così forte per qualcuno. Vorrei vivere l'amore di una mamma e un papà, ma non sono stata troppo fortunata. Ho ventiquattro anni, ma le domande che frullano nel mio cervello sono le stesse da sempre. Purtroppo, Jemma, la mia tutrice, è sempre stata vaga e circoscritta nell'accontentarmi con delle risposte. Non sono mai stata adottata, ma semplicemente affidata a questa famiglia già numerosa in partenza. Con me vivono altri tre ragazzi, che sono come fratelli. Zaafhir è la sorella minore, colei che considero la mia migliore amica e con la quale condivido ogni attimo della mia vita. Spesse volte ho provato ad abbracciarla, ma non ama troppo il contatto, nemmeno con i suoi fratelli biologici.
È una ragazza forte, con un'anima luminosa e armoniosa. Gli animali sono la sua priorità, infatti lavora come veterinaria presso la clinica London Veterinary Clinic a Londra.
Diamond è il fratello maggiore. Dannatamente orgoglioso e sapientone, spesse volte il suo modo di fare mi innervosisce. Ha seguito le orme del padre diventando un avvocato rinomato del cuore di Londra. Ritengo che sia troppo ambizioso, se ha un obbiettivo non vede altro oltre a quello.
Infine c'è Malaki. La mattina lavora al suo bar in centro Picadilly, Stonemotion. Il pomeriggio si sfoga nella palestra interrata di Villa Ishi. È un ragazzo pieno di rabbia, schivo e calcolatore. Quando mi guarda, mi fissa, infondendomi serenità con quelle iridi verde malachite. Fra noi c'è più un rapporto di convivenza che fraterno, ma dettagli.
Viviamo tutti a Villa Ishi, un luogo che porta ancora il cognome della bisnonna che l'ha costruita. Jemma è devota a questa casa sfarzosa e con tutti i comfort possibili. Ci dice sempre che l'anima Ishi alimenta ancora il cuore di questa villa, noi ne siamo le vene pulsanti che la rendono viva.
Oggi, miracolosamente, a Londra non piove. Il vento della primavera trasporta il polline e le nuvole scorrono come in un Timelapse nel cielo. Noi viviamo in un quartiere Ealing Broadway, facilmente collegato con il cuore pulsante di Londra grazie alla metro. Ormai la prendo ogni giorno, mi piace camminare per le strade della città e incontrare gli artisti che esprimono i loro talenti con disinvoltura.
Un tonfo sordo annuncia l'arrivo del Sig. Hill a casa, Zaafhir si affretta nella mia camera.
"Posso?" I suoi occhi blu mi guardano intimoriti. Ci leggo una preghiera inespressa, un dolore dilaniante che le lacera l'anima.
"Certo," mormoro, intingo il pennello nel blu e traccio delle linee spesse sulla tela. Vorrei assorbire il terrore della mia amica così che possa stare meglio.
Zaafhir, silenziosa come sempre, si siede accanto a me sulla sedia girevole e ammira il mio dipinto in corso d'opera.
"È davvero bello."
"Oni in salotto, beve." Malaki si affaccia alla porta della mia camera. I suoi occhi verde bosco sono più scuri e agitati, carichi di rabbia. Mi trafiggono il cuore, rubando un pezzetto microscopico del mio dolore. Zaafhir sussulta a quelle parole.
Ho imparato che oni significa orco in giapponese, chiamano così loro padre perchè molesta costantemente Zaafhir, ma so che anche i due fratelli ne risentono. È un torturatore di anime fatto e finito, proprio come un orco: indomabile e inappagabile. Il dolore che vive fra queste pareti è grande, solo le nostre energie positive potranno annientarlo.

SPAZIO AUTRICE
Ehii, eccomi con un nuovo capitolo!
Ho pubblicato anche su Instagram,
se ti va passa a dare un'occhiata:

https://www.instagram.com/p/C6DzBNVsBPA/?igsh=OXI1bzZuOHhqajFo

Cosa ne pensate di questa nuova storia?❤️
Baciii, Alice

Anime di vetroWhere stories live. Discover now